Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

martedì 27 gennaio 2009

Il Rogo di Berlino di Helga Shneider

Come sempre il ritrovo iniziale è in libreria un po' prima dell'ora prestabilita di modo da avere il tempo di raggiungere la sede ACLI. Solitamente qui mi raggiunge Letizia, ma stasera son venuti anche Lorenzo e Barbara con Federica. Titty non c'è perché ha la scuola di notariato. Sono le 18.40.....ho appena finito di leggere il rogo di Berlino, temevo di non farcela! Per recuperare tempo io e Cosetta, una nuova itinerante, ci siamo organizzate così oggi: nel viaggio di ritorno verso casa lei guidava ed io leggevo a voce alta, proprio come coi bimbi! Ad un semaforo un signore a fianco ci ha guardate perplesso. Poi una volta  a casa io ho preparato il pranzo e lei ha letto e così ci siamo portate avanti di un bel po' di pagine. In libreria c'è stato una piccola carrambata. Avevo notato che Federica guardava con interesse Cosetta e allora ho pensato che questa potesse avere la bocca sporca o il caffè sul naso e nessuno – come quasi sempre capita – aveva il coraggio di dirle di pulirsi. Ho guardato Cosetta ma, in effetti, era a posto. Federica continuava a guardarla finché non si è resa conto che era la stessa Cosetta con cui per tanto tempo aveva avuto a che fare per lavoro e quasi esclusivamente al telefono. Che bello! Usciamo e raggiungiamo la sede. Questa sera alcuni non potranno esserci ma in compenso si sono aggiunte nuove persone come Federica e Cosetta appunto, Roberta e Marco. Un breve momento mondano perché Luigi oggi compie gli anni e ha portato da bere, poi ci fiondiamo tutti nell'argomento rogo di Berlino che la gran parte ha letto con interesse. Stasera apre la discussione Alberto, che mi è parso un po' sottotono ma sarà la stanchezza, e vuole che si rifletta sulla giornata particolare che è il 27 gennaio dicendo che forse è scontato ma, come giustamente lo redarguisce Letizia, nulla è scontato. Io e Alberto abbiamo avuto la stessa idea per aprire stasera ovvero la lettura di un pensiero. Io ho portato Primo Levi e il suo se questo è un uomo,  Alberto invece il pensiero di una piccola vittima del nazismo, Peter,  filo spinato. Luigi legge Levi e Barbara legge Peter. Si incomincia. Stasera siamo molto coinvolti, forse il fatto d'aver letto ancora qualcosa d'altro sulla guerra ci ha sensibilizzato maggiormente o magari è la giornata particolare che ci coinvolge di più. Non so. Sta di fatto che io e Luigi siamo d'accordo sul fatto che, solitamente, quando si dice guerra ci si riferisce al secondo conflitto mondiale come se - e probabilmente è stata – quel momento storico sia stato una diffusione di odio senza pari, la guerra per antonomasia. Helga poi, come ci ricorda Barbara, descrive benissimo, ce la fa quasi vivere la guerra. Io stessa per tutta la notte precedente avevo avuto immagini di corpi dilaniati, di teste mozzate tra i cavoli e di macerie che mi si ripetevano nella mente. Anche a Cosetta è capitato. Credo sia capitato a tutti dopo la lettura del terzo libro. Quello che stasera mettiamo a fuoco e forse comprendiamo - e che nel precedente incontro ci eravamo domandati - è il perché di quel delirio collettivo, il perché di tanta popolazione inerme poi dinanzi a questo delirio. Forse una risposta la lettura del terzo libro ce l'ha data, è Opa a darcela quando sostiene che caratteristica del popolo tedesco è il fanatismo. E probabilmente dinanzi al fanatismo può soccombere tutto, anche un barlume di razionalità. Questo capita anche oggi, la storia si ripete, ma Luigi è perplesso sulla collettività fanatica, si chiede cos'è che faccia la differenza, chi decide per chi. La differenza, gli dico,  forse è il fatto di morire per un sì o per un no; o semplicemente ( Letizia )  perché le dittature sono esplosive aggiunte ad un popolo esaltato ( Giusy ). Ci soffermiamo sul fatto che in Germania, nel periodo che analizziamo, il ministero della Propaganda sia un ministero d'una certa rilevanza e sicuramente non a caso. Un ufficio che emetteva messaggi esaltanti continui che in un popolo già inquadrato ( Federica ) non potevano che trovare terreno fertile; che in questo terreno se ne inventavano di ogni per reclutare chiunque e dar vita alle varie gioventù che andavano a morire ( vita ).
Durante la serata e la discussione spesso siamo tornati su Helga, sul suo personale conflitto, sul fatto che, più che la guerra, sembri aver sofferto la mancanza d'affetto ( Letizia ), sul fatto che sia una testimonianza importantissima ( Luigi ) dove si trova sempre qualcosa di nuovo e di interessante, come ad esempio il fatto di vedere il Furher come persona che non si adira – che è inimmaginabile per la platea -  Certo, una testimonianza così io credevo di non poter avere più. Mi ricordo che, quando mio padre raccontava, spesso mi dicevo che quando non ci sarebbe più stato nessuno a raccontare, la guerra sarebbe stata davvero lontana. Allora ci penso e Helga ha realizzato – almeno per me – un riavvicinamento temporale e la guerra è maledettamente vicina, era neanche ieri.
Son quasi le 21.00. Siamo tutti d'accordo sul fatto che Helga debba scioglierci tanti quesiti, provvederò ad informarla e ad invitarla nuovamente. Luigi esige la sua presenza. Roberta, al suo primo incontro, è soddisfatta perché ha conosciuto una nuova scrittrice. Anche Marco, di poche parole, esprime consenso. Ci fermiamo a decidere il prossimo incontro e il prossimo autore...perdonne! Il prossimo autore è già deciso, dobbiamo solo sceglierne il libro. Luigi mostra tutta la sua soddisfazione perché qualche giorno fa in un documentario sulle Vele di Scampia hanno fatto il nome di Carofiglio e lui era orgoglioso di conoscerlo e di doverlo leggere. Lorenzo, dacché iniziamo un nuovo percorso, suggerisce anche di confrontare nei prossimi incontri i diversi modi di scrivere degli autori e la cosa ci sembra interessante e viene approvata da tutti.
Dunque ci si vede il 18 febbraio prossimo alle 19.30 con la lettura de il passato è una terra straniera.
Anche questa serata è andata bene. Luigi ha mostrato un entusiasmo ed un interesse che potrebbe bastare a tutto il gruppo e meno male che stasera non c'era Maria sennò sarebbe stata una bella gara! Però...tutti i miei itineranti sono interessati ed entusiasti, attenti e curiosi.....Barbara stasera conosceva addirittura le pagine dove erano segnate le cose di cui parlavamo! Giusy quasi la temeva per la precisione!

