Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 16 maggio 2016

La rivoluzione della luna, Andrea Camilleri

In attesa che arrivino tutti, proviamo a mettere giù nuove proposte di lettura per il prossimo incontro, ormai l’ultimo di questo ottavo itinerario. Non solo. Anche del nono, visto che si vuole ancora leggere. E per molti anni.

Per il prossimo incontro viene accolta la mia proposta, un nuovo Camilleri. Mentre per il nono itinerario viene accolta la proposta di Sarah che ha avuto una idea geniale che accontenterà tutti: i gusti degli Itineranti. Ogni lettore proporrà un libro, non importa il genere letterario. Un libro che gli piace. Restano ferme le condizioni, di autore italiano e vivente. Chi propone il libro si incaricherà anche, se riesce, di contattare l’autore ed invitarlo alla nostra discussione. Altre proposte, non accolte, sono state la risata, il disagio, l’adolescenza, le fiabe per adulti, le autobiografie.

Intanto sono arrivati quasi tutti quelli che ci saranno questa sera. Maria, Patrizia R., Giuseppina, Margherita, Alessandra, Marco, Lavinia, Sarah, Annalisa, Rosanna, Giovanni.

Camilleri è stato un rischio col suo italiano siciliano. Per tanti stasera presenti un battesimo, non andato male per fortuna. Per Patrizia una vera e propria cotta a prima lettura.

La storia narrata dall’autore è quella di Eleonora, vedova del viceré di Sicilia don Angel de Guzmàn. Siamo nel 1677, quando per la prima volta e per pochi giorni, un ciclo lunare, la Sicilia ebbe un viceré donna. Donna Eleonora, appunto, che don Angel si era premurato di indicare come successore alla sua morte. Il nuovo viceré deve scontrarsi con l’illegalità diffusa, con desideri corrotti, con la profanazione di giovani donne in luoghi che avrebbero dovuto proteggerle, col popolo affamato da una tassazione schiacciante.

Sarah lo dice che è di parte, che a lei Camilleri piace sempre. Ma qui l’ha apprezzato ancora di più, perché riesce ad essere leggere, sempre, anche raccontando nefandezze indicibili. Poi, sempre critico. E a chi fa notare la difficoltà della lingua, il siciliano, restituisce che le è stato più faticoso lo spagnolo. In effetti molti dialoghi di Eleonora sono in spagnolo, e la difficoltà di lettura è stata reale.

Patrizia ha trovato affascinante la descrizione dell’ascesa di questa donna. Sullo stile, l’ho già anticipato, ha preso una cotta per l’autore perché il dialetto è molto, molto di più della lingua che usa. È come un film in bianco e nero che perde l’essenza se lo si colora. La lingua è un romanzo nel romanzo, e c’è una specie di saggezza nel suo uso.

Maria aveva saltato la prima parte per andare a cercare subito Eleonora. Poi, poco fa, mentre ci aspettava, si è accorta di aver perso della descrizioni di don Angel bellissime. Era molto diffidente, nel senso che non si fidava di sé, ma ne è stata assolutamente conquistata. Non ha potuto godere della lingua, sebbene abbia avuto più difficoltà con lo spagnolo, ma si è divertita come fosse a teatro. Ora è orgogliosa di aver superato l’ostacolo, ma, deve ammettere, che la storia non le ha lasciato molto. Le è sembrato un romanzo sull’astuzia di una donna, più che la storia di Eleonora.

Giuseppina trova che il libro si legga, non lo ha finito solo perché presa da altre cose. Anche lei ritiene che non lo si gusti del tutto. E che per trattenere qualcosa ha dovuto leggerlo ad alta voce. Secondo lei è un libro che non favorisce l’introspezione, perché si resta un po’ all’esterno. Poi, Camilleri è un autore che ti porta dove vuole lui. Sul dialetto dice che nella lingua che ci è propria si riescono a dire cose atroci con facilità.

Lavinia non ha capito se le piace o non le piace, il libro. Un po’ si è persa, ma le è venuta la curiosità di documentarsi su questa storia originale, scritta in maniera originale.

Annalisa ha sentito stanchezza perché la storia ha tirato fuori di tutto di più. Una storia utile, comunque.

Marco ha elogiato il dialetto così espressivo, Alessandra pensava di far fatica e invece no.

Rosanna gode moltissimo delle spiegazioni di Camilleri all’inizio della puntate su Montalbano, il telefilm. Ma non ha capito cosa ci sia di vero in questa Eleonora. Sicuramente il lettore è stato graziato, perché l’autore ha avuto l’accortezza di scrivere il dialetto in forma orale, così come si legge.

Margherita è rammaricata perché tutto, poi, torna come prima.

Già. Eppure io ho ammirato tantissimo donna Eleonora, il suo procedere fermo e deciso, sapendo forse che tutto sarebbe tornato come prima. Cosa c’è di vero, Rosanna? C’è tutto. Il viceré donna Eleonora ha fatto cose grandissime in soli ventotto giorni. Ha dimezzato il prezzo del pane, abbassato il numero dei figli per i padri onusti, creato dei ricoveri per le orfane e per le vecchie prostitute, ha fatto dimettere l’intero Sacro Regio Consiglio corrotto. Non vi ho trovato solo astuzia. Eleonora è sicuramente intelligente, oltre che bellissima, e combatte con intelligenza che, se anche declina in astuzia, mi rende fiera di appartenere al genere femminile. È una donna sola, confortata solo dall’amicizia del medico, eppure non si spaventa.

Di questa donna si è rischiato di non venire mai a conoscenza. Non è citata negli annali dei viceré, mentre in una Storia Cronologica dei Viceré e in un Dizionario, editi in Italia, è solo accennata. Una inspiegabile, o forse troppo spiegabile, omissione.