Prima di incontrarci, ci siamo incontrati senza saperlo due volte. Una volta era il 1999 e scrivevi il Leviatamo, un'amica me lo regalò. Un'altra era un'estate di circa dieci anni fa a Faenza e suonavi col Faxtet. Il jazz in quel cortile faentino mi commosse, ma ancora non avevo saputo chi eri. Poi ti ho proprio cercato, per i libri, sempre i libri, e ci siamo venuti incontro in stazione. Ti ho chiamato tra gli Itineranti e abbiamo parlato, riso e mangiato bene. Ancora sono venuta a trovarti nel candore delle copertine della Mobydick.
Ho saputo che te ne sei andato da un messaggio di un'amica. Ho riletto la nostra ultima mail, di poco tempo fa. Prima dell'abbraccio scrivevi Meglio morire sorridendo che bestemmiando... Lo so che non bestemmiavi, Guido, quando è accaduto. Lo so. Sei una persona perbene, tu. Ci mancherai.
Abbiamo incontrato molti autori in questi nostri anni e mi sono piaciuti quasi tutti. Ma posso dire a voce alta - e lo direi anche davanti a tutti loro - che con Guido è stato diverso. E non perché era all'inizio del nostro incontrarci. Lui l'ho sentito da subito intimo, come facesse parte da tempo della mia vita. Le cose che diceva e come le diceva le ho riconosciute ad una ad una. Lui mi ha abbracciato e si è fatto abbracciare come fosse nostra abitudine. Non lo vedevamo da troppo tempo, quando lo pensavo mi immaginavo che avrebbe avuto presto un'altra storia da farci leggere. L'aspetto, Guido, amico mio. La tua storia più bella l'aspetto davvero.
RispondiEliminaNon mi pare possibile. Non ci credo ancora!
RispondiEliminaCiao, Guido.
Facci strada.
Tuo Gianfranco.
Ciao, Guido. Ancora non mi son scordata di te, sai? Non ci avresti scommesso, eh? E invece ti penso, credo di poterlo dire onestamente e non tanto per, ogni giorno e ogni giorno guardo in questo blog sperando che altri abbiano voluto salutarti anche qui. Facci strada davvero, amico
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