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Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)
domenica 20 settembre 2015
lunedì 14 settembre 2015
Luce perfetta, incontro con Marcello Fois
Presenti Marco, Rosanna, Patrizia R., Alessandra, Stefano, Margherita,
Carla, Giuseppina, Sarah, Elke, Rita, Tiziana, Maria ed io, incontriamo
Marcello Fois. Così come ci eravamo lasciati.
Luce Perfetta è la conclusione della saga della famiglia Chironi. In
primo piano Domenico e Cristian. Non sono legati da un vincolo di parentela, ma
da uno forte affettivo, sì. Sono cresciuti assieme e quando Domenico si fidanza
con Maddalena, per Cristian non c’è più spazio. Ma lui è un Chironi. Una
famiglia che è sempre caduta in piedi. Ritroviamo Marianna, più saggia che mai.
E scopriamo Maddalena.
Che differenza c’è tra questo libro e i due che lo precedono? Oltre al fatto che ci sono ancora troppe
morti?
Metaforica la morte di Cristian. Maddalena sembrava un colosso.
È il romanzo delle copie. I Guiso
primeggiano rispetto ai Chironi. Ma non hanno l’epica. Maddalena, invece, è
l’altra Marianna. È l’unica che capisce la tattica di Marianna, che ha deciso di
far finire i Chironi. Respingo l’obiezione delle troppe morti. Sono numeri di
morti normali. Non dobbiamo dimenticare che i Sardi erano sempre precettati.
Nella prima guerra mondiale ci sono stati 130.000 morti su una popolazione di
800.000 perone. Questo romanzo è il più avventuroso, ed è pieno di citazioni
che mi piacciono. Per esempio il primo
capitolo è una citazione pura del Vangelo di San Matteo. Tra l’altro, il
seminario dei Legionari di Cristo esiste davvero. Poi c’è la citazione per
eccellenza, Manzoni. La vigna di Renzo quando Domenico torna a casa Chironi. Ancora,
la citazione del pesce. Ed Enrico IV, con il rapporto tra giovinezza e
anzianità. Infine Epicuro con la morte non esiste.
Ma, se il lettore non le vede, ti dispiace?
Il lettore se ne accorge. Sai che
bello un libro che contiene un altro libro? I classici lo fanno. Si fidano del
pubblico.
Il capitolo sulla vocazione a pag. 262 è potentissimo. Vera
letteratura.
È quella che Petrarca avrebbe
definito accidia. È la retorica del Santo, quella di Luigi Ippolito che pensa a
Domenico con affetto. C’è una dipendenza affettiva tra Domenico e Cristian.
Senza risvolti necessariamente fisici. Una dipendenza violentissima. Mimmiu
guardava Vincenzo perché voleva essere come lui, come deve essere una persona. Ma
sono uomini senza donne, questi. Ripeto, è tutto abbastanza speculare, questo
romanzo.
Marianna straordinaria.
Già. Si capisce che Cristian non
era morto perché non c’era nelle sue visioni mentre moriva. Ma la tristezza è
che i ritorni non sono mai felici, se si pensa ai classici. Vedete l’Odissea.
La fustigazione, perché?
Per punirsi. Il senso di colpa
per essere violentemente felice per l’infelicità altrui. Domenico è il
personaggio più bello, almeno per me, come scrittore. E Maddalena poteva
innamorarsene. Lei ignorava del tutto la natura di Domenico.
Oltre a Marianna, troviamo una Nevina bellissima.
Maddalena stava custodendo il
nuovo Chironi. Anche in termini di patrimonio. La paternità è uno degli
argomenti forti. La paternità non è settoriale. La maternità è universale. Sono
madri di chiunque, le madri. Per questo è diventata soverchiante in questo
paese. La funzione sociale del femminile si è amplificato in maniera enorme.
Bisognerà ridefinire la paternità, è un argomento che mi sta molto a cuore. C’è
un idillio in corso dove tu padre non conti. I nostri avi risolvevano con altre
funzioni. Erano meravigliosamente pratici. Per loro l’amore era un attimo di
innamoramento. Tutto il resto era rievocazione di quell’attimo. Che poi non è
sempre pratico ricordare.
La memoria individuale seleziona. C’è un personaggio di Borges che
ricorda tutto e impazzisce.
Sì. Esiste un momento in cui
amarsi è mettere da parte quello che non ci aiuta, quello che non si può
sopportare. Se questo principio lo si applicasse in grande, pensiamo
all’apartheid, i risultati sarebbero straordinari. Non è che non ci si odia
più. Si è deciso e basta. È una questione di formazione. Stiamo formando
generazioni poco abili al sacrificio.
Geniale il finale con la pagina bianca.
Teatrale. È una pensata che ho
avuto assolutamente subito (già pag. 5 di Stirpe). Ho scritto dal 2009 ad oggi.
La Parola è profonda. È quello l’atteggiamento della Luce perfetta. Stupore e
attesa.
Perché l’hai fatta diventare più bella Marianna?
Pensavo ad una persona precisa.
La morte, ad alcuni, fa meravigliosi.
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