Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 14 gennaio 2009

Heike, Lasciami Andare Madre di Helga Shneider

Sono emozionata, è il primo incontro questo e un po' d'emozione c'è: il progetto ha proprio preso il via. Alcuni itineranti, premurosi, m'han fatto sapere di non essere riusciti a leggere entrambi i libri....tranquilli, nessuno esamina nessuno. Altri che non potranno esserci all'incontro...pazienza! Luigi è giustificatissimo perché domani ha un esame - in bocca al lupo! -
Alle 19.00 Letizia mi raggiunge in libreria, c'è già Titty con me, e da qui si va alla sede. Son felice quando arriviamo: Maria ha portato due persone, Marisa e Rosanna; e Annalena, che m'aveva detto sarebbe venuta solo sua figlia, è riuscita ad esserci anche lei. Poi arriva anche Mercede, che carina! è venuta nonostante sia in pieni preparativi matrimonio. Giusy stavolta c'è ed è pure attentissima. Insomma siamo in 14: Alberto, Titty, Letizia, Giusy, Lorenzo e Luisa, Annalena e sua figlia, Beatrice, Mercede, Maria con Rosanna e Marisa, io. Sono le 19.40: iniziamo. Sono imbarazzata. Ancora una volta in cattedra e chiedo ad Alberto di starmi vicino. Ringrazio i presenti per esserci e comincio...ma da dove? i gatti io li adoro e solitamente il mio mi aiuta spesso a togliermi dall'imbarazzo così inizio proprio da Mauzi, da questa mamma gatta dolcissima che è sempre in sottofondo in 'Heike', questa mamma gatta che coi suoi gattini costantemente richiama l'idea della famiglia e del calore familiare. Io me la sono immaginata Mauzi, una bella gatta bianca e nera, magrolina, con gli occhi vispi e intelligenti. Faccio notare, ma se ne sono accorti tutti, che il nome della gatta è molto assonante col nomignolo con cui Helga veniva chiamata da sua madre, Mausi. Poi proseguo. Iniziano ad intervenire e inizia a sciogliersi l'imbarazzo, iniziamo anche a dire cose personali. Io mi commuovo pensando a mio padre, al suo silenzio assordante davvero simile a quello del papà di Heike; mi faccio tenerezza rivedendo i miei ulivi e riconoscendomi nella bambina che abbraccia il melo prima e il noce poi. Maria non è d'accordo sul sentimento di pietà o di solidarietà della platea verso Helga in 'Lasciami andare, madre'. Ritiene che sia stato detestabile questo infierire o questo voler trovare una madre, ritiene che il sangue da solo non basti a fare di una persona una madre e di un'altra una figlia, ritiene che la frase 'dopo tutto è mia madre' non sia dicibile. Anche lei si lascia andare a sentimenti personali come me. Si apre un bel dibattito su 'Lasciami andare, madre'. Ascolto, compiaciuta dell'interesse che il libro ha suscitato nonostante la coercizione di lettura in periodo natalizio. Tutti dicono qualcosa su Helga o su sua madre. Secondo Letizia Helga agisce così perché non poteva fare altrimenti; Annalena ritiene che in fondo in Helga c'è la speranza di trovare una madre; Giusy pensa che Helga sia combattuta tra perdono e odio e qui Maria ci rammenta una frase del libro che è forse la chiave di lettura di questo dialogo di circa due ore d'un pomeriggio piovoso: 'Non la odio semplicemente non la amo', una sorta di anestesia delle emozioni, dei sentimenti. Lorenzo approccia Maria con il 'lei' più volte fino a quando Maria si erge ad esigere il 'tu'...torniamo ad Heike. A come sono importanti le radici, i due alberi confidenti della piccola anche questo simboleggiano. E allora mi viene in mente ancora Helga: forse in sua madre è le radici che cercava pur non amandola né odiandola...Heike ispira simpatia alla platea, la ispira sempre anche quando dice le bugie, perché abbraccia un