Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 18 aprile 2012

L'amore molesto e La figlia oscura di Elena Ferrante


Trovarsi da Luisa mi piace molto. Mi fa pensare ai primi tempi che abitavo Bologna. Desideravo il suo cuore, il cuore della città visto che l'avevo scelta per vivere. Questo pensavo recandomi all'appuntamento con Maria in una libreria. Vorrei regalare un libro a Luisa, magari il prossimo da leggere. Davanti al portone dello studio ci raggiunge Patrizia R. con un vassoio sospetto. Ha portato delle pizze. La regola del cibo, già dall'incontro precedente, l'abbiamo trasgredita, pareva una festa, lo era. Gliela lascio trasgredire, son così bravi tutti che non si distraggono mangiando. Oltre a Luisa e Lorenzo, che ci aprono, a Patrizia R. delle pizze, a Maria che era con me, ci sono Sarah, Rosanna, Elke, Patrizia B. e Manjolia.
Abbiamo letto due libri per questo incontro, L'amore molesto e La Figlia oscura. Il secondo pare sia piaciuto più del primo, in entrambi la scrittura resta viva e onesta. Lasciando leggere al lettore pensieri che chissà quante volte gli hanno attraversato la mente, ma ha avuto pudore di fermarli prima di metterli in voce. Ne La figlia oscura Elke ha trovato strana la storia che una madre possa rubare una bambola a una bambina, Lorenzo senza senso, Luisa invece il senso lo vede. Patriza R. ci chiede se davvero una madre può fare pensieri oscuri sui figli. Maria le risponde che è naturale farli eppure ciò non esclude che si amino. Nella storia la stessa madre, che ruba la bambola, anni prima aveva lasciato le sue figlie bambine, non le aveva viste per tre anni. Patrizia B. si è lasciata trasportare da questo coraggio. Nessuna di noi, quasi tutte madri, addita la madre de La figlia oscura per l'abbandono. Sarah dice che a volte è preferibile andarsene, i figli sono la cosa più bella che ti rovinano la vita. Luisa pensa che quella madre non ha avuto affetto e riferimenti da bambina, ha cercato invano di non ripetere l'errore ma non è riuscita, così se ne va. Lorenzo pensa che l'autrice abbia proprio di suo qualcosa di irrisolto nel rapporto madre figlia, o forse è psicologa. No, è squilibrata, dice laconica Manjolia. No ancora, non è psicologa, ha fatto una buona analisi, ci informa Rosanna tecnica. Sono dei thriller psicologici con al centro il corpo della madre. Ne La figlia oscura Leda vuole rubare il segreto dell'intimità del gioco tra madre e figlia attraverso una bambola. Ne L'amore molesto era un corpo nei vestiti l'oggetto d'attrazione. Quando Amalia si rende conto che quel che c'è nei vestiti non interessa più si uccide. La madri se ne vanno, le madri si uccidono. Non ne esistono di perfette, poi possono anche odiare i figli. I corpi entrano nelle relazioni, anche di madre e figlia. L'autrice vi indugia molto però, sostiene Maria, come in un sorta di compiacimento nel contorcersi di desideri perversi o di feticismo, tutto irrisolto. No, secondo Luisa. Perché Delia, figlia ne L'amore molesto, riesce a dire 'sono io Amalia', si riconosce in sua madre, si vede sua madre. Già, dice Patrizia R. E ne La figlia oscura Leda la restituisce, la bambola, come tornare dalla figlie dopo essersene affrancata, una sorta di urlo in biblioteca. In effetti è una madre tosta, riconosce Elke, ricordando che non si sposta col lettino per favorire una famiglia a stare vicini tra loro. Non a caso la famiglia è meridionale, aggiunge Lorenzo, rappresentativa di alcuni valori. Come il valore di fare figli, di non andarsene... Lorenzo, tu non hai capito niente delle donne! lo rimprovera sua moglie. Non è che non abbia capito. E' che a volte per darsi bisogna sottrarsi. E' che a volte si vive solo se si sta bene da morire.