Cara Mariapia,
è stato stra-or-di-na-ria-men-te bello questo pomeriggio. Sento arrivarmi una promessa dalla dedica sulla mia copia. Alcuni incontri non hanno bisogno di spiegarsi troppo, senza essersi cercati troppo. Basta un libro alla fine di una rampa di scale in stazione e la Vita è accanto. Se si fosse chiamato Memorie mancate avremmo corso il rischio di mancare l’incontro per un banale vuoto di memoria. Im-per-do-na-bi-le.
Vorrei rendicontarlo in maniera adeguata questo pomeriggio. Vorrei dire a chi non c’era che hai un bel passo veloce; con una voce, sentita solo al telefono prima, che declina perfettamente la tua figura; che hai scelto tu la copertina del libro contrariamente a quel che si dice degli editori, che ti hanno dato proprio l’azzurro come colore preponderante; che non hai dovuto cambiare quasi nulla allo scritto tranne le poesie ma per una tua scelta; che il titolo, sebbene non sia quello originario, è pur tuo. Vorrei dire che i nomi, a parte Rebecca, non sono stati scelti ma il caso, che è l’anagramma del caos, in una sorta di Teogonia dei nomi, li ha generati in armonia coi personaggi; che la zia Erminia si chiama così perché è l’antonomasia delle zie dacché era il nome della zia di una tua amica; che pensi che la poesia sia la scrittura del dolore e del silenzio, per questo l’hai scelta per i diari della mamma; che la bruttezza è solo un confine, si diventa brutti quando finisce un amore ad esempio; che la bellezza invece non ha confini, è la profondità dell’essere; ma che oggi la bellezza è un feticcio tale che il talento deve sgomitare. Vorrei dire che i personaggi non sono reali; che non ci hai messo nulla di autobiografico nella storia, tutto nei sentimenti; che con Rebecca hai in comune gli odori e questo sentire persino le tristezze degli altri che a volte, come fossi una spugna, ti si impregnano nell’anima, troppo forti; che il Dio che hai delineato è dal punto di vista del dolore; che sei credente e Dio c’è ed è potente; che non si può dire però che dia un senso alla vita, non può, fa solo promesse; che il male non è necessariamente l’ultima parola; che al male si può mettere fine; che la santità è altro, è la capacità di non farlo principiare il male, di non farlo propagare poi, come la signora De Lellis, è lei che ha la divinità perché è lei che riesce a interromperlo, il male. Vorrei dire che hai affidato al papà l’inno alla vita perché lui le vite le faceva nascere ma restava nella sua inettitudine perché assorbito dal suo amore per la moglie; che un lettore ha sentito rappresentate in questo personaggio molte sue inettitudini e che tu ti sei sentita in dovere, con lui lettore, di precisare che fosse solo un personaggio letterario; che non credi alla classificazione delle persone negative, grandi dittatori a parte; che Erminia rappresenta l’amore che investe da cui non si può prescindere, la passione che non sceglie di amare o di odiare qualcuno, che accade, sovrasta ed esige d’essere perseguita, e l’unico modo per sottrarsi è sparire; che non è vero che manca la rabbia in questo libro, è Lucilla che la agisce uccidendo il padre. Vorrei dire che degli alunni pronosticavano per il finale un cigno in riscatto del brutto anatroccolo, un suicidio o una morte naturale; che invece semplicemente dici che sono le relazioni che salvano; ci si salva insieme perché spesso c’è chi non ha neanche la voce per chiedere aiuto; che la scelta della musica come talento era per avere una voce che riempisse la casa; che Rebecca è colei che irretisce con la sua bellezza il brutto del mondo che le sta attorno; che Lucilla piace perché dice sempre la verità senza essere cattiva; che al pettegolezzo viene attribuito il fondamento del male e il bene è un giardino di bene-dizione; che i genitori di Rebecca non hanno nomi perché sono omissivi. Vorrei dire che Rebecca è bella perché riesce a fare il massimo che può fare: restare viva e capire, capire più che perdonare; che questa storia ti è venuta fuori un giorno che volevi scrivere ad un amico e invece hai scritto il primo capitolo.
Buon compleanno.
Cara Vita e meravigliosi amici tutti, è stato un dono questo incontro, un dono. Ho preso appunti tutto il tempo, felice di capire un po' di più la vita di Rebecca, di esplorare le omissioni del padre, di leggere Lucilla con gli occhi del profondo, di accogliere la lettura "transgenerazionale" della storia.
RispondiEliminaGrazie grazie e teniamoci stretti.
Intanto vi leggo.
un abbraccio
mariapia
Dalle parole di Vita si riesce a capire che persona meravigliosa sia Mariapia, anche se mi è sfugggita l'occasione per incontrarla. Ora non resta che immergersi tra le righe di questo libro.
RispondiEliminaRicordi Vita quando è arrivata l'e mail di Maria Pia con cui confermava la sua presenza al nostro gruppo di lettura? "Il giorno prima della felicità" è anche un momento come questo.
RispondiEliminaUn incontro davvero speciale a cui ho dedicato un post anche sul mio blog
http://katiabrentani.wordpress.com/2011/04/20/incontro-con-lautore-maria-pia-veladiano/