Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

sabato 18 gennaio 2014

Tu, Gianrico, che hai scritto il bordo vertiginoso delle cose

Sei in ritardo di sette minuti. Montroni sta già presentandoti al pubblico quasi tutto femminile dell'Ambasciatori, mentre non ti sei ancora tolto la giacca. Ti mette di buon umore Bologna, sai dire perché? Dovresti, sei uno scrittore tu, uno che le parole le trova, quelle che mancano agli altri. Solo che, hai ragione, non è solo questo scrivere, ma il tuo personaggio ancora non lo sa e proprio non ce la fa a scrivere un altro libro. Tu invece lo sai che scrivere è avere a che fare con la verità, e sì che hai scritto più libri del tuo Enrico, e la verità è materiale pericoloso. Succede che si vanno a ripescare storie restate nascoste nel sottoscala della coscienza, penoso è poi mettere in ordine le parole per dirle.
Tu non sei Enrico, no. Non è un libro autobiografico, ma hai scritto un'autobiografia generazionale. Sei andato a ripescare nel sottoscala del Paese, accidenti! In un sottoscala, quello della lotta armata, dove sono state riposte tutte le dimensioni non chiarite, tutti i conti ancora aperti. Perché ancora te lo chiedi se c'era un'idea di violenza, pur sbagliata, o c'era, semplicemente, un vuoto di pensiero. Ti viene in mente la Arendt, il male non ha radici, il bene sì. Hai conosciuto storie vere dove si è ucciso per un banale litigio. Allora no, ne sei convinto, non ci sono radici, non c'è da capire il male, c'è da diventare pazzi sennò. Così hai scritto Celeste. Hai inventato questo personaggio, bello, che ha fatto innamorare Enrico e Salvatore, anche i lettori, e forse tu stesso te ne sei innamorato. E' il bello dello scrittore poter inventare un personaggio che avresti voluto incontrare. Hai fatto dire a Celeste cose meravigliose di filosofia, l'hai resa capace di di far vedere un mondo di passione che invece spesso resta nascosto.
A Enrico hai fatto incontrare non solo Celeste, ma anche il pescatore, anche Stefania, perché come parla un saggio orientale, quando l'allievo è pronto il maestro appare. Gli hai fatto seguire un percorso, un percorso di storie che l'ha portato fin lì, fino a Bari, il tuo specchio universale metropolitano. Ci leggi del primo bacio di Enrico. Sai una cosa, Gianrico? Come le leggi tu le tue storie non le legge nessuno. 


4 commenti:

  1. Legami, se ho capito, con l'altro universale e l'altro particolare, vicino, di cui senti battere il cuore: un' altra storia di vita vera

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    1. Esattamente. Un'altra storia di vita vera. Presente e passato. Tu, io.
      Il racconto di un percorso, la storia, attraverso viaggi più piccoli.

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  2. ritrovo in questo testo le tante parole dette da Gianrico alla sua maniera, diretta, divertente, autoironica, colloquiale, come si fosse tutti davanti a un bicchiere di vino o a un the. E profondissima. Ci ha regalato pensieri in cui entrare e da cui uscire diversi. Ha parlato della necessità di un percorso, quello di Enrico, ma parlava poi per tutti, se stesso compreso, quando ha affermato che la necessità di un percorso si rivela a percorso concluso..
    Anche la sua Bari lo deve fare, un percorso, se per Gianrico è una città in bilico tra il non più e il non ancora.
    Ancora vorrei ricordare, dalla spiegazione del titolo, all'idea della storia data dalla fascinazione della violenza, alla scelta della seconda persona singolare -scissione tra chi narra e chi è narrato - quando il racconto riguarda il presente di Enrico. E ancora.
    In realtà andrò a rileggermelo, il Bordo vertiginoso delle cose, ora che so la storia e ho incontrato l'autore. Sarà un autentico viaggio. Magari necessario.

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    1. Gianrico ha parlato anche di citazioni, Maria. Che se fatte per esibire conoscenza sono gravi, puro narcisismo della scrittura. Ha parlato di un interessante studio sulla scientificità della sfortuna. Della claustrofobia nel mondo, citando appunto i Peanuts. Del confine tra caso e responsabilità, eccolo, il bordo vertiginoso. Ha parlato di tante cose belle in effetti.

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