Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 23 settembre 2009

Ali di Babbo di Milena Agus

Siamo pochini stasera. Colpa delle partite o forse della data troppo ravvicinata, semplicemente della poca voglia o dell'impossibilità oggettiva di presenza. Tant'è che siamo pochi, cinque. Ma noi, quei pochi ovvero Maria, Rosanna, Mercede, il grande Alberto ed io, abbiamo discusso lo stesso tra una caramella ed un'altra. Tutti vicini vicini.
Il personaggio più discusso è stato Madame, questa creatura magica che o la prendi così com'è o le dai dei gran calci nel sedere, per dirla con Maria. Anche il nonno non è stato da meno come oggetto di discussione. Un uomo diverso, fantastico, amante dei cambiamenti e sostenitore di chi aveva il coraggio di metterli in atto. Alberto però è un po' risentito col nonno perché pensa che, come amico, avrebbe dovuto dire di più a Madame, rimproverarla, suggerirle, esigere un certo comportamento. Il punto è che le poche volte che lui azzardava dei suggerimenti e lei li seguiva le cose andavano male, gli amanti fuggivano proprio come i destinatari delle lettere della nonna in mal di pietre che scappavano dinanzi al contenuto voglioso degli scritti. Il nonno ci ricorda il marito della nonna della precedente storia. Sicuramente in ali di babbo ci sono dei tratti già delineati nel primo romanzo anche se qui sono più vari, la scrittrice si sbizzarrisce. Ci da delle pennellate bellissime e toccanti di travagli interiori quasi incomprensibili. Ci mostra delle ingenue bellezze semplicemente spettacolari come la figura del ragazzino e la sua colazione con tè e pane e la nonna del musicista, esclusa per pregiudizio da una certa verità, entusiasta sostenitrice del contenuto della verità.
Leggiamo molti tratti del libro stasera, noto con piacere che io e Maria abbiamo sottolineato le stesse cose. Leggiamo delle frasi bellissime ma sconvolgenti, piene di paura, di poco coraggio o forse semplicemente umane. Frasi come finire prima della felicità, vivere la vita come fosse magia sennò è solo un grande spavento, chiedere un miracolo e non crederci dopo averlo ricevuto, la tristezza che scaturisce dalla responsabilità della felicità altrui, il fatto che non essere mai toccati è una cosa terribile, la ricerca della felicità peccato di superbia, insomma frasi così, di grande effetto ma anche di grande riflessione. Quanta gente non vorrebbe che la felicità altrui dipendesse da essa? Tanta. E il fatto di non essere mai toccati? È terribile. Allora si può capire Madame, nessun giudizio facile nei suoi confronti, nessuno che la additi come prostituta. E qui la scrittrice è stata una grande. Nella realtà una donna come Madame l'avremmo giudicata e agli occhi di tutti sarebbe stata solo una prostituta. Ma pensate che bello: cogli occhi della scrittrice in quelli del  nonno è invece solo una persona che ha trovato un modo di sconfiggere la morte e chi non capisce questa cosa semplicemente non è alla sua altezza. Alla sua altezza! È di una delicatezza e di una intelligenza strepitosa questo pensiero e solo un uomo come il nonno poteva averlo. Sebbene Alberto, un po' come Luigi la scorsa volta, non riesca ad ammorbidire il suo giudizio sul nonno e, ci pensate? Quattro donne a fargli cambiare idea! A dirgli che un uomo che prende la morte come cambiamento, come alternativa a questa vita piena di ripetizioni, che crede nell'avvento dell'uomo nuovo anzi, proprio Madame era l'uomo nuovo, che vede la sua amica come il suo migliore amico maschio e riesce a dirle che sta benissimo dopo aver massacrato la sua bellissima chioma nera, be' un uomo così non può non piacergli. Intimorito dalla nostra difesa  ha lamentato il fatto che come uomo è sempre in minoranza, che è una battaglia impari. Gli ho fatto notare che non è un male, anzi. Verrà fuori da questi incontri fortificato dal continuo confronto con donne, pronto ad affrontare qualsiasi donna e con una conoscenza dell'universo femminile così elevata che  stupirà chiunque gli si avvicini. Non sembrava dispiaciuto all'idea. Che caro che è.
Durante la discussione, proprio come nel libro, hanno aleggiato spesso le ali di babbo, Alberto ne è rimasto affascinato. Questa strana abitudine, spesso tutta meridionale, di mascherare, in una sorta di aberrazione della protezione familiare, una separazione o una fuga con la morte lasciando ai figli solo un fruscio di ali. Di babbo.

