Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

sabato 24 marzo 2012

Ci vediamo in aprile

Il prossimo incontro è per mercoledì 18 aprile, alle 19.30.L'itinerario di lettura è ancora con Elena Ferrante e due suoi libri, La figlia oscura e L'amore molesto.
Ci vediamo belli letti in aprile!

mercoledì 21 marzo 2012

L'amica geniale di Elena Ferrante

E' proprio primavera. Appena iniziamo ad arrivare presso lo studio di Luisa che questa sera ci ospiterà, già respiriamo l'aria frizzante di Lorenzo. Ha stampato le copertine del libro L'amica geniale e le ha attaccate all'ingresso e nella sala riunioni. Qui ci sono anche stuzzicherie e, a quello che sarà il mio posto, un segnaposto, appunto, con il mio nome, ancora la copertina del libro, la data di questa primavera e il titolo di preside. Lo studio di Luisa è bellissimo, siamo nel cuore di Bologna, appena più in là ci sono le sette Chiese.

Oltre ai padroni di casa ci sono Maria, Patrizia, Filomena, Elke, Sarah, Rosanna, io e poco più tardi, quasi a sorpresa, arrivano Manjolia e Debora.

L'amica geniale inizia dalla scomparsa di una donna adulta per farci scoprire l'adolescenza di questa donna e della sua amica. Parliamo di Lila e Lenù. Luisa già scalpita, vorrebbe sapere chi si sente Lila e chi si sente Lenù. Ma andiamo per ordine e scopriamo, ad inizio discussione, che almeno la metà dei presenti non legge la quarta di copertina e quindi ignorava si trattasse di un libro che avrà un seguito, come annunciato dagli editori. Ma Patrizia, Filomena ed Elke, se anche non l'evessero saputo, erano già a posto così, nel senso che la conclusione potrebbe non reclamare un proseguimento, la sparizione iniziale non si spiega ma di fatto si spiega con la narrazione dell'adolescenza. Sostiene Filomena che Lila è una ragazzina manipolatrice e che quando si accorge di manipolare troppo semplicemente si stacca. Avrà fatto così anche da adulta. No. Maria, se gli editori non pubblicano il proseguimento, li chiamerà per esigerlo. A lei piacciono le conclusioni aperte, ma se si preannuncia un finale di deve mantenere. Parliamo di Lila però. E di Lenù. Per Filomena Lila è una ragazzina normale, uniformata alla vita del rione da cui non si è mai spostata. Per Lorenzo è il suo modo di combattere, restando lì. Per Rosanna è scontato che non si allontanasse dal rione poiché non aveva una situazione affettiva che avrebbe potuto portarla lontano, mentre Lenù, l'amica, sì. Lila era cattiva? chiede Rosanna mentre legge la citazione iniziale di Goethe e ci sovviene Mariapia con il suo insegnamento del male che può interrompersi, che in questo libro s'interrompe con Stefano, il promesso sposo di Lila. Maria ci ricorda che la cattiveria di Lila è detta da Lenù bambina. Poi, crescendo, non ne accenna più. Piuttosto viene presa in considerazione la determinatezza di Lila, non la cattiveria. La sua capacità di trasformare una costrizione in scelta. E Lenù le piace perché è onesta, perché sa riconoscere che non è più come prima, perché non si piange addosso. Sì ma si sente inferiore per la bellezza, interviene Lorenzo. Ma erano davvero amiche, chiede Elke, o Lenù era invidiosa di Lila? Perché a lei è sembrato che l'inferiorità facesse provare a Lenù sentimenti non belli. Secondo Maria da parte di Lenù c'era vera amicizia. Secondo Lorenzo c'era invidia invece, anche se non cattiva. Filomena pensa che Lila a tratti resti indietro perché non voleva sminuire una persona che pure aveva delle capacità enormi. Sì, ma Lenù è brava perché studia, Lila perché è proprio geniale, dice Rosanna secondo cui a Lenù piace proprio Lila. Anche Luisa pensa che Lenù amasse profondamente l'amica. Per Patrizia Lenù ha dato all'amica il senso del suo essere Lila, perché quando hai una persona che ti guarda adorante riesci a fara tante cose. Senza, probabilmente, la coraggiosa Lila non sarebbe neppure andata dall'orco don Achille a reclamare le bambole. Per Debora Lila riceve da Lenù quello che avrebbe potuto essere. Ancora per Lorenzo sono due amiche a specchio dove Lila non ha potuto scegliere i sentimenti e manda avanti Lenù a sceglierli, la manda avanti a compensare i suoi fallimenti. No, non fallimenti, dice Sarah, ma limitazioni.

Siamo così presi dal districare l'amicizia tra Lila e Lenù che Lorenzo ci disarma teneramente quando ci chiede di quale uomo ci siamo innamorate nel libro. Quasi all'unisono rispondiamo nessuno. Ma come? incalza, non vi ha emozionato Antonio? Lorenzo si è sentito un po' Antonio, ma di dieci donne l'unico riferimento fatto alla categoria maschile è quello di Debora e di come abbia misurato la percezione dell'amore di Lila sul gesto del padre che la scaraventa dalla finestra. Maria non si tiene, non può credere ad una distrazione così da quello che è l'amore. Soprattutto non sopporta che ancora Debora le stia dando del lei. Arrossisce Debora, cerca di riprendere Maria chiedendole cos'è la normalità per lei allora. La normalità dell'amore? La normalità per Maria è una persona, una, fuori dal coro.

Vedo Elke come la prima sera, quando quasi avremmo potuto spaventarla con le nostre discussioni appassionate. Ma stasera no, è appassionata pure lei. E tutti gli altri. Manjolia ha lo sguardo divertito su Maria e su Debora. Lei il libro non lo ha letto. Dice che l'ha angosciata sin dalle prime pagine e s'è dovuta fermare. Troppe negatività vere, neppure lo squalo di XY l'ha angosciata così!

In fine di serata Luisa torna con la sua domanda e scopriamo che lei si sente Lila per il modo d'affrontare le cose e per come ama le persone senza darlo a vedere. Che è sempre stata traino con sua sorella ad esempio. Che Sarah è una Lila inconsapevole, nel senso che ha sempre pensato d'essere trainata e invece ha scoperto di saper anche lei trainare i carri. Confermo. E col greco come va? le chiede Lorenzo. Che Maria sarebbe Lenù per l'onestà. Che Filomena ha avuto un'amicizia dove era ravvisabile una doppia Lila. In quali città avete fatto disastri? ancora Lorenzo. Che Patrizia sarebbe Lenù, all'apparenza gregaria e proprio per questo forte e geniale.

Siamo tutti concordi nell'apprezzare la scrittura dell'autrice, vera e immediata, senza presunzione d'incanto.

il mio segnaposto di primavera, dono di Lorenzo
Io mi sono vista Lenù.