Sono passati alcuni anni dall’ultimo incarico diverso dell’avvocato Guerrieri e lo ritroviamo ne le perfezioni provvisorie, cambiato e non solo per un fatto anagrafico. È rimasto ironico, certo, coi suoi libri e la sua musica e i suoi film, e coi suoi secondi pensieri, che in realtà sono primi, davvero deliziosi e godibili. Ma è un uomo malinconico, che esplora la sua solitudine curioso e senza paura, e allontana la tristezza pensando ai bambini dell’Africa. Davvero amabile. Non è cambiato invece quando riesce, nella svogliatezza forse del sistema giudiziario, a mettersi sulle tracce di una giovane donna scomparsa nel nulla da un treno che non ha mai preso. Teatro della storia ancora Bari e la campagna pugliese in quel tratto dove ulivi e trulli sono un capolavoro dell’uomo e della natura. Una Bari attuale, a colori solo scuri per certi versi, eppure bella, notturna e silenziosa e carica di memoria e di ricordi. Due donne a contorno. Una giovane, bella e sfrontata; l’altra adulta, limpida e che invece cerca le parole. Facciamo senza le parole.
Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)
giovedì 28 gennaio 2010
Le Perfezioni Provvisorie, Gianrico Carofiglio
Bologna, 28 gennaio 2010
Si guarda attorno, sembra emozionato, poi riprende Guccini qualche anno fa a Bari e dice accidenti, siete un bel casino! In effetti c’è molta gente. E non ha un presentatore, evidentemente è un uomo che non ha bisogno di presentazioni! Al suo pubblico fa una preghiera, quella di comprare il libro per mettere a tacere tutte le critiche cattive che lo vogliono più provvisorio che perfetto. È un Gianrico davvero ironico quello che si presenta stasera. Ci rassicura sul fatto che i libri non li scriva sua madre e che spera di non vendere solo perché fotogenico, come qualcuno ha detto. Tra le tante recensioni ne ha trovata una tecnica ( tecnica! ) che lo vede ispirato al progressismo buonista. Me lo spiegate cos’è il progressismo buonista? Chiede al pubblico. Forse non ha letto il libro il recensore per non farsi dei pregiudizi.
Prima di iniziare la lettura di un brano ci mette in guardia sul fatto che non tollererà che si diano dei nomi sbagliati alle cose, perché, citando Rosa Luxemburg, dare il significato giusto alle parole è già un atto rivoluzionario. Una ex prostituta non è una escort, è una ex prostituta. Altra premessa doverosa quella della coincidenza con la cronaca recente che l’ha alquanto infastidito e gli ha suggerito l’inserimento di una avvertenza iniziale al lettore, quella dei riferimenti a fatti e personaggi puramente casuale. Apre il libro e si sistema sulla poltrona comoda ‘sta poltrona! mentre con le gambe accavallate sfoggia un calzino a righe con tutte le sfumature d’azzurro, se non arrivano domande spontanee mi toccherà interrogare la prima fila.
Il capitolo che legge è quello del viaggio dei tre neo laureati – tra cui il giovane Guerrieri – che vanno a Roma per il concorso di magistratura. Legge anche bene ma il microfono è invidioso – forse è di destra – e lo zittisce a tratti e lui, così non va, sta facendo scherzi. Pronta arriva una ragazza a sostituirlo. Termina la lettura e la prima domanda quasi scontata è se il personaggio è autobiografico. All’inizio lui non era me ed io non ero lui ma ora ho deciso – bello questo deciso – che io sono lui così cerco di imitarlo.
Come mai tante critiche negative? Non solo negative, è divertente citare quelle negative, tutto qui.
Arriva una domanda tecnica, riprendendo l’arte del dubbio, e il magistrato, che avrebbe ceduto i suoi genitori agli antropofagi pur di fare lo scrittore, semplicemente dice i processi si fanno raccontando delle storie.
