In attesa che arrivino tutti,
proviamo a mettere giù nuove proposte di lettura per il prossimo incontro,
ormai l’ultimo di questo ottavo itinerario. Non solo. Anche del nono, visto che
si vuole ancora leggere. E per molti anni.
Per il prossimo incontro viene
accolta la mia proposta, un nuovo Camilleri. Mentre per il nono itinerario
viene accolta la proposta di Sarah che ha avuto una idea geniale che
accontenterà tutti: i gusti degli Itineranti. Ogni lettore proporrà un libro,
non importa il genere letterario. Un libro che gli piace. Restano ferme le
condizioni, di autore italiano e vivente. Chi propone il libro si incaricherà
anche, se riesce, di contattare l’autore ed invitarlo alla nostra discussione.
Altre proposte, non accolte, sono state la risata, il disagio, l’adolescenza,
le fiabe per adulti, le autobiografie.
Intanto sono arrivati quasi tutti
quelli che ci saranno questa sera. Maria, Patrizia R., Giuseppina, Margherita,
Alessandra, Marco, Lavinia, Sarah, Annalisa, Rosanna, Giovanni.
Camilleri è stato un rischio col
suo italiano siciliano. Per tanti stasera presenti un battesimo, non andato
male per fortuna. Per Patrizia una vera e propria cotta a prima lettura.
La storia narrata dall’autore è
quella di Eleonora, vedova del viceré di Sicilia don Angel de Guzmàn. Siamo nel
1677, quando per la prima volta e per pochi giorni, un ciclo lunare, la Sicilia
ebbe un viceré donna. Donna Eleonora, appunto, che don Angel si era premurato
di indicare come successore alla sua morte. Il nuovo viceré deve scontrarsi con
l’illegalità diffusa, con desideri corrotti, con la profanazione di giovani
donne in luoghi che avrebbero dovuto proteggerle, col popolo affamato da una
tassazione schiacciante.
Sarah lo dice che è di parte, che
a lei Camilleri piace sempre. Ma qui l’ha apprezzato ancora di più, perché
riesce ad essere leggere, sempre, anche raccontando nefandezze indicibili. Poi,
sempre critico. E a chi fa notare la difficoltà della lingua, il siciliano, restituisce
che le è stato più faticoso lo spagnolo. In effetti molti dialoghi di Eleonora
sono in spagnolo, e la difficoltà di lettura è stata reale.
Patrizia ha trovato affascinante
la descrizione dell’ascesa di questa donna. Sullo stile, l’ho già anticipato,
ha preso una cotta per l’autore perché il dialetto è molto, molto di più della
lingua che usa. È come un film in bianco e nero che perde l’essenza se lo si
colora. La lingua è un romanzo nel romanzo, e c’è una specie di saggezza nel
suo uso.
Maria aveva saltato la prima
parte per andare a cercare subito Eleonora. Poi, poco fa, mentre ci aspettava,
si è accorta di aver perso della descrizioni di don Angel bellissime. Era molto
diffidente, nel senso che non si fidava di sé, ma ne è stata assolutamente conquistata.
Non ha potuto godere della lingua, sebbene abbia avuto più difficoltà con lo
spagnolo, ma si è divertita come fosse a teatro. Ora è orgogliosa di aver
superato l’ostacolo, ma, deve ammettere, che la storia non le ha lasciato
molto. Le è sembrato un romanzo sull’astuzia di una donna, più che la storia di
Eleonora.
Giuseppina trova che il libro si
legga, non lo ha finito solo perché presa da altre cose. Anche lei ritiene che
non lo si gusti del tutto. E che per trattenere qualcosa ha dovuto leggerlo ad
alta voce. Secondo lei è un libro che non favorisce l’introspezione, perché si
resta un po’ all’esterno. Poi, Camilleri è un autore che ti porta dove vuole
lui. Sul dialetto dice che nella lingua che ci è propria si riescono a dire
cose atroci con facilità.
Lavinia non ha capito se le piace
o non le piace, il libro. Un po’ si è persa, ma le è venuta la curiosità di
documentarsi su questa storia originale, scritta in maniera originale.
Annalisa ha sentito stanchezza
perché la storia ha tirato fuori di tutto di più. Una storia utile, comunque.
Marco ha elogiato il dialetto
così espressivo, Alessandra pensava di far fatica e invece no.
Rosanna gode moltissimo delle
spiegazioni di Camilleri all’inizio della puntate su Montalbano, il telefilm. Ma
non ha capito cosa ci sia di vero in questa Eleonora. Sicuramente il lettore è
stato graziato, perché l’autore ha avuto l’accortezza di scrivere il dialetto
in forma orale, così come si legge.
Margherita è rammaricata perché
tutto, poi, torna come prima.
Già. Eppure io ho ammirato
tantissimo donna Eleonora, il suo procedere fermo e deciso, sapendo forse che
tutto sarebbe tornato come prima. Cosa c’è di vero, Rosanna? C’è tutto. Il
viceré donna Eleonora ha fatto cose grandissime in soli ventotto giorni. Ha
dimezzato il prezzo del pane, abbassato il numero dei figli per i padri onusti,
creato dei ricoveri per le orfane e per le vecchie prostitute, ha fatto
dimettere l’intero Sacro Regio Consiglio corrotto. Non vi ho trovato solo
astuzia. Eleonora è sicuramente intelligente, oltre che bellissima, e combatte
con intelligenza che, se anche declina in astuzia, mi rende fiera di
appartenere al genere femminile. È una donna sola, confortata solo
dall’amicizia del medico, eppure non si spaventa.
Di questa donna si è rischiato di
non venire mai a conoscenza. Non è citata negli annali dei viceré, mentre in
una Storia Cronologica dei Viceré e in un Dizionario, editi in Italia, è solo
accennata. Una inspiegabile, o forse troppo spiegabile, omissione.