albero e da questo riceve sempre risposte sensate, perché sceglie la sua casa solo se c'è un giardino. Dovremmo ritrovare il piacere d'un giardino. Anche Frau Anna ha la simpatia degli itineranti e così John, l'uomo nero dal buon odore. Maria pensa che Heike sia perfetta come sceneggiatura d'un film, tutti lo pensano. Il dibattito diventa complesso ad un certo momento della serata: i due libri sono riusciti a farci porre l'attenzione sul momento attuale di guerra che sta lacerando Israele e Palestina; sono riusciti a farci mettere in evidenza come a volte la follia collettiva possa essere suffragata - solo per propaganda - da riviste scientifiche e come appunto il collettivismo debba essere combattuto con la parte razionale di ognuno di noi ( Annalena e sua figlia ). Qui il discorso si fa ancora più interessante, riusciamo a parlare di razzismo, non solo quello eclatante delle leggi razziali appunto ma anche quello subdolo e ipocrita dei giorni nostri sebbene Beatrice ritenga che spesso i pregiudizi sono scatenati da fatti concreti, quotidiani. Allora vien fuori un assioma che potrebbe sembrare scontato, potrebbe sembrare acquisito ma in realtà non lo è e cioè che è fondamentale non fare differenze ( Letizia ). Il teorema viene infranto subito da una frase altresì femminista cui Maria si lascia andare e che fa risentire Alberto....è fondamentale non fare differenze anche tra genere femminile e genere maschile! La serata sta andando davvero bene, sono tutti coinvolti, anche Marisa e Rosanna, le nuove arrivate. Torniamo ai due libri. Rosanna porta la nostra attenzione su Eva, la cugina che accompagna Helga nella visita alla madre e che spesso, impietosita dalla vecchiaia, dalla umanità a tratti della mascella tremante, esorta sua cugina a fermarsi. E allora si chiede e ci chiede come mai nella storia non c'è mai una parte 'Eva' che dice - fermati! - e Marisa a tal proposito ci fa notare come l'inferno di Gaza sia sotto gli occhi di tutti attraverso l'informazione, che il mondo oggi non è distante eppure siamo inermi come lo sono stati i tedeschi civili all'epoca.
Si son fatte quasi le nove, la gran parte di noi non ha cenato così qualcuno inizia ad alzarsi. Stabiliamo quando rivederci ma è quasi scontato: ci rivediamo il 27, nella giornata della memoria, ore 19.30 e....dacché alcuni hanno letto entrambi i libri e altri devono finire, quelli che non hanno finito finiscono e quelli che l'hanno già fatto, per non sentirsi 'inutili' leggono 'il rogo di berlino'.
Ci salutiamo, sono troppo contenta, tra l'altro oggi è stata una giornata pesante ma sono riuscita a non pensarci più. Sono stata bene. Ci fermiamo ancora a parlare sotto il portone della sede, aspettiamo che Alberto chiuda e mentre aspettiamo ci chiediamo il motivo della scelta del nome del personaggio Heike....penso alla medaglia della mamma di Helga, al nome che vi era inciso e che era la sintesi dei nomi a lei più cari. Chissà se 'He' iniziale non sia proprio di Helga...faremo una ricerca. Facciamo un pezzo di strada assieme io, Letizia, Titty, Giusy, Alberto, Lorenzo e Luisa. Letizia mi propone una pizza, Giusy è con noi e Lorenzo e Luisa si accodano volentieri. Camminiamo fino a via de' Falegnami, siamo diffidenti su una pizzeria che è quasi vuota ma alla fine entriamo. Bologna è spettacolare stasera, è proprio lei, quand'è così io la adoro. Dal tavolo dove siamo si vedono i portici e la pioggia che scende, è la serata ideale per chiacchierare ancora. E ancora continuiamo a parlare di Helga, di sua madre, di Heike....che bella serata!

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