mercoledì 14 gennaio 2009

Heike, Lasciami Andare Madre di Helga Shneider

Sono emozionata, è il primo incontro questo e un po' d'emozione c'è: il progetto ha proprio preso il via. Alcuni itineranti, premurosi, m'han fatto sapere di non essere riusciti a leggere entrambi i libri....tranquilli, nessuno esamina nessuno. Altri che non potranno esserci all'incontro...pazienza! Luigi è giustificatissimo perché domani ha un esame - in bocca al lupo! -
Alle 19.00 Letizia mi raggiunge in libreria, c'è già Titty con me, e da qui si va alla sede. Son felice quando arriviamo: Maria ha portato due persone, Marisa e Rosanna; e Annalena, che m'aveva detto sarebbe venuta solo sua figlia, è riuscita ad esserci anche lei. Poi arriva anche Mercede, che carina! è venuta nonostante sia in pieni preparativi matrimonio. Giusy stavolta c'è ed è pure attentissima. Insomma siamo in 14: Alberto, Titty, Letizia, Giusy, Lorenzo e Luisa, Annalena e sua figlia, Beatrice, Mercede, Maria con Rosanna e Marisa, io. Sono le 19.40: iniziamo. Sono imbarazzata. Ancora una volta in cattedra e chiedo ad Alberto di starmi vicino. Ringrazio i presenti per esserci e comincio...ma da dove? i gatti io li adoro e solitamente il mio mi aiuta spesso a togliermi dall'imbarazzo così inizio proprio da Mauzi, da questa mamma gatta dolcissima che è sempre in sottofondo in 'Heike', questa mamma gatta che coi suoi gattini costantemente richiama l'idea della famiglia e del calore familiare. Io me la sono immaginata Mauzi, una bella gatta bianca e nera, magrolina, con gli occhi vispi e intelligenti. Faccio notare, ma se ne sono accorti tutti, che il nome della gatta è molto assonante col nomignolo con cui Helga veniva chiamata da sua madre, Mausi. Poi proseguo. Iniziano ad intervenire e inizia a sciogliersi l'imbarazzo, iniziamo anche a dire cose personali. Io mi commuovo pensando a mio padre, al suo silenzio assordante davvero simile a quello del papà di Heike; mi faccio tenerezza rivedendo i miei ulivi e riconoscendomi nella bambina che abbraccia il melo prima e il noce poi. Maria non è d'accordo sul sentimento di pietà o di solidarietà della platea verso Helga in 'Lasciami andare, madre'. Ritiene che sia stato detestabile questo infierire o questo voler trovare una madre, ritiene che il sangue da solo non basti a fare di una persona una madre e di un'altra una figlia, ritiene che la frase 'dopo tutto è mia madre' non sia dicibile. Anche lei si lascia andare a sentimenti personali come me. Si apre un bel dibattito su 'Lasciami andare, madre'. Ascolto, compiaciuta dell'interesse che il libro ha suscitato nonostante la coercizione di lettura in periodo natalizio. Tutti dicono qualcosa su Helga o su sua madre. Secondo Letizia Helga agisce così perché non poteva fare altrimenti; Annalena ritiene che in fondo in Helga c'è la speranza di trovare una madre; Giusy pensa che Helga sia combattuta tra perdono e odio e qui Maria ci rammenta una frase del libro che è forse la chiave di lettura di questo dialogo di circa due ore d'un pomeriggio piovoso: 'Non la odio semplicemente non la amo', una sorta di anestesia delle emozioni, dei sentimenti. Lorenzo approccia Maria con il 'lei' più volte fino a quando Maria si erge ad esigere il 'tu'...torniamo ad Heike. A come sono importanti le radici, i due alberi confidenti della piccola anche questo simboleggiano. E allora mi viene in mente ancora Helga: forse in sua madre è le radici che cercava pur non amandola né odiandola...Heike ispira simpatia alla platea, la ispira sempre anche quando dice le bugie, perché abbraccia