Remì è un bambino di
dieci anni. Suo nonno è un boss della camorra, sua nonna è serva
fedele del boss. Il padre di Remì una mezzacartuccia, non ce l'ha la
cazzimma per essere camorrista. La madre prima innamorata, poi
ribelle. Zio Geggè, fratello del boss, camorrista pure lui, ma con
cuore si potrebbe dire, è lui che salva la madre di Remì.
Di Remì, della sua
nobiltà d'animo, e delle persone intorno a lui parliamo stasera con
Elke, Maria, Sarah, Lavinia, Giuliana e Sara, due nuove arrivate. Parte la sesta edizione degli Itinerari.
E' un libro interessante
questo, e forte. A raccontare una storia di mafia è un bambino,
Remì. E nella storia, oltre alle cose grandi, mafiose appunte e
osservate con la semplicità dei dieci anni, ci va anche il micro
pugno magico, forse ancora più grande per la salvezza del
piccolo eroe.
Remì l'abbiamo ammirato
tutti e abbiamo tifato per lui, gli siamo stati accanto. Non siamo
riusciti neppure a condannarlo alla fine, ci ha sconvolto il suo
amore e il suo dolore per la mamma. Su Antonio Cafuro, il padre di
Remì, siamo divisi. Giuliana non lo ritiene degno. Per Sara resta
seduto in poltrona, come lo stesso bambino racconta. Maria lo
difende. Non accetta che sia detto di lui vigliacco, lui è degno.
Lui decide, pur in quella famiglia, di non fare nulla che lo possa
definire mafioso. Non è dentro il sistema, invece Giovanna, sua
moglie, si che c'era. E' un uomo distrutto quando sua moglie fugge,
ma la ama e continua ad amarla, mentre sta decidendo se ribellarsi al
padre boss. L'unica sua colpa è che l'ha picchiata troppo, sua
moglie, per compiacere il padre boss. Io pure penso così di Antonio,
e sono fermamente convinta che l'avrebbe ammazzato lui il boss, è
stato solo anticipato. Per Giovanna ho provato delusione quando ho
scoperto quanto era dentro alla mafia. Giuliana invece di lei crede
che è cresciuta con gli stessi occhi del bambino. In più si è
fatta rispettare. Non sono critica con Antonio quando, come
s'interroga Sara, non abbandona quella sua città, quel luogo di
mafia. Ci sono alternative, penso, oltre all'andarsene e Antonio ci
prova e lo dimostra scegliendo di restare. I luoghi sono amati da chi
li abita, non sarebbe giusto abbandonarli perché qualcun altro ve ne
fa scempio. Ne deriva una ulteriore riflessione, dice Maria.
L'attrazione per le cose che ci fanno orrore. Per i luoghi, come per
le persone appunto. Vedi Remì. Odia il nonno, ma ne è attratto. E'
un bambino corruttibile, attratto da una violenza disumana. Infatti
secondo Sarah, senza la fuga della mamma, Remì sarebbe diventato di
sicuro un mafioso. Sarebbe andato ad allungare la lista dei
personaggi negativi, aggiunge Giuliana. Negativo è zio Geggè, anzi
schifoso secondo Sarah. Tipico mafioso secondo Patrizia B., se ne
fotte del divieto di tornare nella sua città e ha la strafottenza di
chiamare un locale La camorra. Mentre Antonio neppure in un
locale chiamato camorra vuole mettere piede, è questa la sua
forza, la sua positività, io lo difendo. Don Furore, il boss,
spregevole per tutti.
Elke ancora non digerisce
il finale di questa storia, non riesce a immaginare che le regole
mafiose siano davvero così. Purtroppo sì. É restata incantata,
come Patrizia e tutti, dal racconto con errori grammaticali apposta,
coi particolari della mafiosità, con questi pensieri bambini in
mezzo a pensieri adulti. Anche se, alla fine, non c'è alcun
pensiero. E' deciso e basta quello che si deve fare. Non c'è più
tempo per pensare. Poi però il bambino se la fa addosso, chiosa
Lavinia. Ma non quando è stato necessario, la corregge Maria.
Ci sono passi di questo
libro d'una bellezza sconvolgente, quello del sangue del boss, ad
esempio, che, complice la pioggia battente, impregna la città di lui
ancora dopo morto ed entra in tutti gli scantinati, nei bassi,
nell'ignoranza di una città. Perché sugli ignoranti, nel senso
originale della parola, la criminalità ha il potere e lo agisce. Ci
insegnano così le persone che la combattono in prima linea.
Stupendo il pensiero sul
perdono. Così bello che Patrizia B. avrebbe voluto che Antonio lo
avesse proprio pensato lui per riscattarsi da uomo, per riscattare
tutti gli uomini. Invece è di Giovanna, lui lo riferisce solo, ma
non diminuisce la bellezza.
Tenera la descrizione del
bambino che si addormenta sulle parole del padre alla madre.
Senza parole l'atto
finale della storia, ma non c'era altra scelta. Ad un certo punto il
male bisogna interromperlo. Chi ha più coraggio deve farlo.