Siamo pochini stasera. Colpa delle partite o forse della data troppo ravvicinata, semplicemente della poca voglia o dell'impossibilità oggettiva di presenza. Tant'è che siamo pochi, cinque. Ma noi, quei pochi ovvero Maria, Rosanna, Mercede, il grande Alberto ed io, abbiamo discusso lo stesso tra una caramella ed un'altra. Tutti vicini vicini.
Il personaggio più discusso è stato Madame, questa creatura magica che o la prendi così com'è o le dai dei gran calci nel sedere, per dirla con Maria. Anche il nonno non è stato da meno come oggetto di discussione. Un uomo diverso, fantastico, amante dei cambiamenti e sostenitore di chi aveva il coraggio di metterli in atto. Alberto però è un po' risentito col nonno perché pensa che, come amico, avrebbe dovuto dire di più a Madame, rimproverarla, suggerirle, esigere un certo comportamento. Il punto è che le poche volte che lui azzardava dei suggerimenti e lei li seguiva le cose andavano male, gli amanti fuggivano proprio come i destinatari delle lettere della nonna in mal di pietre che scappavano dinanzi al contenuto voglioso degli scritti. Il nonno ci ricorda il marito della nonna della precedente storia. Sicuramente in ali di babbo ci sono dei tratti già delineati nel primo romanzo anche se qui sono più vari, la scrittrice si sbizzarrisce. Ci da delle pennellate bellissime e toccanti di travagli interiori quasi incomprensibili. Ci mostra delle ingenue bellezze semplicemente spettacolari come la figura del ragazzino e la sua colazione con tè e pane e la nonna del musicista, esclusa per pregiudizio da una certa verità, entusiasta sostenitrice del contenuto della verità.
Leggiamo molti tratti del libro stasera, noto con piacere che io e Maria abbiamo sottolineato le stesse cose. Leggiamo delle frasi bellissime ma sconvolgenti, piene di paura, di poco coraggio o forse semplicemente umane. Frasi come finire prima della felicità, vivere la vita come fosse magia sennò è solo un grande spavento, chiedere un miracolo e non crederci dopo averlo ricevuto, la tristezza che scaturisce dalla responsabilità della felicità altrui, il fatto che non essere mai toccati è una cosa terribile, la ricerca della felicità peccato di superbia, insomma frasi così, di grande effetto ma anche di grande riflessione. Quanta gente non vorrebbe che la felicità altrui dipendesse da essa? Tanta. E il fatto di non essere mai toccati? È terribile. Allora si può capire Madame, nessun giudizio facile nei suoi confronti, nessuno che la additi come prostituta. E qui la scrittrice è stata una grande. Nella realtà una donna come Madame l'avremmo giudicata e agli occhi di tutti sarebbe stata solo una prostituta. Ma pensate che bello: cogli occhi della scrittrice in quelli del nonno è invece solo una persona che ha trovato un modo di sconfiggere la morte e chi non capisce questa cosa semplicemente non è alla sua altezza. Alla sua altezza! È di una delicatezza e di una intelligenza strepitosa questo pensiero e solo un uomo come il nonno poteva averlo. Sebbene Alberto, un po' come Luigi la scorsa volta, non riesca ad ammorbidire il suo giudizio sul nonno e, ci pensate? Quattro donne a fargli cambiare idea! A dirgli che un uomo che prende la morte come cambiamento, come alternativa a questa vita piena di ripetizioni, che crede nell'avvento dell'uomo nuovo anzi, proprio Madame era l'uomo nuovo, che vede la sua amica come il suo migliore amico maschio e riesce a dirle che sta benissimo dopo aver massacrato la sua bellissima chioma nera, be' un uomo così non può non piacergli. Intimorito dalla nostra difesa ha lamentato il fatto che come uomo è sempre in minoranza, che è una battaglia impari. Gli ho fatto notare che non è un male, anzi. Verrà fuori da questi incontri fortificato dal continuo confronto con donne, pronto ad affrontare qualsiasi donna e con una conoscenza dell'universo femminile così elevata che stupirà chiunque gli si avvicini. Non sembrava dispiaciuto all'idea. Che caro che è.
Durante la discussione, proprio come nel libro, hanno aleggiato spesso le ali di babbo, Alberto ne è rimasto affascinato. Questa strana abitudine, spesso tutta meridionale, di mascherare, in una sorta di aberrazione della protezione familiare, una separazione o una fuga con la morte lasciando ai figli solo un fruscio di ali. Di babbo.