Sto rimuginando su una frase quando Luigi mi raggiunge in libreria. Ho piacere di vederlo, di ascoltarlo anche. Stiamo diventando così vicini che possiamo parlare anche di altro oltre che dei libri letti. Arriva Lorenzo sorridente e rasserenante, come sempre. Soddisfatti ammiriamo ancora la vetrina piena di penne alla bolognese, poi Luigi anticipa il nostro arrivo avviandosi in bicicletta, pensando. Io e Lorenzo lo raggiungiamo a piedi, chiacchierando.
Alberto senza voce, Katia e Chiara, Maria, Luisa, Letizia, Rosanna. Irriducibili, presenti.
Seta l'ho letto due volte, come Maria. La prima volta, tranne che per due momenti, mi era scivolato lieve come seta appunto. Avevo pensato che era stata maestria dell'autore riuscire a lasciare questa sensazione in granitica coerenza col titolo. Persino la lettera contenuta non mi aveva entusiasmato, io che adoro le lettere, se ne possono scrivere davvero di più belle, avevo pensato. E i due momenti che mi erano rimasti erano uno iniziale di massima, delicata seduzione e quello finale che riproduceva quasi un pensiero esposto a Letizia alcuni giorni prima in una mail ovvero che si può essere sereni avendo disegnato correttamente alcuni confini nei quali trovano spazio, a seconda, tristezza, nostalgia, ricordi, felicità. E, a seconda, vi si abbinano contemplazione della superficie dell'acqua, giornate di vento, silenzio, attese. Tutto qui. Poi l'ho riletto. E ho rimuginato. E quando Luigi è arrivato era sulla nuova lettura che rimuginavo. Torniamo alla lettera però che forse agli uomini è piaciuta. E che peccato che Alberto non abbia davvero un fil di voce per parlarne! Lorenzo, che come ci ricorda Luisa di Giappone se ne intende avendo avuto una fidanzata di laggiù, sostiene che è una lettera che contiene una fantasia ben descritta, che farebbe piacere ricevere ma che sicuramente non è la cosa più importante del libro. Già, dice Maria, non c'entra nulla col libro, sembra solo un compiacimento dell'autore che stride in maniera evidente con l'essenzialità del libro. E con la descrizione di due bocche che riescono a rubare un bacio mai dato solo appoggiandosi in momenti diversi nello stesso punto di una tazzina, aggiungo io. Appunto, continua Lorenzo, la lettera è l'unico momento di intimità senza la quale sarebbe restato un libro delicato. Virginale la parola giusta. No, no, riprende Maria, il sesso è forzato e non emoziona, anche Luisa è d'accordo. Eppoi, sempre Maria, c'è questa scrittura estetizzante, dannunziana quasi, questa raffinatezza che è arte ma che scivola tranne che per alcune frasi come gli occhi fissi sulle labbra come fossero le ultime righe di una lettera d'addio. Ed è irritante che possa aver liquidato la presentazione di Helen in quattro parole e che abbia decantato la serenità di Hervé che invece è una noia mortale. Ma Baricco scrive benissimo, si precipita a dire Katia, e gli si perdona tutto. Non è mica vero! Adesso, per cominciare, secondo Rosanna non gli si perdona il fatto che parla sempre per interposta persona e non si capisce mai chi parla davvero. Continua a dribblare nel racconto, con queste triangolazioni continue, con queste storie che si interrompono continuamente, con queste mille possibilità , affidate al lettore, che ogni personaggio può avere. Ad esempio: questa Madame Blanche chi era? Lorenzo si illumina: Madame Blanche è il filo d'arianna del racconto! Ecco il perchè dei fiori blu sulla tomba di Helen. E vuoi vedere che la dolce, paziente, Helen non è altro che una belle de jour del reame di Madame Blanche? E che il tempo dell'assenza di Hervé viene di fatto ben impiegato magari col gentiluomo inglese? Del resto quell'avvicinamento del capo che Hervè aveva notato era stato compiuto con estrema esattezza. Esattezza. Certo, dice Letizia, è per questo che lui trema davanti a questa immagine, non certo per l'alcool. Ed è per questo che Hervé sottolinea che facevano tutti schifo, e non solo lui che durante i suoi viaggi si era lasciato distrarre da quegli occhi non orientali, che aveva accettato in dono da quell'uomo potente sesso per una notte, che non era riuscito ad amare sua moglie con lentezza. E che le ultime promesse le aveva sempre fatte al buio. Stiamo venendo a capo della storia quando Luigi ci insinua il dubbio che il primo biglietto non sia stato scritto dalla ragazzina cogli occhi non orientali. No, Luigi, ti prego. Questo lasciamolo così, certo com'è. L'ha scritto proprio la ragazzina. È sulla lettera e sulla figura di Hara Kei, il mafioso giapponese, che Baricco poteva scrivere qualche pagina in più! Luigi insiste: ma non erano solo affari? perché l'uomo potente cambia? Ma no, era un affronto, suggerisce Letizia. E allora perché non ammazza il rivale subito? Anzi: perché non lo ammazza? Perchè, gli risponde ancora Letizia, nessun uomo di potere agisce spinto dall'emozione e in più era un rivale che gli si presentava una volta l'anno. E di Berbeck che mi dite? Chiede Luigi. Già, cosa gli diciamo di quest'uomo e della scelta, a un certo punto della sua vita, di smettere di parlare? Noi nulla, perché fu una delle cose che non disse mai ma Baldabiou ci incanta con la motivazione del mutismo del suo collega personaggio. Forse è che la vita, alle volte, ti gira in un modo che non c'è proprio più niente da dire. Baldabiou è il personaggio che ci piace. È semplice. Che non fa discorsi seri perché non vi era molto tagliato. È coerente. Si basta, riesce anche a giocare una partita a stecca da solo inventandosi un dritto e un monco. Che ascolta, devoto di sant'Agnese, e non ricorda mai i perché delle cose. Lineare. Ci voleva tanto a fare anche gli altri personaggi così? Baricco sarà pure bravo a creare il mistero, come dice Katia, ma alla fine ha ragione Luigi: la chiave di questo libro è l'immaginazione. Potremmo riscriverlo noi! Si, si, magari con Helen che in assenza del caro maritino è alle terme di Saturnia col Biglia! Chiara è fantastica. E che l'aggettivo strano così ricorrente dobbiamo legarlo alla fantasia erotica della lettera come in un vecchio film di Verdone....torniamo seri.
Ecco su cosa stavo rimuginando stasera da ieri sera. Su una frase molto spesso abusata che è quella secondo la quale ognuno ha ciò che merita. Non sono mai stata d'accordo. E qui, in seta, il personaggio Hervé si scopre desiderato, si scopre amato, si scopre ricco, si scopre anche sereno nonostante quell'ahimé sulla tomba della moglie. Lui si scopre. Quest'uomo così presuntuoso da considerare la felicità un eccesso e così noioso da consumare il tempo in una serie di abitudini che lo difendevano dall'infelicità davvero aveva meritato quello che aveva avuto?
Non riesco a capire se "Seta" mi è piaciuto oppure no! Sono pro o contro Baricco? non riesco a decidermi... Decido di riprovarci con "Castelli di rabbia".
RispondiEliminaIo penso che il miglior Baricco sia quello di 'Senza sangue'.
RispondiEliminaVorrò sapere però di 'Castelli di sabbia'.
Buona serata!