Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 29 giugno 2011

Ci vediamo a settembre



Quanto è affascinante una serata con la pioggia? Soprattutto se la serata è di saluto, qualsiasi saluto. Questo è il saluto degli Itineranti a conclusione del terzo ciclo. Arrivo emozionata a L'Orsetto d'Abruzzo in via Pietralata. Con me il fagottino sorpresa che, anche se non è più una sorpresa, tutti aspettano inaspettato come la prima volta. Tutto di corsa, come sempre. Come quest' anno di letture appena trascorso. Il diarietto l'ho ritirato poche ore fa dalla tipografia, finito di impaginare ieri notte. Fortuna che Davorka è bravissima! Quest'anno la copertina è azzurra, cielo limpido. Perché adoro il cielo e poi in omaggio a Mariapia e al suo bellissimo libro. La serata è di quelle piacevolissime dove mangiamo e parliamo bene. Abbiamo solo foto sorridenti. Alberto e Luigi sono strepitosi, Mirca e Gabriele una sorpresa, Gabriella coraggiosa a partecipare dopo un unico incontro e ne sono felice, Lorena s'intende con Alberto, Katia sente la mancanza di Chiara, Maria fa le coccole a Letizia che s'è rotta un braccio, Barbara mi lancia occhiate compiaciute, Rosanna è un po' la padrona di casa orgogliosa, Lorenzo e Luisa si sbeffeggiano ma poi si fanno le fusa, Sarah sta così bene che sembra esserci sempre stata. Gli Itineranti mi hanno fatto un regalo, un diario e una penna. Provo a non farmi tradire dall'emozione nel riceverlo. Lo porterò con me in Sicilia, nel mio viaggio di scrittura. Ora tocca a me. Consegno i diarietti e proprio come la prima volta siamo tutti curiosi di scoprire che numero è toccato ad ognuno. Giuro, solo il Caso mi ha dato il 17. Leggo la conclusione del diarietto così provo ad arginare l'emozione. Lettura fa rima con avventura. Eppure la principale avventura del leggere è il pensiero, qualcosa quindi che non si può prenotare all'agenzia di viaggi. Come ci si avventura in un Libro questo rimane davvero un affare personale. La frase non è mia, com'è ovvio. L'ho trovata nel prontuario che Franco mi ha regalato in occasione della serata da Inverno Dispari quando era primavera da pochi giorni. Trovo che possiamo farla nostra alla fine di questa terza avventura. Poi tutte le migliori avventure vantano almeno una trilogia. Anche se sono ambiziosa e mi prefiguro una serie, una lunga serie. Durante la preparazione del diario spesso sono andata a rivedere i precedenti e mi accorgo che sono cambiati, è vero. Ma mi ritrovo dall'inizio alla fine. Anche se devo ammettere di scoprirmi a giocare sul filo dle pensiero. O a prendere in prestito i personaggi e i loro detti per tradurre un'emozione o un sentimento. E' facile quando chi legge gioca sullo stesso filo. Un bacio, un abbraccio, a settembre. Una pioggia scrosciante ci sorprende, facciamo finta di aspettare che smetta ma non vediamo l'ora di sparpagliarci in strada a danzare con la pioggia. Quando con Sarah arriviamo davanti alla ex Libreria Marinelli siamo completamente bagnate. Ridiamo. 

venerdì 17 giugno 2011

La Vita Accanto al premio Strega 2011

Mi sono commossa ieri. La prima è stata Sarah a inviarmi un sms che esordiva con Grande! Ed è stata lei a darmi la notizia. Poi a sera già inoltrata arriva un messaggio di Katia, Mariapia è tra i cinque finalisti! E poi un tam tam itinerante e non posso che scriverlo anche qui.
La Vita Accanto è tra i primi cinque finalisti del premio Strega 2011, è risultato il libro preferito dai giovani giurati delle scuole e si è aggiudicato il premio Autore dalla 'Dante Alighieri' la società facente parte della giuria del premio. 
Non possiamo che fare il tifo per questo libro bellissimo di cui potremmo dire persino l’anima perché Mariapia ci ha regalato anche quella quando è venuta a trovarci.

giovedì 9 giugno 2011

101esima lettera d'amore (di Vita) per L'amore non si dice di Massimo Vitali

Lettera sul perché della centounesima lettera

( Questa lettera vuole essere un grazie giocoso a Massimo Vitali per aver concluso il terzo ciclo di incontri del gruppo Itinerari di Lettura. Spero d'essere stata all'altezza di Edoardo che di lettere ne ha dovute scrivere ben cento più un'appendice ne L'amore non si dice. )