Nel brano che ha letto uno dei tre neo laureati in viaggio si chiama Sergio Carofiglio, quello che più di tutti voleva fare il magistrato e che invece non ce la fa. La mia domanda. L’aver chiamato questo personaggio col suo nome è un vezzo, un compiacimento? Se sì, è delizioso. Ancora: anch’io ho recensito Gianrico, gli chiedo se gli è piaciuta la mia recensione che, a mia volta, è stata criticata per aver distorto l’attenzione dalla storia al personaggio. Ecco. La dicitura iniziale della casualità dei fatti e dei personaggi può essere superflua? È Guerrieri la storia. Non la droga o la scomparsa o la prostituzione. Gianrico sorride e con una bella vanità dice che se il Sergio Carofiglio è un vezzo delizioso, allora sì è un vezzo. Ha letto la mia recensione e, sì, la storia si è sviluppata attorno alle conversazioni notturne che dunque sono la vera storia.
Perché il suo personaggio è un avvocato? Si è presentato da solo senza averlo scelto. Ma riflettendo sulle ragioni: ho capito che volevo guardare da un’altra prospettiva un mondo che già conoscevo benissimo. Il vero viaggio di scoperta è avere nuovi occhi.
Ma il Sacco, mr Sacco, esiste davvero? Esiste, è socievole e non se la prende mai.
L’avvocato Guerrieri si trova bene a Bari? Credo di sì. Bari è cambiata molto, anche a me piace. E per me ora, scrivendone, è diventato un luogo romanzesco, una esperienza interessante, una relazione sentimentale da cui posso ripartire tutte le volte che voglio.
Ha avuto un colpo di fortuna Guerrieri ad incontrare Nadia? Dipende da chi la incontra, se è qualcuno che abita a Palazzo Grazioli…
Domanda al senatore ( Vi prego, no, penso ), come risponde alla definizione riportata da Curzio Maltese di evento dadaista sulla questione Puglia? Ognuno la spara più grossa.
Bene. Gianrico si prepara a leggere un altro brano. Umoristico. Ci prega comunque di ridere anche se non lo dovessimo trovare umoristico perché non è carino pensare di far ridere e non far ridere nessuno. Così siamo d’accordo che ad un suo cenno d’intesa dovremo ridere. Ma il brano che legge è troppo divertente in effetti, davvero comico, e di cenni non ce n’è bisogno. Il pubblico ride di gusto all’accento barese e ad alcune frasi tipiche.
Sembra soddisfatto Gianrico. Siamo alla fine. Un ultima domanda. È fortuna avere la stessa casa editrice di Camilleri? È fortunata la casa editrice ad avere me. Bravo, Gianrico! Autostima e considerazione. Ma non è proprio l’ultima domanda. Una signora s’inserisce e chiede come si faccia a mangiare cinquanta ricci a testa. Si vede che non è pugliese, la signora, o che non è meridionale, cinquanta ricci si mangiano. E a quando il prossimo Guerrieri? Bisogna attendere un pochino, quasi scusandosi.
Sorridente autografa libri, si fa fotografare, sulla poltrona comoda in bilico sulle gambe accavallate, o anche no, nella perfezione provvisoria di quel momento.
venerdì 8 gennaio 2010
La Vita Presente
Il presente è la sola conoscenza che serve. L'uomo non ci sa stare nel presente.
( Il Peso della Farfalla di Erri De Luca )
giovedì 7 gennaio 2010
Il Peso della Farfalla di Erri de Luca
Sono arrivata tardi all’incontro e Lorenzo con me perché aspettavo un cliente in libreria che poi, come spesso capita quando si aspetta qualcuno, non è venuto. Attendendomi il gruppo già tutto presente, compreso Angelo, ha pensato che, data la mia recente influenza, non ci sarei stata. Eccomi qua a prendermi anche le sgridate di Maria perché mi curo poco. Forse se non mi curo è un desiderio nascosto di morte, dico scherzando ovviamente. E già Angelo, se questo sarà il tenore della serata, fa per alzarsi non nascondendo l’istintività della mano a un possibile gesto scaramantico che, Gianrico docet, resta soffocato.
