Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 9 novembre 2009

Stanza 411 di Simona Vinci

Io e luigi arriviamo assieme. Ci siam trovati sulla porta della libreria come se ci fossimo dati appuntamento e abbiamo fatto il tragitto fino a via Lame 116 parlando già del libro, delle possibili letture da fare ancora e del suo viaggio entusiasmante appena fatto a Berlino per il ventesimo della caduta del muro.
In sala c’è già Alberto, ci sono Lorenzo e Luisa, Katia e Chiara, Maria. Letizia arriverà e Rosanna pure.
È il primo incontro che facciamo di lunedì ed è bello perché è inizio settimana, perché Alberto è rilassato che non ci sono partite , perché è…bello.
Tutti,  per quel poco o per quel tanto che mi conoscono, mi hanno pensata nella lettura del libro perché è una lettera. Una storia raccontata in una lettera. L’escamotage in effetti mi è piaciuto molto e ne ho ricavato due certezze: che anche il nemico legge gli scritti e che le lettere, se pure irritanti, sono solo parole. È davvero così? Chiede Rosanna. Forse no. La storia è una storia d’amore. Banale, si penserà, scontata. Affatto. Potente ed eterna. Non vediamo volgarità nel racconto, nessuno è restato disturbato. Probabilmente perché non riguarda bambini, dice Maria, è un incontro adulto, d’amore autentico. Già, le fa eco Alberto, raccontare di sesso tra adulti è normale e se anche si fa sesso senza amore è perché dopo l’amore ci potrà essere. Letizia fa notare e si complimenta con Alberto per il suo bel pensiero femminile e dice che lei si è rivista nella preparazione, nella cura, che una donna ci mette nell’incontrare un uomo. Maria no! O quanto meno solo preparazione emotiva la sua. A Luigi il libro non è piaciuto, come l’altro del resto. Trova l’autrice brava nella descrizione della città, della stanza, ci fa immergere in quegli spazi e in quelle situazioni, ma nessuna emozione. Eppoi una lettera può essere scritta molto meglio! Forse molte immagini e poca emozione? Chiede Chiara alla quale il racconto ha preso molto, l’ha proprio affascinata. Anche Luisa le ha sentite le emozioni e a Luigi che non crede all’amore che si comanda risponde che no, non si comanda ma da adulti si è meno istintivi sebbene, come dice Letizia, l’amore capiti ed è una propensione. Già. Esistono persone che si chiudono, che osteggiano l’amore con la razionalità, e che pure si innamorano. Lei glielo aveva detto che non voleva una storia seria, lui le aveva detto che non voleva sbagliare ancora. Un grande amore. Gli inizi raccontano già tutto ed hanno in germe la fine, ci ricorda Maria e redarguisce Luigi che continua a ribadire il ‘nulla’ del libro chiedendogli se per caso ha paura dei sentimenti. Non risponde o forse è un no. Sarà che, come dice Letizia, è un libro femminile e Luigi non è stato preso? No, no, è stata proprio razzista cogli uomini sottolinea lui. E anche Lorenzo interviene col suo mancato coinvolgimento emotivo da parte del libro o, ammette, non lo ha capito, non ha capito ad esempio perché la storia sia finita, ha davvero una logica tutta femminile, incomprensibile. E subito Maria gli chiede se per caso il libro lo ha irritato. Perché è vero che è scritto da una donna e ci presenta un uomo ma un particolare uomo, non l’uomo. E lei nella scrittrice non ci si è ritrovata solo perché donna, le è piaciuta questa narrazione d’un amore adulto, punto. Che se restavano due entità, aggiunge Letizia, probabilmente facevano una bella storia. Ci stiamo appassionando. Luisa sapeva già che il libro non sarebbe piaciuto a Lorenzo, anche lei concorda sul carattere femminile. L’ha colpita quell’usami e il fatto che quasi mai l’uomo sappia perché è stato lasciato. Non denigriamo gli uomini ora, dice Luigi. Già, non fatelo, aggiunge Alberto, perché loro spesso capiscono ma aspettano che sia la donna a prendere decisioni. Come, come? Per Letizia è solo vigliaccheria. Ma è una donna contraddittoria, continua Lorenzo, vuole essere libera senza perderlo. Era l’uomo sbagliato allora o sarebbe stato sbagliato qualsiasi uomo? Maria non ha dubbi: qualsiasi uomo. Lei, ma anche la lei del libro, non è per le fusioni. Lorenzo capisce allora la motivazione della fine, legge un passo e la ritrova. Innamorandoci rinasciamo perché qualcuno – l’innamorato – ci riconsegna noi stessi ma subito la fusione uccide la nuova creatura. Classico casino delle donne! Cioè? chiede Rosanna. Semplicemente la donna è ferma, persevera anche quando una storia è sbagliata, ci crede ed è capace di cambiare le cose, giustifica Lorenzo. Evviva le donne! Esulta allora Maria, se soffro è perché io ho deciso di soffrire. E chiede dispiaciuta, rivolgendosi agli uomini, se davvero è un libro che è scivolato senza lasciar nulla, se davvero non vi si sono ritrovati. In coro – in tre, tutti e tre – rispondono no. E alla domanda di Rosanna se è il lui che non è piaciuto Lorenzo da una bella risposta, che ogni donna gradirebbe. Dice che non può ritrovarsi in un uomo che non si dedica alla donna ma che pure vuole. È perché spesso si pensa che gli altri debbano amarci come noi amiamo, dice Letizia. Ma l’amore ha modalità diverse. Già. Ora è proprio il turno di Rosanna. L’autrice ha scritto un libro così perché voleva parlare dell’Amore e ci ha messo tutto quello che sapeva. Così può capitare, leggendo, di cercare l’evento ma l’evento non c’è. C’è solo una circolarità statica con queste metafore del Pantheon, della donna del Giacometti, del mappamondo. Forse il libro scivola perché davvero le storie ci scivolano addosso e non ci cambiano. Alcune persone poi non vogliono neanche cambiare. E poi a chi scrive questa donna? Scrive a un altro che non c’è? la patologia dell’Amore. Amore claustrofobico che, rappresentato, sarebbe certamente un monologo di quelli combattuti tra la possibilità di lasciarsi andare o tirarsi indietro. Amore chiuso, in una stanza, passa la cameriera e non c’è più, è finito, nessuna traccia. Lei, Rosanna, non abiterebbe mai in una stanza d’albergo, Maria sì. Katia, è stata abbastanza taciturna, non le è piaciuta questa storia, la lei sembra pontificare la sua situazione ma gli amori, l’Amore, son fatti anche d’altro, è fatto di noi, di ognuno di noi. Certo che si, le diciamo all’unisono. L’Amore è fatto di tutto. E di sicuro non si può dire.  Ma perché l’Amore, trattato con sufficienza da alcuni, di poca attualità secondo altri, ci sta prendendo così? E perché a tratti i nostri visi cambiano? E stiamo finendo per non capirci? Ognuno forse a seconda del suo Amore vorrebbe dire ma non si può dire, l’abbiamo detto. E si può perdonare? Per alcuni sì, per altri no, dipende. Si può vivere accanto a chi non si ama? Si, molti lo fanno. È più facile? Forse sì, forse no, dipende. È più difficile? Forse sì, forse no, dipende. Si può lasciare andare un Amore? Con la morte nel cuore sì. Ma anche con un’asettica razionalità. E si possono gli altri innamorare di quelli che noi scartiamo? Si, le complementarietà non sono assolute. Si può sbagliare? Sì. Vivere è sbagliare.  Mangiamo il dolce che ha portato Rosanna va', che è meglio.

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