Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 8 aprile 2009

Ad Occhi Chiusi di Gianrico Carofiglio

L'incontro di stasera avremmo dovuto farlo una settimana fa, il primo aprile, ma Angelo prontamente, un paio di giorni prima, aveva fatto notare che il primo aprile giocava la nazionale e....'o si è puntuali, Vita, o si deve rimandare'. È stato un pesce d'aprile, Ragazzi! L'incontro non è per il primo ma per mercoledì otto. Salvatore, un nuovo lettore, mi manda a dire che ha trascorso una intera domenica per finire in tempo e non può vedersi rimandato un incontro così 'importante' per un incontro Italia - Irlanda dove tra l'altro l'Italia ha pareggiato...pfffiuuuu! Chi l'avrebbe detto a Salvatore se avesse perso! Però, dai! L'otto è sempre un bel numero, l'infinito, e il primo d'aprile un po' beffardo lo era così eccoci qua stasera. Sono emozionata perché ci saranno due nuovi itineranti: Salvatore appunto ed Enrico. Solitamente la gran parte di noi si ritrova in libreria ma stasera siamo solo io, Cosetta e Lorenzo. Perdonne! Cosetta non ha finito di leggere, la tengo qui dal primo pomeriggio così mentre io metto a posto libri la tengo d'occhio perché finisca. E lei è brava, legge avidamente e mi teme e se si distrae mi basta un'occhiata. Ti voglio bene, Cosetta! Lorenzo invece è carino, per impiegare il tempo mi aiuta a sistemare libri e così le 19.00 arrivano velocemente e Cosetta ha anche finito. Sono le 19.15, sono stanca oggi, anche un po' giù di morale ma per fortuna c'è l'incontro. È arrivato Enrico con la sua bici e tutti e quattro ci incamminiamo verso la sede delle  Acli. Strada facendo iniziamo già a parlare del libro. Cosetta e Lorenzo davanti, io ed Enrico dietro. Alla sede ci aspetta Alberto come sempre, da bravo padrone di casa. Ci sono già anche Maria e Rosanna e quasi subito dopo arrivano Luisa,  Angelo e Letizia. Manca solo Salvatore per questa sera che sta tardando per un contrattempo di lavoro. Barbara è assente giustificata perché deve ritirare un attestato cui ha dedicato l'anima, mentre Katia non ci sarà per lavoro, Luigi è a Bruxelles e Titty è già via per Pasqua.  Anche Giusy non riesce ad esserci stasera. Siete tutti carini, davvero! Sono le 19.40 e iniziamo. Tutte le volte è imbarazzante trovare da dove cominciare. Tutti hanno voglia di parlare ma aspettano che le danze si aprano altrove, presso altre bocche....bene! Chi non ha mai mangiato fave e cicoria non sa cosa s'è perso, esordisco. E propongo che una bella mangiata di fave e cicoria ci starebbe benissimo a conclusione del ciclo Carofiglio. L'idea non dispiace agli astanti e fa da rompighiaccio alla discussione. I personaggi di questo libro sono tutti interessanti, chi per un verso chi per un altro. La suora laica ha suscitato curiosità in quasi tutti e ad Angelo, ma non solo a lui, ha fatto fare questa considerazione: che probabilmente spacciarsi per una suora non ingenera nel prossimo sospetti o dubbi sulla reale identità. Enrico trova la suora Claudia un personaggio molto televisivo, Maria invece molto cattiva come ce ne sono tante. Lasciamo per un attimo Claudia, la suora, di cui, tra l'altro, alcuni non avevano colto si trattasse nel corsivo e questo modo di scrivere è stato un po' criticato. Io invece li adoro i rimandi ad altre persone, le varie dislocazioni  di scrittura, non so come definirle ma, insomma, proprio quello che ha fatto Carofiglio. Parliamo un po' di Guerrieri, di cui intellettualmente credo d'essere innamorata. Si perché è un uomo abbastanza intelligente, ironico, con varie cose da 'rivedere' certo ma non si vergogna del fatto di non riuscire a farlo e soprattutto non le nasconde. A Letizia ha colpito quella frase che esprime tutto di un uomo come lui ovvero '....uno di sinistra certe cose non le dice, al massimo le pensa...'. Enrico invece è molto polemico con Guerrieri perché trova che faccia sfoggio di un certo stile o di una certa cultura che non attiene al personaggio, che non serve. Beh, certo! pensa Angelo, Carofiglio gli fa fare, dire, ascoltare quello che piace a lui, come farebbe chiunque crei un personaggio. Maria invece pensa che Guerrieri sia il personaggio a 360°, amabilissimo con la sua femminilità, con le sue divagazioni tra gli scaffali dei supermercati, sul lungomare, nella sua casa semplicemente ad ascoltare musica. Da qui parliamo del processo, del fatto che spesso gli avvocati facciano violenza psicologica sulle persone che a vario titolo si trovano invischiate in un sistema processuale. Fallato. E siamo tutti d'accordo sullo sperare di non dover mai far parte di un sistema simile dove l'impunità del carnefice sembra aleggiare come uno spauracchio incontrastato (Lorenzo) e l'unico modo per fermare questa ingiustizia, questa impotenza, è proprio la violenza. Inevitabile. È Rosanna che pronuncia una frase così forte, coraggiosa non so. Salvatore è esterrefatto, l'omicidio è eccessivo sostiene. Maria si appresta a dire che sì, è un'affermazione forte quella di Rosanna ma si tratta di un parlare emotivo, esorcizzante. Sta di fatto che tutti probabilmente potremmo essere capaci di uccidere dinanzi a un delitto di cui non si vede soluzione né s'intravede una definizione. Perché lo stalking proprio