mercoledì 16 settembre 2009

Mal di Pietre di Milena Agus

Siamo in undici: Alberto, Mercede, Luigi, Chiara, Katia, Maria, Rosanna, Lucia, Rossella, Letizia e io. Stasera in libreria mi hanno raggiunto solo Mercede e Luigi, poi Luigi ci ha preceduto in bicicletta mentre  io e Mercede siamo arrivate con calma perché avevamo da chiacchierare durante il tragitto. Ci sono due nuovi itineranti, Rossella e Lucia, e molti assenti, alcuni molto giustificati come Lorenzo e Luisa che avevano un matrimonio, il loro, anche Barbara giustificata dato il suo trasferimento a Roma ma ha promesso che leggerà a distanza e ci farà pervenire il suo pensiero; altri meno giustificati o solo giustificati, ognuno sa le proprie cose.
Luigi, ma ne ero certa, è diventato un lettore avido, che si rammarica se non ha un libro e quelli finora letti col gruppo gli son piaciuti tutti sebbene mal di pietre forse l’ha caricato di troppe aspettative e ne è rimasto deluso, tra l’altro il finale con la morte della nonna non l’ha entusiasmato. Ma come, Luigi? La vera storia inizia proprio dalla morte, suggerisce Letizia e vedo gli occhi stralunati di Rossella a questa affermazione e la sua ingenua esclamazione di non averci capito nulla. Capita a volte, Rossella, ed è già capitato a qualcuno di noi di avere lo sguardo smarrito alla ricerca disperata di un compagno di lettura che lo rassicurasse sull’aver letto lo stesso libro. Be’, come insegna Mercede e Lei insegna, è un virtuosismo letterario quello di inserire in un libro una lettera che è poi la chiave di volta dell’intero lavoro. Maria legge la lettera. Che bella che è! Io adoro le lettere. Ne ho trovata una bellissima ne la lunga vita di marianna ucria, una delle più belle lettere scritte da un uomo ad una donna. Tutti ci siamo fermati ad ascoltare stupiti per la bellezza che si sprigiona dalla lettura della lettera del reduce. Forse anche un po’ invidiosi del garbo e dell’amore. Attenzione però, ha ragione Letizia: non consideriamolo poco profondo questo libro solo perché si parla d’amore, come fanno tanti libri. No no, affatto. Eppoi è così bello questo amore immaginato, vissuto solo nella mente follemente straordinaria della nonna. Già ma proviamo a pensare anche all’elemento scandaloso di questo amore, alla coercizione e alla esclusione. E allora questo librino che parla d’amore ci mostra anche tutta la sofferenza di una esclusione, ci ricorda, come fa Maria a sua volta, che di storie di donne che osavano cantare, ballare, scrivere poesie e per questo poi venivano internate ce ne sono tante. La donna che scrive è matta, la nonna lo è.  Ma ha un bellissimo rapporto col marito, di rispetto e accettazione di questa sua follia. Di amore mi verrebbe da dire. Il nonno è in pena per lei quando cade sulla scala mobile della stazione, e non chiede mai nulla della sua curiosità delle case di ringhiera, e non aveva chiesto  mai nulla neanche a letto fino a che lei stessa non glielo aveva concesso. A Luigi la nonna sta antipatica e gli sembra che nonostante la sua cattiveria se l’era cavata benissimo in fondo, aveva dato poco e ricevuto tanto da quel bellissimo personaggio che è stato il nonno così, prendendosi una rivincita letteraria, è felice quando la nipote preferisce il nonno alla nonna. Dalla domanda di Letizia su dove mai Luigi abbia potuto vedere il male di questa povera donna si scatena un dissenso generale che salva la nonna dai pregiudizi del nostro itinerante. Siamo tutti d’accordo sulla bellezza del nonno e, come dice Mercede, tutte vorremmo un marito così ma il nonno è l’eccezione. Chiara ci fa notare che il nonno avrebbe potuto vantare i suoi talami diritti e, vista anche l’epoca del racconto, eccome! Invece rispetta quella sorta di patto prematrimoniale tacito e neanche troppo tacito dacché non era un segreto che lui avrebbe continuato come continuò a frequentare le case chiuse. Eppoi l’aveva pure mandata alle terme, con tutto quello che