Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 12 dicembre 2011

XY di Sandro Veronesi

Chissà cosa m'aspetta stasera dopo i messaggi ricevuti sulla lettura di XY. A me è piaciuto, l'ho visto come una sorta di riconciliazione tra Fede e Scienza. L'una che cede il passo all'altra e viceversa, o che si affrontano complementari perché, secondo una frase che mi ha colpito e mi ha fatto ripensare veramente a Dio, Questi può essere solo dentro la scienza e non fuori, nell'attualità del mondo e mai contro di essa.

Va bene, sono pronta a Luisa e Lorenzo, Barbara, Chiara e Katia, Elke, Sarah, Giuseppe, Maria e Rosanna. Ci sono anche Manjolia, galeotto fu Carofiglio, e Patrizia, la ragazza della porta accanto.

Dopo la mia riconciliazione parte Maria. A lei la storia così complessa, capace di far venire dubbi, di cercare risposte, di avere voglia, leggendola, di chiamare qualcuno per parlarne, pare una vittoria per l'autore. Esagerato solo lo squalo estinto ma l'ipotesi di Satana o anche Dio che può scatenarsi in forze non umane ma neanche animalesche la trova accogliente. E' il finale quello deludente, troppo aperto. Forse a Veronesi è successo quello che dice Gianrico, che i personaggi spesso si eliminino da soli e la storia si chiuda con qualche tassello mancante. A parte questo la domanda che le è restata è perché sia capitato in quel posto quella sorta di vendetta di Dio. Eppoi, nel caso, di cosa si sarebbe vendicato? Degli incesti forse? A me verrebbe da dire di sì. Poi poteva capitare ovunque. Forse la comunità montana, tranquilla, confinata dal resto del mondo, solo si prestava meglio al racconto come ad insinuare follie, reali e presunte, ed incesti appunto. Pare un sogno lucido generale dove alla fine tutti capiscono che è meglio destarsi, cambiare le cose.

Katia e Sarah non hanno finito di leggere, Barbara non ha fatto in tempo e chiede loro se lo finiranno. Chiede anche se tra don Ermete e Giovanna accada qualcosa. No. Uccelli di rovo non ve ne sono in questa storia. E anzi. La notte che avrebbe potuto far presagire così si rivela la narrazione bellissima di una tentazione che non ha bisogno d'essere ostacolata semplicemente perché a quel prete quella donna non piaceva, non intercettava le sue debolezze.

Chiara il libro l'ha letto e sostiene che per tutto il tempo mi ha pensata per via dei puntini di sospensione, a volte interi dialoghi di puntini.
...... 
Allora è arrivata a pensare che Veronesi avrà la sua teoria dei puntini ma di certo ora a lei non piacciono più.

Lorenzo che ha letto il libro fino alle prime cento pagine dice che non gli è dispiaciuto poiché l'autore è stroardinario nel farti entrare nella mente dei personaggi.

Giuseppe ha letto il libro in maniera molto piatta. A Maria dice che lo squalo ci sta, ci può essere col Demonio. Quello che la storia ci chiede è credere a qualcosa o non credere. Accettare che le cose possano accadere in maniera anche inspiegabile perché semplicemente non si può spiegare tutto.

Per Manjolia il libro è stato difficile da leggere e ciononostante è riuscita a leggerlo senza vocabolario, lei che non è madrelingua italiana. Sostiene che la strage narrata è esasperata in funzione del fatto che, come ha detto Giuseppe, o si crede a tutto o si spiega tutto. Per lei il finale è chiaro. Spesso ci si perde dietro le sciocchezze mentre accadono cose vere, cose gravi. Così è il personaggio femminile, Giovanna, a svegliarsi prima di tutti dal torpore del sogno lucido. La segue poi la comunità dove l'armonia era solo una facciata. A Manjolia è davvero piaciuto come Veronesi abbia usato la storia per trasmettere un messaggio così.

Rosanna non ha finito il libro ma per quel che ha letto l'ha trovato appassionante. Si è chiesta perché l'autore ha sentito il bisogno di scrivere una storia così. Perché vuole dirci che bisogna tollerare l'ignoto? Perché la strage è la catastrofe che può capitarci vivendo? Per dirci che dopo la catastrofe uno pensa che il mondo non sarà più lo stesso e invece il mondo è andato avanti nel mentre lo stesso? Già. Forse il messaggio è appunto che non è tutto possibile o che è tutto possibile. Soprattutto che uno questo discrimine lo deve tenere sempre a mente. Che dare colpe agli altri, agli eventi od anche a sé stessi, ti mette in una posizione paranoica. Resta solo di cambiare rotta allora, avere la capacità negativa del dubbio, non della certezza. Dal dubbio il pensiero riesce a muovere. Dalla follia scaturisce la verità. Che non sempre è detta e non sempre si saprà. Anche di noi stessi. Non sapremo mai tutto ma è sano sentire ancora dolore, portarsi i propri pezzi dentro. E' in questo senso che si riapre la ferita al personaggio femminile, a lei che ha vissuto in ribasso delle proprie possibilità.

Accidenti! penso.

Mi avete convinto a finirlo, dice Barbara.

Ma perché? la ferita c'entra con la storia? chiede Elke.

Non ho trovato tutte queste cose che avete detto voi....Chiara.

Mi avete incuriosita. Il tema sembra interessante, ma la strage potrebbe essere vista come i peccati? Patrizia al suo esordio da itinerante lettrice.

La discussione è stata affascinante, siamo giunti alla fine con la voglia ancora di chiederci quando arriva Nara a farci un saluto prenatalizio e a redarguirci che lei la notte vorrebbe dormire. Ci avventiamo sulla sua affermazione risentiti. Quale orrore? L'invito perenne a consegnarci ad un futuro meravigliosamente ignoto e imprevedibile? Senza paura?

Buon Natale.


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