Siamo un gruppo di lettura triste? Potrebbe chiederci la giornalista del La forza del passato. Certo che capita che un libro, come un film, che ci faccia piangere, ci faccia poi anche dire che è un bel libro. Certo che di argomenti pesanti ne leggiamo, preferendoli a non storie. Certo che però durante ogni incontro riusciamo a sorridere e ridere sempre. Mai stati. Potremmo allora sentirci dire. Siamo tanti a parlare di questo libro di Veronesi. Nara, Giuseppe, Maria, Paola, Patrizia R., Patrizia B., Filomena nuova arrivata, Nicoletta, Chiara, Barbara, Manjolia e io.
A Maria questo libro è piaciuto più di XY che aveva trovato di riflessione troppo alta, filosofica, teologica, soprannaturale. La forza del passato è più tenero e sanguigno, tutto è possibile immediatamente. La scrittura resta complicata per associazioni libere, ma basta avere pazienza di rientrare in un discorso appena lasciato. L'hanno infastidita solo due punti, dove anche io e Nicoletta ci troviamo d'accordo: l'eutanasia senza possibilità di dibattito, poi il rifiuto della separazione. Ma per il resto l'autore è bravo a parlare della fragilità dei maschi, l'ha fatto anche in altri due libri. Non aveva pensato alla fragilità Nicoletta. Come me ed Elke aveva visto della rassegnazione, o solo che il restare con la moglie era un modo più semplice. Solo saggezza, ci corregge Maria, e ci convince. Giuseppe il libro lo aveva già letto, ma rileggendolo lo ha scoperto ancora più eccezionale. Questo cambiare registro rapidamente verso la fine lo ha però disorientato. Forse non aveva più idee, dice Filomena che ha letto XY ma non La forza del passato. E pure trova che Veronesi sia uno scrittore che riesce a toccare nervi scoperti del lettore. Patrizia R. ha trovato la lettura nella parte iniziale molto quotidiana, la seconda invece del tipo niente è come sembra, insomma un gran caos. E' che accade tutto dopo l'anestesia, ci ricorda Maria. La storia del protagonista si mette a posto nel momento del risveglio perché capisce e crede. Crede a tutto. Alla storia dello spionaggio, all'amore di sua moglie in quell'unica frase fondamentale della lettera, crede di farcela ad andare oltre ogni concretezza. Be', se ha questo effetto l'anestesia a Giuseppe piace ancora meno! A Rosanna la prima parte del libro è risultata faticosa perché ancora non capiva cosa quel Gianni Bogliasco volesse mettere nel piatto raccontando segreti del padre di Gianni protagonista. Forse l'amico del padre è un angelo che viene a risolvere il rapporto segnato col padre? Perché può succedere qualsiasi cosa nella vita, ma l'importante è trovare ricordi condivisibili. E a Rosanna, trovando questa spiegazione, è venuta voglia di scrivere una lettera ai suoi figli su suo padre. Paola ha atteso che accadesse qualcosa di interessante durante la lettura, il padre spia non lo è stato a sufficienza. Chiara dice che Veronesi non è il suo scrittore preferito, però si è affezionata a Gianni protagonista, alla tristezza della sua vita, all'incontro con la mamma che è stato delizioso. Quell'incontro ha toccato anche me, è davvero fantastico giocare alla verità con la propria madre, ci si dice anche quello che non si dice. Patrizia B., il libro, lo ha trovato scorrevole e divertente nell'autoanalisi del personaggio, quando accetta per esempio di non aver visto il cartello, di arrendersi e quindi un po' rinascere. Come dire: meno certezze, più fede. Secondo lei perdona la moglie per non scoprire d'essere stato lui stesso mancante. Manjolia pensa che Veronsei sia geniale, la storia dello spionaggio verosimile e strumentale alla suddivisione del libro. Gianni protagnista non vive la sua vita ma la trascina. Vive un cambiamento necessario, non voluto, per svegliarsi da un sogno. Perdona la moglie perché accetta la vita così com'è, che lui è vincibile, che ne sa meno e non di più. Barbara il libro voleva leggerlo ma, quando l'ha aperto in treno verso la Puglia, un casuale compagno di viaggio l'ha distolta vendendoglielo come un bruttissimo libro. Invece no. Trovo che sia un bellissimo libro. L'avrei detestato solo se si fosse lasciato guidare dal moralismo, ma da qualcosa d'altro, se pure discutibile, va bene.
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