Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

martedì 9 luglio 2013

fine quinta edizione, tempo di bilanci

Il due luglio scorso si è conclusa la quinta edizione.
Bellissima serata, la diversità che si trova.

Da settembre a luglio abbiamo letto undici libri e incontrato cinque autori. 
Per questa edizione l'itinerario prescelto è stato degli esordienti. Un itinerario rischioso, ma è andata bene, a parte un paio di eccezioni. Poi, a tratti, un po' rivoluzionari o coscientemente sbadati ( ché magari qualche libro proprio esordio non era ), l'itinerario, l'abbiamo disatteso. Ci piace fare così.

Eccoli i libri della quinta edizione:

Miriam e la geometria di Luisa Grosso
La valle delle donne lupo di Laura Pariani
Nient'altro che amare di Amneris di Cesare
L'eredità dei corpi di Marco Porru
Borgo Propizio di Loredana Limone
Il tempo tagliato di Silvia Longo
Il tempo è un dio breve di Mariapia Veladiano
Il rivoluzionario di Valerio Varesi
Le difettose di Eleonora Mazzoni
Atti mancati di Matteo Marchesini

Ed ecco gli autori che sono venuti ad incontrarci:
Luisa Grosso
Amneris di Cesare
Mariapia Veladiano
Silvia Longo 
Valerio Varesi

A metà settembre incontreremo Matteo Marchesini. 

Ed ora i compiti per l'estate.
E i bambini osservano muti di Giuseppe Marotta

Questa è l'edizione più speciale degli Itinerari di lettura. Ci è nato Mattia. 

martedì 2 luglio 2013

Atti Mancati, Matteo Marchesini

E' l'ultimo incontro di questa edizione, la quinta. Quella che ha visto la lettura di autori esordienti. Una scelta coraggiosa e rischiosa la nostra, ma non è andata male, a parte una o due eccezioni. Atti Mancati è un buon libro, con una scrittura brillante ed elegante. Forse appena un po' di autocompiacimento, ma è perdonabile. La storia è una storia d'amore finita. Una storia dove tutto finalmente reclama d'esser detto. C'è una malattia terribile dentro dove tutte le verità perdono valore, eppure, appunto, devono essere dette. Perché peggiore è la malattia dell'anima rispetto a quella del corpo. E' straordinario il percorso per arrivare alla verità, è coraggiosa Lucia, mi piace. Lei le cose le fa capitare. Addirittura una reazione estrema del suo organismo per catturarmi, pensa Marco il protagonista e io con lui. Non la trovo egoista, è l'ultimo atto d'amore condurlo alla verità. Se fosse andata a morire da sola allora non sarebbe restato davvero nulla. Eccolo il mio giudizio sul racconto. 
Ma qui ci sono Marco, il nostro, e Patrizia, Alessandra, Elke, B.Lavinia, Maria e Rosanna, Luisa, Lorenzo e Mattia, la nostra mascotte. 
Sarah concorda sulla malattia dello spirito che è terribile. Marco ha una vita pseudo appagante, ma non si sposterà d'una virgola fino a quando non avrà chiuso il cerchio. E questa malattia dello spirito è ben rappresentata da Davide, il fratello matto o che finge d'essere matto.
Maria è arrabbiata con Lucia. Doveva perdonarsi. Il libro inizialmente non l'aveva predisposta, soprattutto il linguaggio forbito può allontanare il lettore. Ringrazia chi glielo ha prestato perché, dopo le prime venti pagine, le è parso stupendo. Stupenda questa onestà nel raccontare il disagio di Marco di fronte a Lucia. Ed è per questo che lei è stata più dalla parte di lui. Lei l'ha trovata irritante nella pianificazione di questa via crucis. Bellissime, e ancora oneste, le pagine sul sesso presente e nel ricordo del passato.  
Rosanna, da brava analista, riconosce il percorso, riconosce le sedute di Marco con Lucia. Un percorso per costruire delle parole condivise. Al contrario di altri, per lei le prime pagine sono importanti perché la letteratura influenza il pensiero. Il letterato cosa deve fare? Il povero Marco cosa poteva fare? E' anche ironico il romanzo, sostiene. Perché chi scrive ha l'idea di lasciare per gli altri e invece si scrive perché gli altri vedano come sei veramente. Lucia, nel suo desiderio d'essere accompagnata a morire, non è altro che il lato ombra dell'altro, di Marco. Lui che non consegna il manoscritto dell'amico al maestro perché temeva che si riconoscesse subito che l'amico era buono di nascita, non di copertura, non da letterato. Il percorso è un percorso di cura reciproca. Ma non si può fare con tutti. Lucia e Marco avevano testa per farlo.  
Marco, il nostro, ha provato irritazione inizialmente. L'ha trovato cerebrale, ma d'una cerebralità funzionale alla storia. Il protagonista sembra volerci dire che ognuno di noi sta nel proprio mondo e le relazioni diventano dei riempitivi. Che la vita andrebbe vissuta in maniere diversa. Viviamo tutti in funzione di un dopo, difficilmente si vive legati al presente. 
Patrizia pure, come Maria, ha trovato il racconto molto sincero. Ed è certa che, dopo Lucia, Marco cercherà di fare meglio. A Lucia è costato tornare con la malattia, lo ha fatto per amore. Perché scopre che non è cambiato, e vuole cambiarlo. Scopre che è rimasto il bambino che crede di non essere visto. 
A B. Lavinia il libro l'ha annoiata quasi sino a pagina ottanta. 
Alessandra l'ha trovato pesante nella scrittura, però geniale il trio, l'equilibrio. E sostiene che Lucia torni per sé, perché sta male, non per Marco. 
Elke dubbiosa sul perché se ne fosse andata Lucia. 
Ci soffermiamo tutti a ragionare se sia un racconto autobiografico, se il punto cruciale del romanzo sia la mancata consegna del manoscritto dell'amico, sulla motivazione bellissima del perché non si finisca un libro, ché non tutti i libri sono fatti per essere finiti, sul padre di Lucia che non accettava Marco, sul fatto che di un amore resta che ci si possa scambiare la vita, alla fine.