Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

domenica 27 maggio 2012

Un Tralcio di Vita

Resisti, lo sto pregando muta dietro il vetro della finestra.
Alla radio stanno dicendo che un inverno così non si vedeva dal millenovecentottantacinque.

sabato 26 maggio 2012

Angeli

Meno male che sei venuta, ti ha parlato l'angelo all'orecchio ( Mia madre è un fiume ).
Per chi crede e anche per chi non crede. Esistono. E arrivano sotto diverse forme, pure tecnologiche. Un sms, una mail, un libro, un'insegna. Poi più tradizionali, persone, situazioni, sogni, animali. E va bene ti ha dato un morso, ha le unghia fresche di smalto, non volevi trovarla quella parola scritta, eppoi ti ha scritto nel cuore della notte, ti ha svegliato con un incubo, ti ha rubato una data, ma è arrivato puntuale.

mercoledì 16 maggio 2012

la favola di Ttino Passulino



Vieni! gli aveva detto la tartaruga. Ti faccio vedere com'è divertente. Sono grandi ma davanti al mio guscio non possono fare niente.
Il mio guscio non è ancora duro come il tuo, rispose il piccolino, ignaro che lui il guscio non lo avrebbe mai neppure avuto. Ma curioso com'era la seguì.
Si avvicinarono ad una tana mai vista da dove sbucarono due grosse figure che la compagna impertinente spiegò essere due cani. Poi sbucò anche un'altra figura, su due zampe. La tartaruga non sapeva bene di che animale si trattasse ma sicuramente doveva essere la madre degli animali, disse. Il piccolino restò nascosto a guardare. La tartaruga con la corazza spavalda attraversò la veranda e si posizionò sotto il muso dei due cani, ben rintanata nel guscio. I cani la annusarono un po', poi si allontanarono sconsolati e perdenti.
Max! Hope! vi siete di nuovo fatti burlare da una tartaruga? doveva essere la madre.

CC, davvero non vuoi venire a pranzo? stiamo insieme per Pasqua...le chiese salutandola.
Grazie, BB, ci sono i bobulotti...ti chiamo nel caso, va bene?
Va bene...
Lo sapeva che tanto non la chiamava. CC faceva così. BB le diede un bacio e poi via dal contadino a scegliere il coniglio per il pranzo pasquale. Quando si trovò davanti ai conigli non ebbe cuore di sceglierne alcuno e se ne tornò desolata.
Si mangia bene anche con la verdura, pensò. Eppoi... magari quello che mi guardava era una madre che chissà se è riuscita a nascondere il suo piccolo...

Mamma! Mamma! la chiamava disperato. Mamma! Mamma...ho fame, ho freddo... E nel mentre chiamava la madre si avvicinava alla grande tana, quasi stregato dal suo stesso chiamare. Si accucciò dietro l'uscio chiuso e si addormentò.

Max e Hope già all'alba avevano annusato sotto la porta qualcosa. Abbaiavano e correvano dalla porta al letto, dal letto alla porta. CC si alzò a vedere. Aprì la porta e ...e tu, piccolino passulino, chi sei? Il coniglio neppure attese che lo si invitasse e quando CC lo prese in braccio fu chiaro che avrebbe succhiato di tutto per la fame.

Pronto? BB, ho un coniglietto! un leprottino! è Pasqua, capisci? ed è venuto un coniglio dietro la porta!
Che bello, CC! ...oggi t'avrei preparato un pranzo a base di verdure.
Cosa...?

Ttino Passulino è restato da CC. Ci sono solitudini piene. Pure favole moderne in città