È inizio anno. E per ogni inizio anno una breve digressione astrologica è quasi obbligatoria e ricomprende alla fine un po’ tutti, credenti e scettici dell’argomento. Sembra che scorpioni e leoni avranno un bel 2010 e di scorpioni nel gruppo ne abbiamo, quattro mi pare, come dei leoni, tre. Angelo, scorpione, sostiene che è vent’anni che il suo segno avrà un buon anno. Poi abbiamo un paio di bilance, tra cui io, che saranno in saturno. E Katia, altra bilancia, difende la questione dicendo che ce lo siamo appena lasciati alle spalle il nostro anno buono. Ma vuoi vedere che il 2009 era davvero il mio anno e, come dice De Luca, io non ci sia saputa stare nel presente e me lo son perso? È vero, dice Angelo, è stato fatto uno studio a proposito e chi riconosce il presente ne beneficia in ogni situazione. Maria si ritiene fortunatissima in questo senso, lei vive di presente. Anche Gianrico in né qui né altrove faceva notare che spesso quando passa la storia – lì lo sbarco degli Albanesi nei primi anni ’90 – non siamo né qui né altrove appunto. E spesso siamo perennemente infelici proprio perché quando passa la felicità ci trova anch’essa né qui né altrove.
Che bello spunto per iniziare a parlare de il peso della farfalla, l’oroscopo e Gianrico, sempre, ci hanno fornito un assist perfetto alla discussione. Già perché secondo Angelo – tornato in gran forma – il cacciatore, come molti, sembra imprigionato tra i ricordi del passato e la proiezione del futuro. Questa breve storia tra il re dei camosci e il re dei camosci è piaciuta al gruppo. A parte le perplessità iniziali di Angelo ancora, e Alberto e Maria che l’hanno letto due volte, e Letizia e Luisa che hanno un po’ sofferto il dover perdere la bellezza del libro per l’incomprensibilità di alcune frasi. Ma perché noi donne, sempre Angelo, vogliamo capire tutto, dobbiamo entrare per forza nella bellezza, trovarla, e invece loro, uomini, lasciano che la bellezza sia quella che è restata. Come siamo diversi! In effetti De Luca è quasi laconico, misterioso. Frasi brevi. Pennellate di poesia, forse troppa poesia per un racconto in prosa. E qui quasi ognuno di noi rimanda a pagine, di poesia appunto, che sono piaciute di più e ne rileggiamo brani. Così a Lorenzo è piaciuta molto la descrizione di un uomo senza una donna che non è un uomo e basta, è un uomo senza. Ad Angelo – sì, ancora lui, forse vuole farsi perdonare la latitanza - è piaciuto l'incontro con la donna, un incontro silenzioso, dove sono i capelli della donna scacciati indietro e la sua stretta di mano a far sì che è un uomo senza e può dimenticarselo, ma quando si ritrova davanti, lo sa di nuovo. Ancora a Lorenzo è piaciuta la comparazione col ragno, questi animaletti esperti di ingegneria meccanica. Io li ammiro i ragni infatti e soffro sempre molto nel togliere le ragnatele perché chissà quanto ci hanno messo per fare quell'opera d'arte...mi sa che ho dato un suggerimento al nostro lettore loquace per non togliere le ragnatele! Ad Alberto è piaciuto il fatto che non abbia usato nomi e il richiamo biblico trova sia semplicemente una ventata di poesia. Già, non pesante e forzato come il richiamo biblico di Baricco in Emmaus. A me è piaciuto il pezzo sulla vita, e non poteva essere diversamente, quella che a spasso di tante stagioni è da restituire, sul fatto che se c'è qualcuno che ce l'ha donata non può che essere un creditore di manica larga che non si cura del fatto che gliela si renda guasta, la vita che poi sarebbe roba sua.