succede alle terme! Ammaniti docet. E a Chiara è rimasto impresso ma non solo a lei, anche ad Alberto. Io penso che quando la nonna ha deciso di darsi ha compiuto un vero atto di generosità, ha fatto un dono davvero grande, chi è donna può capire,  lascia pure che fosse mascherato dall’economia familiare. Ma forse era amore, quello reale parallelo a quello albergato nella sua mente, e lei non l’aveva riconosciuto. Finalmente interviene Rosanna che sempre ascolta come una gatta sorniona per poi graffiare inaspettatamente. Lei è sconvolta dal finale. E ci suggerisce che non dobbiamo cercare l’eroina o l’eroe del romanzo, il nonno o la nonna, tanto centrale e protagonista è semplicemente la passione prescindendo dalla schizofrenia. E quando una passione non si esplica in un rapporto diventa mal di pietre. L’amore è altrove spesso. La nonna e il reduce hanno potuto fare l’amore con le loro fantasie, la loro era una relazione completa, il reduce glielo riconosce. È la passione che muove tutto. Quella cosa che ti prende la testa e non ti fa ragionare, ti controlla. Fa soffrire. Be’ no, dice Mercede. Non è solo passione quella della nonna, c’è follia, malinconia, umore nero, infelicità, male di vivere che è quello che la porta a non avere rapporti. E poi la passione non può colpire una madre, l’uomo non è madre e di passione può ferire ma la donna no. E no! Maria non ammette la mistica della maternità. Perché i padri dovrebbero seguire le loro passioni e le madri no? Abbiamo appena detto che la passione è una roba fortissima come si fa ad esentarne la donna? Mercede non riesce a giustificare. E Letizia amorevolmente dice che forse neanche chi la vive non la giustifica e se c’è la vivi male, non la accetti quasi, ma devi viverla. Già, ribadisce Rosanna, perché non è una cosa controllata. Proviamo a pensare a Medea che ha ammazzato i figli. Ma poi: perché criminalizzare solo la passione amorosa? La superbia è passione, l’accidia pure e così la lussuria e tutte le altre, eppure questa società le accetta. Luigi è piacevolmente sorpreso alla scoperta di queste passioni perché pensava di non averne e invece stasera ha scoperto che ne è pieno!  Sono quasi le 21.00 e ali di babbo è restato fuori dalla discussione tanto ci siamo appassionati alla passione e poi c’è Luigi che ancora insiste nel dare contro alla nonna e Maria invece l’ha presa a cuore la nonna e non vuole chiudere se non riesce a fargliela piacere. Ma non c’è verso. Dice che avrebbe dovuto fermarsi a ragionare….cosa? per poco non lo sbraniamo. Come poteva ragionare? Ha il male di vivere, ripete Mercede. E Lui allora ancora per screditarla ci ricorda che la nonna scriveva a tutti, un po’ facilotta lo era. Forse come dice Alberto lei cercava solo un compagno ma non aveva la cura, aveva questa passione forte, un po’ come quella per il gioco che magari vorresti ma non ne vieni fuori. Nulla, a Luigi non piace questa donna. E Maria sfinita gli fa notare che la sua semplificazione passione uguale amore uguale ragione è molto pericolosa. Ed io aggiungo che evidentemente Luigi è uno che spesso resta un passo dietro le passioni; Mercede allora gli suggerisce della tenerezza da provare nei confronti di questa donna che ha la passione senza averne l’oggetto e per questa mancanza altro non è diventata che una fissa la sua passione, un paradiso che si è  trasformato in inferno. La nonna aveva cercato l’amore e non avendolo trovato se l’era costruito come ricorda Letizia. Già. Rosanna legge la frase iniziale del se non t’incontrerò mai lascia almeno che senta la tua mancanza e ci plachiamo su una frase e una richiesta tanto straziante quanto delicata.
Ci vediamo mercoledì prossimo 23 settembre alle 19.00 per discutere di ali di babbo.  
Lucia, al suo primo incontro, ha preferito star zitta, speriamo di non averla spaventata. Anche Katia è stata silente ma lei, se la conosco un po’, è perché non sta bene.
Buona lettura e a presto.