Cara  Teresa,

lo so, non puoi credere ai tuoi occhi stamattina nello scoprire ancora, dopo tanto tempo, una lettera per te. E non è una raccomandata. I patti sono patti infatti, anche se è passato tanto tempo. Sarebbe come se tu all’improvviso ora mi rispondessi e, potessi anche romperti una gamba, non mancheresti all’appuntamento delle cinque. No, Teresa, la coerenza prima di tutto….le cinque del pomeriggio?
Ti scrivo questa centounesima lettera per due motivi. A proposito: hai notato che va molto di moda cominciare ad elencare i motivi che poi non risultano mai essere del numero annunciato? È come se io ora ti dicessi solo uno dei due motivi per i quali ti scrivo. Detto il primo potresti pensare che il motivo non detto sia perché ora voglio parlarti d’amore. No, Teresa. Mi manchi. Ora dico il primo motivo sennò penserai che era in quello che volevo parlarti d’amore. Da quando non ti scrivo più ho conosciuto un nuovo barbiere. Non che con l’altro non mi trovassi bene ma dopo che avevo deciso di smettere di inviarti lettere ho pensato anche di allontanarmi da tutte le persone e le cose che mi riportavano a te. Poi il nuovo barbiere non mi spiega il taglio mentre taglia. Taglia e basta e ha i capelli come i miei. Non è mica un particolare da poco, Teresa? Così sono certo che tratta i miei capelli allo stesso modo che i suoi, perché forse si sbaglia anche pensando che siano i suoi. Per farti capire è come se all’appuntamento delle cinque ( del pomeriggio ) io mandassi il mio gemello omozigote. T’aspetterebbe pure lui. Insomma questo nuovo barbiere un giorno, chiacchierando, mi parla di un GDL ( gidielle, lo dice così ), che si trova bene in questo GDL, che ci va una volta al mese e che il giorno in cui me ne parla era quella volta al mese. Vieni con me, mi dice. Ed io, per non fare la figura del cretino che non sa cos’è un gidielle, vado con lui. Andiamo in questo posto che poi è una sala, una bella sala con tanti volti del passato appesi al muro, nelle cornici, non come trofei macabri. Mi sento gli occhi addosso, sono una dozzina, non gli occhi ma i propreitari degli occhi. Il barbiere mi presenta e questi non fanno in tempo a conoscere il mio nome che mi devo scansare dalle loro domande. La prima è stata se avevo letto qualcosa. Vedi, Teresa, in che guaio mi hai cacciato? Poi ti spiego. Se tu avessi risposto almeno una volta avrei letto una tua lettera e sarei stato preparato. Al mio imbarazzo negativo è susseguita un’altra domanda. Se avevo scritto qualcosa. Qui, Teresa, ho gongolato per la costanza delle lettere che ti ho inviato e ho sciorinato la mia digressione su come si può restare innamorati senza parlare d’amore. Credo d’amarti ancora. Dicevo: mi ascoltavano tutti attentamente, a tratti ridevano, poi tornavano a domandare, ho dovuto difendermi ma s’interessavano persino ai miei tombini e ai tramonti in tangenziale, poi anche alle banane e ai kiwi ( a proposito non mangio più banane perché mi terrorizza l’idea che possa sporgere dal cesto frutta e mi s’inneschi nuovamente il desiderio di condivisione del problema ).  Ma alla fine abbiamo bevuto e loro hanno pure mangiato. Io e il barbiere siamo andati via che mancava poco alla mezzanotte. Ho salutato questi del gidielle e finalmente uscendo ho preso il coraggio di chiedere al barbiere ( che poi si chiama Massimo ) perché quelle persone composte da una certa Maria, una certa Nara, una certa Letizia, una certa Barbara, una certa Katia, una certa Giuliana, un certo Alberto ed un certo Lorenzo, una certa Sarah, una certa Nicoletta, una certa Cinzia ed una certa Vita ( che poi sarebbe Vera anche se si chiama Alessandra ) si definivano gidielle. Tu pensi sia per brevità,Teresa?  Perché sono avari di parole e un solo nome fa per tutti? Accidenti, no! Ti assicuro che non sono avari quanto a parole. GDL sta per gruppo di lettura. Mi sono sentito un pesce fuor d’acqua e, con tutto l’amore che non dico ma che sento, ora ti sto scrivendo ( eccolo il primo motivo ) per dirti che la colpa è solo tua ma puoi sempre rimediare.
Edoardo