Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

domenica 31 marzo 2013

Oh, che uovo!



Nel nido ci sono tre uova.
Uno nero, uno bianco e uno...con le macchie!







Cucù!
Un uccellino bianco e un uccellino nero sgusciano fuori!
E l'uovo con le macchie?






Noi non vogliamo un uovo con le macchie nel nostro nido!
Via da qui!







Aiuto!
Siamo caduti tutti fuori dal nido!
Ma noi non sappiamo ancora volare!






Plaff!
Proprio nello stagno!
E non sappiamo neanche nuotare!






Cric, crac!
Ma queste sono le penne di una coda!
L'uovo con le macchie sa nuotare!
Possiamo sederci sopra di te?





Cric, crac!
D'un tratto sbucano fuori due zampette!
Ci porti a casa?






Com'è forte questo uovo con le macchie!
Cammina così veloce che fra poco saremo di nuovo a casa.








Oh no! Un precipizio!
E adesso cosa facciamo? 
Cric, crac!
Ecco che sgusciano fuori anche due ali.






Accipicchia!
Quest'uovo con le macchie sa anche volare!






Finalmente a casa!
Grazie, caro uovo con le macchie.
Non avremmo dovuto cacciarti via dal nido.
Adesso ci fai vedere chi sei?




Ed ecco che dall'uovo maculato sguscia fuori un uccellino rosso.
La mamma, il papà e i tre uccellini sono felici di essere di nuovo tutti insieme.
E già l'indomani l'uccellino rosso insegna ai suoi fratellini come si fa a volare.



FINE


Una dolcissima storia di Eric Battut per parlare di tolleranza e per augurarvi buona Pasqua.

lunedì 25 marzo 2013

la rivoluzione della luna, Andrea Camilleri

Al momento della morte di don Angel de Guzmàn, a Palermo dilagava la corruzione e la violenza. E se non era stato capace un uomo di risolvere quelle piaghe, di sicuro non poteva esserlo una donna. La quali, è cosa cognita, vali meno assà di un omo. E certe vote, meno ancora d'una bona vestia. E' maestro Camilleri nel raccontare la storia, quasi sconosciuta e solo in parte romanzata, di donna Eleonora, Viceré di Sicilia. Di una bellezza che nessun pittore avrebbe potuto ritrarre tal qual era. Di una intelligenza superiore. In soli ventotto giorni, il ciclo della luna, dimezzò il prezzo del pane, abbassò il numero dei figli dei padri onusti, legiferò sulle maestranze, ordinò l'apertura di tre Conservatori per le orfane vergini pericolanti, per quelle pericolate e per le prostitute. Giustiziò l'intero Regio Consiglio corrotto e denunciò crimini terribili nella Chiesa.
E' commovente il finale. 

A picca a picca, nello spiazzo davanti al Palazzo, accominzaro ad arrivari a taci maci mindicanti, genti coi vestiti pirtusa pirtusa che cadivano a pezzi, genti struppiata alla quali ammancava un vrazzo o na' gamma, ciechi, stroppi, malatizzi, sbinturati di nascita, curti di menti...ognuno aviva 'n mano un pezzo di pani che s'era potuto accattari pirchì ora il pani costava picca e loro ci potivano arrivari. E se l'erano venuto a mangiari 'n silenzio, per ringrazio, davanti a donna Eleonora.

Abbiate pazienza di leggerla questa storia, anche se dalle prime pagine vi sembrerà di non riuscire a capire la lingua. Poteva essere raccontata solo così.  

martedì 12 marzo 2013

Le pazze. Le Madres.

Forte come la morte è l'amore.

Lo so. E' un verso da innamorati. Quello che la sposa rivolge al suo diletto. E forse mai più donna resta innamorata del proprio figlio, e lo cerca e lo chiama e lo eterna nei rituali.

Le pazze, furono dette le madres dei desaparecidos, i trentamila giovani rapiti e assassinati dal regime dittatoriale argentino. Pazze che osavano di chiedere la verità. La verità! 

