Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 2 gennaio 2013

Corpi e anime, Maxence Van Der Meersch


Eccolo il mio primo libro del 2013, Corpi e anime. Regalo dell'anima. Poi un breve ricordo.
La storia, intrecciata in storie diverse, fotografa l'ambiente della cura di inizio '900, i drammi dei malati, l'espropriazione della malattia al malato come esercizio per il medico e, per quest'ultimo, il quasi inevitabile indurirsi del cuore. Quasi inevitabile. Appunto. 
Mentre leggo ripenso a un mio piccolo amico scomparso un cinque gennaio di qualche anno fa. Se ne andò col corpo maltrattato dalle amputazioni che pretendevano di salvargli la vita, con la Scienza che mal accettava l'indisponibilità della sua piccola vita e della vita di ognuno. Non mi davo pace allora, neppure adesso a dire il vero, di tanta violenza nel curare, di tanto accanimento brutale sui corpi, di tanta asetticità pure dei sentimenti. Non era umano. Ma, come direbbe il mio amico Salvo, che tiene a cuore - è il caso di dire - l'ambiente della cura, è paradossale che vi sia qualcosa di non umano tra uomini. Già.
Il libro è un grido, un'invocazione, la pretesa di una relazione amorevole, sacrale.