un albero e da questo riceve sempre risposte sensate, perché sceglie la sua casa solo se c'è un giardino. Dovremmo ritrovare il piacere d'un giardino. Anche Frau Anna ha la simpatia degli itineranti e così John, l'uomo nero dal buon odore. Maria pensa che Heike sia perfetta come sceneggiatura d'un film, tutti lo pensano. Il dibattito diventa complesso ad un certo momento della serata: i due libri sono riusciti a farci porre l'attenzione sul momento attuale di guerra che sta lacerando Israele e Palestina; sono riusciti a farci mettere in evidenza come a volte la follia collettiva possa essere suffragata - solo per propaganda - da riviste scientifiche e come appunto il collettivismo debba essere combattuto con la parte razionale di ognuno di noi ( Annalena e sua figlia ). Qui il discorso si fa ancora più interessante, riusciamo a parlare di razzismo, non solo quello eclatante delle leggi razziali appunto ma anche quello subdolo e ipocrita dei giorni nostri sebbene Beatrice ritenga che spesso i pregiudizi sono scatenati da fatti concreti, quotidiani. Allora vien fuori un assioma che potrebbe sembrare scontato, potrebbe sembrare acquisito ma in realtà non lo è e cioè che è fondamentale non fare differenze ( Letizia ). Il teorema viene infranto subito da una frase altresì femminista cui Maria si lascia andare e che fa risentire Alberto....è fondamentale non fare differenze anche tra genere femminile e genere maschile! La serata sta andando davvero bene, sono tutti coinvolti, anche Marisa e Rosanna, le nuove arrivate. Torniamo ai due libri. Rosanna porta la nostra attenzione su Eva, la cugina che accompagna Helga nella visita alla madre e che spesso, impietosita dalla vecchiaia, dalla umanità a tratti della mascella tremante, esorta sua cugina a fermarsi. E allora si chiede e ci chiede come mai nella storia non c'è mai una parte 'Eva' che dice - fermati! - e Marisa a tal proposito ci fa notare come l'inferno di Gaza sia sotto gli occhi di tutti attraverso l'informazione, che il mondo oggi non è distante eppure siamo inermi come lo sono stati i tedeschi civili all'epoca.
Si son fatte quasi le nove, la gran parte di noi non ha cenato così qualcuno inizia ad alzarsi. Stabiliamo quando rivederci ma è quasi scontato: ci rivediamo il 27, nella giornata della memoria, ore 19.30 e....dacché alcuni hanno letto entrambi i libri e altri devono finire, quelli che non hanno finito finiscono e quelli che l'hanno già fatto, per non sentirsi 'inutili' leggono 'il rogo di berlino'.
Ci salutiamo, sono troppo contenta, tra l'altro oggi è stata una giornata pesante ma sono riuscita a non pensarci più. Sono stata bene. Ci fermiamo ancora a parlare sotto il portone della sede, aspettiamo che Alberto chiuda e mentre aspettiamo ci chiediamo il motivo della scelta del nome del personaggio Heike....penso alla medaglia della mamma di Helga, al nome che vi era inciso e che era la sintesi dei nomi a lei più cari. Chissà se 'He' iniziale non sia proprio di Helga...faremo una ricerca. Facciamo un pezzo di strada assieme io, Letizia, Titty, Giusy, Alberto, Lorenzo e Luisa. Letizia mi propone una pizza, Giusy è con noi e Lorenzo e Luisa si accodano volentieri. Camminiamo fino a via de' Falegnami, siamo diffidenti su una pizzeria che è quasi vuota ma alla fine entriamo. Bologna è spettacolare stasera, è proprio lei, quand'è così io la adoro. Dal tavolo dove siamo si vedono i portici e la pioggia che scende, è la serata ideale per chiacchierare ancora. E ancora continuiamo a parlare di Helga, di sua madre, di Heike....che bella serata!