Le pazze, furono dette le abuelas, le nonne, che cercavano i nipoti nati dalle giovani figlie sequestrate, violentate, derubate dei figli a loro volta e uccise.

Pazze!

Pazze che si riuniscono da trentacinque anni, ogni giovedì, per i loro figli.

Saranno anche a Bologna queste pazze e hanno più di ottant'anni.

Pazze!

Ma sono i pazzi che hanno inventato l'amore.


Le Madres saranno mercoledì 13 marzo all’Aula Magna di Santa Cristina in via del Piombo 5 a Bologna, dalle ore 18 alle 20.

lunedì 11 marzo 2013

Borgo Propizio, Loredana Limone

Abbiamo letto questo libro perché, quando era stato suggerito, B.Lavinia si era entusiasmata per le due sorelle, Mariolina e Marietta.
In breve, appunto, è la storia di due sorelle che temevano di invecchiare zitelle - e una forse ci invecchia dopo il libro - di Belinda fissata con le mucche, anzi mucchette, della zia Letizia e del Gran Musicante, di Cesare e Claudia. Tutto si svolge in un borgo. Propizio, appunto. E il tema è l'amore.
 
Non è stato il libro che ci aspettavamo. Tutti d'accordo, Maria, B.Lavinia, Patrizia B., Sarah, Marco, Alessandra, Rosanna, Elke ed io.
Per Marco è il libro più scazònte che abbia mai letto. L'ha rinominato Borgo Prepuzio. Anche se deve ammettere che una frase bella, che porta delle riflessioni, l'ha trovata Ami come meglio puoi una persona, ma non riesci ad amarla nel modo in cui lei vuole. Per il resto trova che il libro sia disarmante, e tutte le sue paure rispetto al livello alto di questo gruppo sono cadute.
Hmmm.
Maria ha sentito un vuoto imbarazzante in questa lettura. Pare che tutto sia messo in piedi per superare la banalità, vedi la storia di S.Gregorio Magno che, secondo Marco, non vale neppure l'indagine.
Ad Alessandra però è piaciuto, perché ironico e leggero.
Sarah quasi si è scusata, era stata lei a proporlo.
Elke pensa che l'autrice l'abbia tirata troppo per le lunghe, ma che la storia sia proprio sempliciona, leggera. Un po' s'è persa nei meandri del Borgo.
B.Lavinia, che pure s'era entusiasmata, non ha trovato alcun personaggio di spessore.
Solo Rosanna prova a riscattare la storia. La legge come una provocazione. Come un annuncio disatteso, adesso viene il bello e poi lo sdrammatizza. Un po' la presa in giro di una soap opera, dove di ogni personaggio coglie il lato poetico, ma anche comico. Poi, ammettiamolo, siamo vissuti anche noi di fotoromanzi, conclude. E ci devi scrivere un libro? Chiede Maria.
Ci sono situazioni asfittiche in cui resti condannato, dice di nuovo Rosanna. Così, ci prova l'autrice a farti innamorare dei personaggi per poi subito ridicolizzarli.
Io non l'ho capita questa lettura di Rosanna. E, tornando alla storia, mi ha infastidito, e non solo a me, la volgarità gratuita, da qui la ridenominazione del titolo da parte di Marco. Ad ogni modo l'unico personaggio che mi ha incuriosito è Cesare. Non per niente l'unica frase degna di essere ricordata è sua.
 
 
Peccato. Per questo libro, peccato.

venerdì 1 marzo 2013

Sui diari

Tratto da Le braci di Sandor Marai

....una dichiarazione d'amore perpetua. (....) Ho capito che, se qualcuno si prepara così scrupolosamente a confessarsi con assolua franchezza, è perché sa che nella sua vita arriverà il giorno in cui avrà effettivamente qualcosa da confessare. (....) Se qualcuno si rifugia con tanta veemenza nella sincerità significa che ha paura: paura di ritrovarsi un giorno la vita carica di segreti inconfessabili.