Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

martedì 26 maggio 2009

Ti Prendo e Ti Porto Via di Niccolò Ammaniti

Siamo arrivati un po' lunghi a questo appuntamento, è passato un mese e mezzo infatti dall'ultima volta e sembriamo degli studenti sfiniti a fine percorso con le varie defaillance del caso. Stasera siamo pochissimi, i migliori si suol dire quando si è pochi e non me ne vogliano gli assenti. Siamo io, Alberto, Barbara, Giusy, Letizia, Katia e Chiara, nuova arrivata. In libreria mi ha raggiunta Giusy e insieme ci siamo avviate verso la sede Acli. Come sempre durante il tragitto si parla già del libro ma non solo. Incontriamo Roberto, un nuovo – forse – itinerante, che sta parcheggiando ma fa sapere di avere un appuntamento di lavoro e ci raggiungerà. Conoscendolo, credo che potremo anche non aspettarlo. Arriviamo in sede e i pochi ci sono già tutti e questa sera non sono neanche imbarazzata per dover iniziare perché vedo che abbiamo già iniziato a parlare senza un'apertura ufficiale della discussione. Letizia infatti dopo mi dirà che non ho fatto la mia apertura. Vero. Anche se l'apertura l'avevo perché c'è stato un pezzo nel libro che mi ha fatto riflettere molto e ha dato credito a un mio pensiero ma ve lo dirò più avanti, ora vi rendiconto la nostra intima serata.  Credo che se ci fossero stati più uomini l'episodio più discusso sarebbe stato quello alle terme anche se, sto pensando, se la sarebbe giocata con un altro episodio, quello iniziale in bagno cui, sembra, da che mondo è mondo, gli uomini non abbiano mai detto di no...Comunque Alberto sostiene che Ammaniti ha sicuramente vissuto la scena termale perché è troppo reale, 'ti si para davanti, non può  non averla vissuta'. Katia invece dice che sì, ci può stare ma non dimentichiamo che uno scrittore bravo è capace di farti 'vedere' come se lui stesso avesse visto. Insomma, buon per lui se ha vissuto un episodio simile sebbene alquanto  squallido per una parte ma sono punti di vista. Certo è che in coro noi donne ci siamo unite a Chiara nel rifiuto di un probabile invito di Ammaniti a passarsi una serata alle terme! Graziano Biglia è piaciuto a tutti e Giusy l'ha spesso 'reclamato' durante la lettura quando qualche personaggio era in difficoltà visto com'era stato bravo col piccolo Pietro. La maschera da scimmione ci ha fatto sorridere ma ci siam chiesti perché, se proprio Mimmo doveva indossare una maschera, non una bella maschera? Quante perversioni! Non mi pare solo strategia per un buon risultato. O sono trasgressioni? È mai possibile che per fare l'amore ci si debba inventare chissà che? Ma anche qui sono punti di vista. Divaghiamo un po'. L'amicizia tra Gloria e Pietro ci da lo spunto per parlare appunto di questo sentimento complesso forse più dell'amore, anche di difficile definizione. Chi sono gli amici? Come si riconoscono? Alberto dice che gli amici sono quelle persone con cui hai diviso un letto, hai condiviso tutto. Letizia dice che lei, forse, non ha mai condiviso del tutto e allora non ha amici? Eppoi: spesso capita di trascinarsi delle amicizie solo perché sono quelle di vecchia data nelle quali, essendo trascorso il tempo ed essendo trascorso con tutti i cambiamenti insiti nel trascorrere, si ritrovano rapporti che non si riconoscono, di circostanza, formali, per una serata all'anno cui non si può mancare. Le amicizie si coltivano, si possono ampliare, Barbara è emblematica in questo senso, ha sempre piacere di mettere in relazione le sue amicizie, di far diventare amici i suoi amici. Stasera è silenziosa e questo non lo ha detto ma la conosco da 11 anni. Giusy vien fuori con 'gli amici sono i fratelli che ti scegli'. Le facciamo i complimenti per una così bella  affermazione e subito lei si appresta a dire che è una citazione non sua, non ricorda di chi, che cara!  Katia e Letizia concordano in pieno dicendo che è tipico poi dei figli unici questo trovare dei fratelli tra le amicizie. A me, da figlia non proprio unica, vien da dire che spesso tra i miei dieci fratelli ho trovato degli amici. Questo argomento ci prende tant'è che si è deciso sarà il tema dell'ultimo incontro pre-estivo. Per il prossimo incontro invece gli Itineranti hanno chiesto qualcosa di ironico, perché non se ne può più di tragedie, qualcosa di breve, perché siamo stanchi e di tomoni non vogliamo sentir parlare, qualcosa che ci dia comunque un bello spunto di riflessione....Ecco, l'altro giorno al convegno notarile ho letto, su suggerimento di Roberto, un librettino delizioso che ha le caratteristiche richieste dagli astanti e che sarà un ottimo spunto di discussione secondo me. Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain. Io poi adoro i diari, ne tengo uno da quando avevo quindici anni!
( Maurizio, mi dispiace, ti leggeremo al prossimo giro ed io, lo sai, ti sto già leggendo! )
Sono le 21.00, il tempo è trascorso velocemente e piacevolmente. Mi ha inviato un sms Cosetta che è crollata e non è riuscita a venire...ce ne eravamo accorti, Cara. Prima di andare...com'è che abbiamo parlato della luna? Letizia era indignata del fatto che si possano vendere appezzamenti lunari, c'è stato un coro unanime pro luna ma, se proprio la si deve vendere, ne rivendichiamo gli introiti, la luna è di tutti! Finita la poesia. Usciamo, si va a casa. Letizia, mentre c' incamminiamo su per via Lame, mi chiede come mai non ho fatto la mia apertura, che non l'avessi? Si, l'avevo, come ho detto all'inizio. E stasera per me è una data importante così se avessi fatto l'apertura sarei partita dalla morte, nel libro la morte di Flora, ma il clima era così gioioso che non mi è sembrato il caso di parlarne. Solo tre settimane fa è morta una ragazza, una ex collega mia e di Letizia, all'incirca l' età del nostro personaggio, una morte violenta e improvvisa e da più parti ho sentito dire che 'quanto meno non si è accorta di nulla'. Mi ha toccato molto il passo del libro dove Flora muore. Mi è sembrato un attimo senza tempo dove la percezione di stare lasciando la vita ha le sembianze dell'impotenza più impotente, più frustrante, più disumana ma nel senso più positivo della disumanizzazione ovvero come di un potere e una capacità assoluta di contenere mentalmente l'incontenibile. Sembra che nell'attimo in cui sta avvenendo qualcosa di eclatante, la tua vita, che sia durata 34 anni o che sia durata di più, ti scorre fluida davanti agli occhi in un intervallo di tempo che umanamente non sarebbe neanche possibile definire. Ho pensato a Rosanna, la mia ex collega, e al fatto che non si sia accorta.  Se penso al grido mentale di Flora 'Mamma! Mamma! Sto morendo!' sembra che Ammaniti sia d'accordo con me, che ci si accorga invece, eccome! Credo che l'impotenza sia qui e il nostro attaccamento alla vita sia tutto in quell'attimo dove spesso ci è concesso di lasciarci andare oppure no. Nel mio ultimo incidente il pensiero che chiuse la mia traiettoria di volo fu 'che peccato non esserci più!'.
Flora sorrise e finalmente si lasciò andare.
Al prossimo incontro.