Ada e Lauretta, cugine, orfane
entrambe, sono state allevate dalla nonna. Ma quello che si racconta in questo
libro sono storie di letto dei loro antenati. Viene ritrovato il diario della
nonna, con dentro rivelazioni inaspettate, figli sparsi, avi dal sangue blu
discutibile e gusti sessuali indicibili. Ada, a quasi quarant’anni, è una donna
libera sessualmente. Un incontro sconosciuto di una notte avrebbe potuto
renderla madre.
Presenti io, Giovanni, Marco,
Annalisa, Giuseppina, Patrizia B., Maria, Marina, Sarah e Alessandra.
Esordisco col disgusto che ho
provato a leggere questo libro. Quando l’ho prenotato, la libraia l’ha definito
carino e divertente. Per me non è né l’uno né l’altro. Anzi, a tratti
raccapricciante. Viene descritta una violenza sessuale come fosse la cosa più
normale che ti possa capitare durante un giro in barca. E poi questo continuo
spiare tra le lenzuola, ché se non racconti un po’ di sesso non c’è gusto. Mi
ha infastidito, e parecchio, dover pensare che l’emancipazione femminile passi
attraverso la sfera sessuale.
Maria ritiene che questa mia
ultima frase sia carica di moralismo, ma io, moralista, non mi sento affatto.
Ma tant’è. Anche a lei non è piaciuto. Non l’avrebbe mai comprato di suo, ma
salva tante cose. Delle antenate si chiede cosa potevano fare le donne. La
sessualità domina sia nella rottura totale degli schemi che nella adesione
totale agli schemi. Lei non ha sopportato Daria, l’amica di Ada. È una
femminista che taglia con l’accetta. Invadente e invasiva. Per il resto, è
davvero tutto possibile nel mondo delle emozioni e dei sentimenti.
Per Giuseppina questo libro
chiude il pensiero. Troppe vicende, un eccesso di cose che succedono, senza
dare il tempo al lettore di collegare qualcosa di suo. È un libro freddo, come
il personaggio. Gaddo, il marito di nonna Ada, non riesce però a vederlo come
un violentatore. Il suo atteggiamento era puro investimento erotico.
Secondo Marina il piacere
femminile ha cambiato la struttura sociale del nostro tempo. Trova belle le
donne che vincono le categorie delle loro epoche. Lei non è schifata da quello
che è accaduto alle loro madri. Tuttavia, ha fatto capolino nella lettura della
Ferrante, ed è tutto un altro leggere.
A Marco non è piaciuto. Ma ha
scoperto che cos’è l’arte topiaria. L’arte di modellare le siepi.
Sarah ritiene che la Pitzorno
racconti con leggerezza qualcosa che non può essere leggero.
Alessandra è perplessa.
Mentre Annalisa riesce solo a
dire che purtroppo storie di stupri ce n’erano, eccome.
Per Giovanni è stato un libro
illeggibile.
Patrizia B. ci chiede se anche
secondo noi lo zio Tancredi fosse femmina. Il finale, ai limiti della più
sciocca tragicomicità, pensa sia un espediente per fare il seguito.
Marella non l’ha finito, ma le
stava piacendo e lo finirà sicuramente. Trova la storia tra Ada e il vecchio molto
bella, ma riconosce alcune parti noiose.