Come dice Chiara i temi che vengono fuori da questo piccolo librino sono tanti e interessanti. Quello della solitudine ad esempio. Katia trova nella solitudine del cacciatore l'incapacità di trasmettere esperienze. Ma anche, come ricorda Angelo, la migliore amica di uno scrittore. Quello del pentimento. Quello del tempo. Il cacciatore che non riconosce il presente, spara e si pente. Quello della riconoscenza. Il cacciatore, fregato da un camoscio e da una farfalla, riconosce l'onore al camoscio, è lui il re. Quello del perdono. Il perdono che certo, in maniera romanzata, l'animale concede all'uomo. Perché lui, fa notare Maria, è un camoscio diverso essendo nato in maniera diversa. Quello della volontà. È un camoscio che riesce a scegliere la morte piuttosto che essere beffato dalla vecchiaia e dal suo isolamento. Ed è un camoscio che, seppure dotato d'istinto e che istinto! non sta alle regole ed osa.
Il libro è autobiografico, ci ricorda Rosanna. De Luca ha avuto infatti tre infarti. Leggendolo, sempre Rosanna, si è chiesta come mai manchi di fluidità: forse che l'autore, geloso, abbia tenuto molti pezzi per sé? quelli che a noi mancano? Bisognerebbe interrogarlo. Ricordiamo che quest'uomo s'alza al mattino per leggere l'aramaico, una lingua semplice ed essenziale, poco strutturata come possono essere le lingue antiche e quindi sicuramente il suo, di De Luca, codice descrittivo sarà essenziale a sua volta. Angelo s'impressionerebbe se avesse accanto uno che si alza al mattino per leggere l'aramaico! Mi è venuto da sorridere perché molte volte, di notte e d'estate a dire la verità, mi alzo a perdermi nei mie viaggi stellari. A proposito di stelle Chiara non ha potuto fare a meno di pensarmi tra stelle e costellazioni. Sarà che le nostre passioni più spesso vengono scambiate per stranezze. Ed è bello così. Angelo torna sul modo di scrivere di De Luca, ci sentiamo niente, dice, e ci fa sorridere ricordando un Troisi strepitoso in ricomincio da tre dove il paragone col più bravo era inarrivabile, ci sentiamo niente perché questo scrive e parla proprio così. Ora io ve l’ho scritto in italiano ma renderebbe di più se ve lo ripetesse Angelo in napoletano proprio perché come direbbe Erri il napoletano è fatto apposta. Prima di passare al secondo racconto, quello dell’albero, Lorenzo e Katia ci dicono che hanno trovato un articolo dove sembra che il libro somigli a un altro libro che parla di montagna. Forse, semplicemente, le storie di montagna si somigliano. O forse come abbiamo avuto modo di dire più volte con Katia può succedere che uno scrittore che legga molto partorisca pensieri come fossero davvero suoi. Glielo chiederemo. Il secondo racconto sembra ancora più criptato del primo, poesia. Maria dice che è un genere che non ama molto a meno che non entri dentro. E qui entra dentro. Io non amo la poesia in rima ma i pensieri immediati, buttati e non limati, mi piacciono molto. Siamo quasi tutti concordi, o forse ce lo ricordiamo per averlo sentito in qualche intervista, che il racconto dell’albero sia il racconto di com’è nato il peso della farfalla. Dell’ospitale ispirazione ricevuta sotto una chioma accogliente e disegnatrice di storie. Alberto è rimasto stupito dalla bellezza descrittiva delle nuvole e del tempo che cambia. In questo secondo racconto leggiamo una frase che Letizia dice di non avere proprio capito smise la solitudine che fa agili i passi. E ci lanciamo in interpretazioni. E come dice Luisa vola la fantasia. Forse è bello così, ognuno riceve a seconda del suo animo. Allora porto ad esempio l’ augurio di buon anno ai miei fratelli, dieci messaggi identici per ognuno di loro. Uguali perché mi piace immaginare che siano tutti assieme e che ricevano la stessa vita, me, ed è stato particolare perché sono tornate altrettante risposte con interpretazioni diverse. Quindi davvero è ciò che la nostra anima riceve.
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