Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 30 maggio 2011

Il Verso di Vita (dopo aver incontrato Luca Ciarabelli)

L’idea di accettare l’invito di un gruppo di lettura se la sarebbe ricordata come il vezzo più strambo mai concepito, neanche durante la stessa stesura del libro discusso. Per due motivi: uno perché questi, questi del gruppo, potevano essere dei pazzi davvero, due, se pure non fossero stati pazzi erano in ritardo e neanche uno straccio di telefono.
Por Dios! Metti in mostra quel sole nero se non vuoi aspettare sulla panchina fino a domani. Domani è un altro giorno e avremo da fare qualcos’altro!
La vocecita aveva ragione come sempre, Vita riconobbe Luca dal sole nero. Da quando un suo amico argentino gliel’aveva regalata quella piccola fatina consustanziale che ammorba chi la possiede lui non ne poteva più fare a meno di ascoltarla  ed era diventata un personaggio alla stregua di quelli veri tra i pesci d’oro.
Il ragazzo si sentì svuotato di tutta la vivacità intellettuale che aveva raggranellato alla biblioteca classense di Ravenna non appena le domande fioccarono come dardi infuocati, non riusciva ad immaginare come quei semplici lettori itineranti potessero aver concepito finanche di chiedergli se ce l’avesse con Freud, se fosse più affezionato al primo o al secondo libro, che poi era il primo, se la follia la conosceva, se la sua fosse una scrittura dissociativa, se Via col Vento fosse stato un trauma infantile, se il libro avesse subito dei tagli, se l’intenzione era di scrivere un libro di denuncia, e quale fosse il suo libro preferito, e quale ancora fosse il luogo preferito per scrivere, e se pensava d’aver raccontato una storia, e il perché d’un finale così nostalgico.
Por dios, esta es mi casa. Quanto tiempo che non sentivo queste voci che conosco, Luca! Li hanno messi in un gruppo di lettura porché andavano in giro a spargere pensieri presi dai libri credendo di seminare lettori e raccogliere itineranti. Non devi ammorbare nessuno, sono tutti ammorbati, Maria, Letizia, Lorena, Mirca, Alberto, Katia, Luigi, Barbara, Lorenzo, Sarah, Vita, devi solo  rispondere, a la mierda!
Luca s’immaginò un paio di forbici dalle lame affilatissime. Zac,le disse, zac zac a te e ai tuoi maledetti sermoni. Tuttavia dovette convenire di rispondere che no, non ce l’aveva con Freud e anzi costui, sebbene di altro secolo era ancora avanti di un secolo, che era più affezionato al secondo libro che poi è il primo perché ha avuto una storia travagliata dopo aver vinto un concorso lucano, che la follia la conosceva avendo lavorato come oss in strutture per malati, che purtroppo l’unica terapia che lui aveva visto alla malattia era stata la sedazione, che sì, Via col Vento l’aveva visto almeno quattro volte, che il libro era molto più lungo e molto più folle nella prima versione, che non voleva scrivere un libro di denuncia, solo l’esigenza di fotografare scrivendo delle immagini mentali, che il suo libro preferito era L’autunno del Patriarca, che sì, il Sudamerica è luogo dove scrive bene, che non voleva raccontare una storia, si era divertito a giocare con le parole lasciando al lettore la facoltà di riconoscerne una, che da romantico adorava i finali con i rimpianti, la sublimazione del romanticismo.


Hombre, chi fa il verso a Marquez riceve il Verso di Vita!