Il mondo deve sapere che abbiamo avuto il terremoto e con questo iniziamo a parlare stasera. Rosanna, sempre presente, non c'è proprio perché è in aiuto nelle zone colpite. Da Luisa ci siamo ritrovati io, Maria, Sarah, Patrizia R., Patrizia B., Lorenzo, Elke e Manjolia. Sul terremoto si dice che ci stiamo abituando o che stiamo cambiando le nostre abitudini, che a Bologna la torre del Mulino Parisio è stata messa in sicurezza dopo l'ultima scossa avvertita nel ravennate e che forse sarà abbattuta, almeno per la parte pericolante. Un aneddoto sul terremoto e poi cominciamo la discussione. Due coniugi nella notte a Crevalcore. Lei: cos'è stato il temporale? Lui, sulla sedia a rotelle: no, il terremoto. Dormi. Poi Lorenzo che si chiede chi ritroverebbe il mio quadernino sotto le macerie. Sorridiamo ma, come dice Manjolia, è un brutto sensamento 'sto terremoto.
Lorenzo ci fa un regalo riguardo alla precedente lettura. Ha trovato in rete un'intervista a una donna sarda che è venuta a sapere dell'Accabadora. E' sconvolgente come la donna creda o voglia far credere che fosse la presenza di un piccolo giogo sotto il cuscino ad avvicinare la morte.
Lorenzo ci fa un regalo riguardo alla precedente lettura. Ha trovato in rete un'intervista a una donna sarda che è venuta a sapere dell'Accabadora. E' sconvolgente come la donna creda o voglia far credere che fosse la presenza di un piccolo giogo sotto il cuscino ad avvicinare la morte.
Il mondo deve sapere è stato noioso per Elke. In alcune parti ha sorriso, in altre è stata colpita dalla durezza delle punizioni per i mancati obiettivi, ma di sicuro non le è piaciuto. Anche Maria ha sorriso, ha atteso, ma ha atteso e basta. Non c'è vita di relazione in questo falso romanzo di una telefonista, al contrario del film. Ha sperato anche nell'effetto sorpresa, sta bene come libro denuncia, ma l'ha irritata la postfazione assolutamente vanagloriosa. Non era necessario mettere in un quadretto l'assenza di comportamento, non ci crede nessuno che non immaginava cosa poteva essere quel libro per chi viveva in quella condizione. Già. Sono d'accordo. L'autrice sostiene di essersi stupita molto all'indomani della pubblicazione per aver ricevuto numerose lettere di telefonisti che ringraziavano per la denuncia. Lei la rappresentanza sindacale non l'aveva presa in considerazione. Era il diario di un'esperienza lavorativa. Semplicemente. Lorenzo accetta la motivazione dicendo che probabilmente all'epoca del libro non c'era ancora reazione alle nuove condizioni lavorative. Anche Luisa è d'accordo. Si iniziava a contrattare il lavoro secondo la legge Biagi, ancora non si capiva, ancora non si poteva fare niente. Non è che non si potesse fare niente, interviene Manjolia, è da soli che non si può fare niente. E' da soli che non si può cambiare il mondo. Le 'minaccette' ci sono ovunque, se vuoi lavorare, non stava denunciando il precariato ma le pressioni psicologiche. Quelle istituzionali di ogni azienda, intervengono Sarah e Patrizia R. Si forma il personale secondo una propaganda aziendale seguendo un lavaggio del cervello ben definito. Ci si ritrova ad essere invischiati in tutto, non solo a vendere. E' per questo che Patrizia R. ha visto il libro quasi come un esorcismo. A lei la postfazione, che ha tanto irritato me e Maria, è arrivata onesta. E ci crede che l'autrice abbia titubato a farsi pubblicare una cosa del genere, difatti per salvarsi lei aveva iniziato a scrivere in un blog. Il fatto che non vi sia un finale all'americana denota un forte rispetto riguardo a quello che voleva fare: dare lo spaccato di una vita tragicamente ferma. Questo è. Può essere, conferma Patrizia B. Può essere che davvero gli episodi riportati siano solo delle lapidi. Esorcismo, lapidi...ma voi che casalinghe siete? chiede Lorenzo. Sarah, con un neologismo di un suo amico, dice d'essere cazzalinga. Patrizia R. ci informa che nel suo frigo c'è uin cartello che ammonisce di non toccare perché si stanno testando i campioni. Manjolia, più poetica, sempre nel frigo ha la polvere che cade dalle stelle. Ossignore! Sono preoccupata per l'unico nostro uomo. Dopo la maternità della scorsa volta che non è così innata nelle donne, gli stiamo pure distruggendo la casalinga. Lui accetta e, da conte quale è, dice che forse è solo un altro segno del cambiamento dei tempi, il fatto che la donna non faccia più le pulizie. Non è che non le facciamo più, diamo delle priorità. Ed è cambiamento pure questo. Sul finale Maria ci fa un regalo. Lei ha letto pure Ave Mary, e la Chiesa inventò la donna, di Michela Murgia. E' contagiosa quando legge qualche pezzo, a tutti è venuta voglia di leggerlo.
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