lunedì 14 maggio 2012

Accabadora di Michela Murgia


Che libro questo di 'stasera! Aveva ragione Gianrico quando aveva detto che Accabadora era l'unico libro che meritava di vincere al Campiello 2010, dove lui pure partecipava. Ci siamo tutti appassionati a questa storia. Maria, Mercede, Lorenzo, Luisa, Patrizia B., Filomena, Barbara, Manjolia e io. 
L'avete vista le dedica? attacca subito Maria. A Mia Madre Tutt'e due. Già. Pensiamo che l'autrice possa essere stata figlia d'anima. Nel libro, ma anche altrove, è una figlianza che sazia un ventre magro e pure le colpe. Un aborto retroattivo. La storia è quella di Maria e di Bonaria. E' piaciuto a tutti il nome Bonaria, pare il nome di una religiosa, di una che preferisce soffrire, aspettare di morire, per non far peccare la figlia, pensa Manjolia. Ma questo è già il finale del libro. E da qui partiamo perchè alcuni, come me, Mercede e Manjolia, pensano che la figlia d'anima abbia ucciso la madre. Altri, come Maria, che invece la madre era già morta. Che la figlia era pronta,  sì, avrebbe potuto farlo quel gesto di pace e di grazia perché era arrivata a capire le ragioni della madre. Ma la morte, da sola, era arrivata prima. Rosanna aveva capito che era stata uccisa, ma poi parlandone con Maria, si era convinta della morte senza colpa. Ma allora voi vi sentite prima? quasi rimprovera Elke. No. E' che quando si legge un libro che piace non si vede l'ora di poterne parlare con qualcuno. Maria lo fa anche con me. Torniamo ad Accabadora. Pare un percorso di fusione tra due donne, madre e figlia, attraverso la condanna, l'allontanamento, la grazia. E' Torino la città servita per sentire nostalgia, dice Rosanna. Per tornare a un corpo dolente, riuscire ad arrivare in tempo a frapporsi alla morte. Torino è la presa di coscienza. E' in questa città che la figlia d'anima viene a sapere di una violenza che ci colpisce molto e che a Manjolia fa pensare che il libro stia per prendere una brutta piega. In realtà quella violenza è ciò che induce al ritorno, dice Marcede. A volte capita. E la piega che prende è davvero bella. Forse l'autrice vuole mandare un messaggio di favore all'eutanasia come credente, pensa Manjolia. Sì, ma Bonaria non è religiosa, dice Maria. E' rispettosa. E quel che è bello qui è la libertà di coscienza profondamente rispettata da Dio. Senza seguire i propri egoismi, ma la voce di Dio che parla dentro. Bonaria infatti si rifiuta di procedere davanti a una vita aggrappata al suo braccio che le dice che alla fine l'hanno chiamata. Maledice l'egoismo di quella famiglia, esorta piuttosto a dargli da mangiare a quel corpo non esanime. Rispettosa anche nel richiedere che i simboli religiosi venissero rimossi quando operava il trapasso, ricorda Filomena. Ci chiediamo se questa pratica è tipica della Sardegna o se si hanno notizie di altri luoghi. In Puglia, sì, pare che fosse diffuso qualcosa di simile. Poi, oltre all'eutanasia, anche sortilegi per allontanare maledizioni e fatture. Tutte esigevano criteri di comportamento e rispetto per il divino. Non ci crediamo quando proprio da Maria arriva il racconto del sortilegio che a sette anni l'ha voluta colpita da vermi. Sostiene d'essere stata guarita da una donnina sciatta che per sette giorni ha tagliuzzato uno spago i cui pezzetti si contorcevano nella bacinella come vipere. Fino a che non morivano e il male le è passato. Filomena racconta delle fasciatura e del malocchio. Rosanna del suo matrimonio con seicento persone e tredici qualità di paste, come il matrimonio narrato nel libro e che è piaciuto tanto a Patrizia B. Poi però, sempre Rosanna, ci fa una domanda tosta. Noi lo faremmo? Aiuteremmo una persona a morire se ce lo dovesse chiedere? Saremmo Bonaria? Maria sì. E vorrebbe che qualcuno lo facesse per lei se ne dovesse sentire il bisogno. Ha trovato potente l'ultimo pezzo dove Bonaria aspetta e resiste in attesa del perdono, in atesa della figlia che avesse capito il senso e il bene della sua vita. E' incredibile il legame del momento finale, dice Rosanna. Spesso i genitori aspettano figli lontani per morire. Io ne so qualcosa. Filomena aggiunge che la morte è un mistero che travolge e sconvolge. Che il cristianesimo è consolatorio. L'Accabadora è una consolazione. Sì, Vita, ma tu lo faresti? mi chiede a bruciapelo Luisa. Non lo so. So solo che quando a mia madre si fermò il cuore, io ero sul suo petto e un attimo prima mi era uscita la mia unica preghiera. Dio, se devi finirla finiscila subito.  

domenica 13 maggio 2012

Le Passanti


No. Non sono io.