questo è alla fine, un delitto. Continuiamo con le nostre divagazioni. È ancora Rosanna a parlare. Dice che non ha capito cosa c'entri Claudia, la suora; che il problema è diventare grandi; che altro problema è accettare le proprie paure ed affrontarle; che il titolo si riferisce al fatto che la paura la affrontiamo ad occhi chiusi o ad occhi aperti? che quello che è intollerabile è il tradimento degli adulti; che questo libro l'ha delusa perché non voleva che la vittima morisse; che questa filosofia della cedevolezza è discutibile, può portare al masochismo....non so, io ora non la vedo negativa questa cosa della cedevolezza. Qualche tempo fa feci un sogno che mi sconvolse abbastanza. Sognai un ulivo secolare che ondeggiava col suo tronco molle, come fosse di gomma, quasi flaccido. Mi fece impressione, pensavo fosse un sogno negativo, l'ulivo secolare è una potenza della natura, non ondeggerà mai, tutt'al più le fronde lo faranno ma il tronco no. Ne parlai con Letizia e con un mio amico ed entrambi subito riconobbero e mi convinsero della positività del sogno, il fatto che l'ulivo comunque sarebbe rimasto ancorato alla terra con le sue radici ma si sarebbe adattato alle intemperie per vincerle. A me la filosofia della cedevolezza non dispiace. E visto che si parla di cedevolezza Lorenzo si tuffa in una strenua difesa del genere maschile con le sue fragilità....Luisa è sconvolta, non capisce come mai Lorenzo senta così forte il bisogno di sottolineare che le fragilità descritte nel libro non sono solo maschili. Certo, Lorenzo! Lo sappiamo. Ma lui continua nella sua arringa, non ne vien fuori, forse memore di un precedente incontro dove con troppa gratuità era scappato detto che gli uomini fanno violenza; cerca di dirci che tra i due delitti quello dello stalker è meno feroce rispetto alla violenza su un bambino e quasi viene sbranato dalla platea. Gli vado in soccorso dicendo che probabilmente e semplicemente Lorenzo vuol dire che il primo delitto sembra meno feroce perché attutito da una convinzione d'amore da parte del criminale...non funziona.  Enrico deve andare via ed esorta la platea a non infierire sul suo 'assistito'...Un delitto è un delitto e non esiste minore o maggiore intensità. Lorenzo insiste sulla fragilità. E Angelo: Scianatico ( lo stalker ) è proprio stronzo altro che fragile! È prepotente e crede d'essere onnipotente. Lorenzo ribatte che no, riappropriarsi di Martina ( la vittima ) è un gesto d'affetto nella sua perversione....No, no! Angelo lo dice e siamo tutti d'accordo: i due reati sono sullo stesso piano. Ci plachiamo. Facciamo il punto del libro, consideriamo il fatto che Carofiglio con anticipo abbia voluto porre l'attenzione su questo nuovo reato, nuovo solo giuridicamente. Ci soffermiamo per un attimo sulla perfezione del rapporto tra l'avvocato Guerrieri e la sua fidanzata, rapporto invidiato da tutti i presenti. Sembra creato ad arte questa relazione, nella massima libertà, nel massimo rispetto, quasi a contrastare in maniera efficace le deviazioni possessive ed ossessive dei rapporti. Ci soffermiamo poi sull'episodio del cornicione, sulle prove di coraggio che ciascuno di noi si è visto richiedere da bambino. Io personalmente la prova del cornicione l'ho fatta, ero in quinta elementare. Che pazza! Anche Lorenzo l'ha fatta. E Angelo racconta di un pallone da calcio lanciato appositamente oltre una rete dove ad attenderli c'era un pazzo col fucile. Spensierata, incosciente fino all'inverosimile, bellissima infanzia! Stiamo per congedarci, meno male che Guerrieri ha trovato il coraggio di affrontare la sua paura  perché  sennò la gran parte di noi avrebbe potuto essere molto critica con Carofiglio che già ha fatto morire la povera Martina e, forse, la poteva risparmiare. E ha trovato il coraggio affidandosi a  questa donna di cui si dice poco nel libro ma piace a tutti anche nella sua essenzialità di descrizione. Salvatore chiude con qualcosa che può sembrare banale e scontato in un rapporto, la fiducia appunto, ma forse la straordinarietà delle cose sta proprio nel loro carattere di banalità e scontatezza.  Abbiam fatto davvero tardi stasera ma era una così piacevole discussione! Decidiamo il giorno del prossimo incontro e ripeschiamo Ammaniti nelle nostre letture col suo ti prendo e ti porto via. Ci salutiamo, usciamo ma come sempre il portico antistante la sede ACLI diventa un'appendice dell'incontro appena trascorso. Si parla ancora del libro, dell'amicizia, di questa strana storia che a vent'anni si hanno amici e che verso i quaranta ormai ognuno ha i cavoli suoi per la testa e non ha spazio per le amicizie. Allora vien fuori che non sarebbe male dedicare una serata al tema dell'amicizia appunto. Sì, si potrebbe davvero fare. Siamo in cerchio, parliamo, ridiamo di gusto alle varie battute, la serata è piaciuta a tutti. Inavvertitamente il cellulare nella borsa di Letizia ha inoltrato una chiamata e una persona sente la discussione. Ascolta divertito e dice che è contento di sentirmi ridere. Si, sto bene, non ricordo quasi più quanto fossi stanca prima e malinconica. Questi incontri mi piacciono.

Ci vediamo il  20  maggio, 19.30 come sempre con la lettura di ti prendo e ti porto via di Ammaniti.