Presenti Giuseppina, Letizia,
Maria, Mario, Giovanni ed io. E Zeno.
La proposta di questo libretto è
arrivata da Annalisa che purtroppo stasera non c’è, ma lo stesso ci ha fatto
pervenire la motivazione della sua scelta. Eccola.
L’ho scelto perché parla di un bambino migrante che risolve a modo suo,
con l’aiuto di una donna angelo e grazie alla sua ingenuità, l’esperienza
tragica che si trova a dover affrontare. La tragedia è però intrecciata di
incontri fantastici e proprio la fantasia del bambino gli disvelerà il suo più
grande desiderio. Tornare dalla madre. Mi ha affascinato l’immaginazione
creativa. Il genere, più che esoterico, può essere definito di realismo magico.
È un genere molto particolare e, a mio avviso, innovativo, che a me è arrivato
al cuore. È un libro che dipende molto dalla sensibilità e dalla spiritualità
individuale. Ognuno trova ciò che sente e che ha dentro di sé. Ho proposto un
libro che credo stimoli il fanciullino
che è in noi.
Il libro è un opuscoletto che
inizia con la metafora della vita come un lungo viaggio. Tutti in migrazione,
tutti di passaggio, senza paura. La metafora viene presto abbandonata per
raccontare, in poche righe, il viaggio vero di un ragazzino migrante. Durante
la lettura capita di incontrare belle frasi, ma nulla su cui qualsiasi persona
avvezza alla vita non abbia già riflettuto. Vi sono, invece, altre frasi di
difficile comprensione ed una citazione letteraria, piuttosto retorica, non
denunciata.
Maria si aspettava qualcosa di
più. Dice che devi aver voglia di leggere una fiaba per leggere questo libro. È
di qualcuno che fa esercizio zen poiché, nonostante ci sia il migrante, la
narrazione non mette i piedi per terra. Sapere poi che sia stato ispirato in un
momento diverso da quello che stiamo vivendo, con tutt’altre motivazioni, le
pare addirittura un imbroglio. Leggendo si trovano pensieri da meditazione,
perle di saggezza che però, qui dentro, perdono valore. Non restano perché non
hanno la cornice adatta. Ci sono poi due grande esagerazioni. Una sui libri e
le loro comunicazioni, l’altra sull’incisione con la punta di un ago di una
frase sulla mano.
Giuseppina non crede sia una
favola. Lei alle sue nipoti non lo lascerebbe leggere. L’ha disturbata questo
grande contrasto tra la barca e il pensiero magico. Lei, non si salverebbe con
un pensiero così. Le è sembrato quasi che l’autrice volesse fare qualcosa che è
di moda, perché il ragazzino poi torna. Così, socialmente c’è questo tema
importante, forte, dell’immigrazione, ma se
decidi di affrontare un tema così ci devi stare più dentro. Non c’è la
profondità adatta. L’Odissea è lunga, insiste Giuseppina, sui suoi scritti ci
siamo stati un intero anno a scuola. Maria replica che probabilmente la
scrivente non intendeva mettere al primo posto l’immigrazione e lo sradicamento,
ma lei non ci sta. Ribadisce che non si possono toccare temi così con delle
robe magiche.
A Letizia il libro ha fatto male.
Lei, per suoi vissuti, la spiritualità la vede in modo distaccato. Le è
capitato che persone cosiddette spirituali si pensino superiori a quelle che tali
non lo sono. Quelle spirituali devono sempre spiegarti tutto (nel libro l’autrice
spesso si rivolge al lettore per chiedere se sente, se ha visto, se ha capito)
e non amano il confronto. Come dire che se non hai la stessa ‘sensibilità’ non
puoi capire. Poi, questa cosa che tutto sia raggiungibile, se lo si vuole. Anche
non morire, ma tutti si muore.
Mario l’ha letto con distacco. Il
tema dell’immigrazione lo prende molto e si aspettava di più. Nel racconto il
ragazzino fa tutto per poi tornare e tornare sembra quasi un gioco. È un’offesa
alle cose tragiche. Ed offensivo rispetto a chi scrive e scrive con serietà,
aggiunge Giuseppina.
Giovanni non l’ha letto, ma mal
sopporta tutto ciò che voglia fare proselitismo.
Per questo libro si sono spese
almeno quattro persone tra la seconda e la quarta di copertina e nella
postfazione. La casa editrice è nata nel 2010, si chiama Euno come lo schiavo
che guidò la rivolta di liberazione della città di Enna nel 163 a.C. Pubblica
testi di ispirazione cristiana, di dialogo interreligioso, di spiritualità.
Appunto, il proselitismo.
Degli assenti non sappiamo cosa
pensino del libro. Nessuno ci ha fatto avere il proprio giudizio. Se Annalisa
non l’avesse proposto, il libro non sarebbe stato letto dalle persone presenti,
ma tutte eravamo affascinate dalle sue motivazioni e da come questo racconto
l’avesse toccata. Tutti rispettosi del bello
degli altri perché, siamo verso la fine, ma l’itinerario che stiamo svolgendo è
quello dei gusti degli Itineranti.
I disegni del libro sono molto
belli, tutti d’accordo.
Grazie, Vita. Mi ritrovo in tutto quello che hai scritto, i tuoi appunti sono fedelissimi.
RispondiEliminaImmagino che Annalisa possa dispiacersi dell'assenza di gradimento letterario del libro da lei proposto, e forse ancora di più del fatto che a noi presenti quel libro non ha fatto assolutamente del bene, come invece lo ha fatto a lei.
Di questo sono contenta, che a lei sia servito. E non mi sarei sognata di non leggerlo, anche se ho capito quasi subito che avrei proprio voluto lasciarlo stare. L'ho letto al di là del rispetto del percorso e quindi delle scelte dei singoli itineranti, ma proprio perché avevo sperato che avrei trovato anch'io un po' di quel "bello" che aveva convinto Annalisa a proporlo. A me non è successo, a lei sì e alla fine mi va benissimo così. ciao a tutti, ciao a te, in particolare, Vita e grazie davvero.
quinta riga errata corrige: noi presenti quel libro non ABBIA fatto...
RispondiEliminaEh!