L'autobus si è fermato al rosso di un semaforo. La strada è così stretta in quel punto che il portico è proprio di là dal vetro del finestrino e la gente a piedi cammina e si affianca con quella a bordo.

Ad ogni fermata dell'autobus alza lo sguardo da una lettura vera o finta, dipende. Oggi finta. E' uscita presto, ha provato più di un paio di scarpe, rosse, azzurre, nere. Nere. Voltandosi i capelli si muovono liberando l'odore del balsamo di una doccia di meno di due ore. Il suo cruccio sono le mani, ruvide e secche, poi anche i pensieri, ma i capelli no, neppure i bianchi che sono comparsi vicino alle tempie. S'immagina e si piace nel nero tagliato a metà, incorniciata dalla carrozzeria dell'autobus. Fa l'impiegata a milleduecento euro al mese.

E' sporca. Cammina piano, trascinando i piedi in un paio di pantofole bianche consumate. Magra, si volta senza che i capelli ne seguano il movimento per quanto sono sporchi. In mano una lattina di Heineken e la sciarpa rosso blu al collo. Non è freddo, ma era freddo stanotte, forse. Si ferma e la guarda. La mano senza la lattina, rossa d'alcool, saluta piano, riceve un sorriso, risponde con un bacio disperato. Si vergogna della sua intera figura. Il suo numero di cellulare è scritto nei bagni della stazione.

Quando scatta il verde ognuna vede allontanare l'altra. Ancora baci disperati e sorrisi di tenerezza si alternano riconosciuti in uno stesso pensiero, di passanti.

No. Non sono io.

venerdì 11 maggio 2012

Il Bello del Brutto - Web Conference su Social4Web con Mariapia Veladiano





Ho incontrato Mariapia diverse volte. Solo una davvero. Il primo incontro è stato nel suo libro, La Vita Accanto. Poi al telefono, ricordo l'effetto che mi fece la sua voce, sottile e gentile come le sue parole scritte. Nella realtà in un incontro di lettura bolognese, ed è ancora caldo il dono. Poi in un social, virtualmente, com'è facile di questi tempi. L'incontro virtuale è avvenuto su social4web dove il dieci maggio 2012, alle 21.30 si è tenuta la prima web conference. L'incontro non era facile, poi il primo. Una intervista in chat generale. Ci siamo radunati, circa quindici, in una stanza virtuale con poche regole per un ordine quasi impensabile, non potendo alzare la mano per intervenire. Si è stabilito che su ogni domanda si attendeva la risposta dell'intervistata. Chi voleva intervenire poteva prenotarsi con l'invio sulla tastiera di una "P". Ciascun prenotato vedeva l'ordine del suo intervento e attendeva il suo turno. La chat è risultata ordinata, autentica. Peso alle nostre parole, scritte. Che mentre ci si sta pensando ancora, pure l'altro che legge pensa con te e con te resta.
Eccola l'intervista. Ecco il nostro incontro.


Al link, dopo l'iscrizione.

giovedì 10 maggio 2012

incontro di maggio

Ci vediamo belli letti Lunedì 14 maggio alle 19.30, in via Santo Stefano 32, per discutere di Accabadora di Michela Maurgia.

martedì 8 maggio 2012

Il bello del brutto, incontro virtuale con Mariapia Veladiano

E' stato organizzato il primo incontro virtuale d'autore con tema: Il Bello del Brutto. L'appuntamento è per giovedì 10 maggio alle 21.30 su Social4Web in Chat Generale. Parteciperà la scrittrice Mariapia Veladiano, autrice de ‘La Vita Accanto‘ e della rubrica ‘Ma come tu resisti, o Vita?’Basterà collegarsi per gli utenti già iscritti, o iscriversi preventivamente per chi non è ancora registrato su www.social4web.com