Siamo in pochi stasera a
dire cosa sappiamo della notte. Ci sono Maria, Marella, Alessandra,
Marco, Sarah ed Elke. Io dopo aver letto questo libro mi sono detta
che, accidenti!, non so assolutamente nulla della notte. Della notte
bolognese, poi. Un po' mi inquieta questa città che vivo e questo
suo lato oscuro, è il caso di dirlo, che non conosco.
Elke, il libro, non lo ha
finito. Ma ha capito. La storia è quella di Oliver, aspirante
attore, gay, trovato morto.
Sarah ha riconosciuto
l'autrice nel personaggio di Giorgia, e con gioia di tutti, è meno
cupa. Vero, dice Maria. Adesso è solare la Verasani. Resta
ipocondriaca, ma è eccezionale. E Giorgia le piace tantissimo.
Onesta, sa riconoscere le sue paure, i suoi limiti. Sa comportarsi
rispetto all'amore e al sesso. Sa pure quando è vigliacca. Ha una
forte empatia con i gay. E trova belle le parti in cui spiega la
preparazione ad un incontro. All'inizio Maria si era dimenticata cosa
fosse Giorgia: un'investigatrice paziente e meticolosa, che incontra
più volte le stesse persone. Già, interviene Sarah. Siamo così
abituati agli investigatori americani, di azione, che i nostri ci
sembrano tutti un po' tristi. In realtà i nostri sono più
realistici. Per quel che riguarda la preparazione agli incontri,
sempre Sarah, trova che oggi vi sia una sessualità esagerata,
pericolosa. E che l'omosessualità viva spesso di ostentazione.
Marco pensa che l'autrice
scriva proprio bene, anche se è un genere che non leggerebbe da
solo. Ritrovare i luoghi che si conoscono, Bologna, è bello. E per
rispondere a Sarah, dice che trovare un'investigatore cupo sia del
tutto normale.
Anche Marella non lo
avrebbe mai letto, questo libro, se avesse dovuto comprarlo. Giorgia
per lei è cinica, ma le piace il rapporto che ha con Genzianella. Il
suo bisogno d'amore è per soddisfare una mancanza, prosegue, e
questa concezione si capisce solo arrivando in fondo alla lettura.
Quindi ha provato a capirla, soltanto, senza giudizio. Maria ne è
felice, anche perché Giorgia per prima non giudica. Poi, il povero
Oliver è restato innocente, nonostante la merda che tocca. Ed è
questo che mi sconvolge di quel mondo, o di questo mondo in generale.
Che Oliver muoia per un motivo, Giorgia lo trova, va bene. Ma poteva
non esserci, quel motivo. Poteva morire per niente. Infatti, secondo
Marco Oliver è l'emblema della debolezza e dell'ingenuità. No, no.
Maria legge la parte in cui il professore dice come fosse Oliver. Uno
che avrebbe rinunciato a tutto se avesse trovato l'amore. Ha trovato
la morte.
Appunto: Giorgia non giudica e per questo l'adoro tutta, nelle sue lentezze, nei suoi contorcimenti, nei suoi dubbi, nella sua profonda onestà.
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