Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

mercoledì 27 giugno 2012

L'ultima riga delle favole di Massimo Gramellini


A L'ultima riga delle favole non ci è arrivato quasi nessuno. Il libro non è piaciuto a chi lo ha letto e a chi ha provato a farlo. Ce ne siamo molto dispiaciuti perché invece l'autore ha tutta la nostra stima per le rubriche che conduce, sulla stampa o in televisione, e anche, per coloro che l'hanno già letto me compresa, per l'ultimo libro Fai bei sogni. Veniamo alla discussione dei coraggiosi presenti a questo incontro in attesa di 'Caron dimonio con occhi di bragia' e la brace a Bologna si sente tutta oggi. Luisa, padrona di casa, Maria, le due Patrizia e io. 
La verità è che il libro non si capisce cosa voglia essere, cosa abbia voluto raccontare. Non c'è una storia. Pare un'accozzaglia di massime, filosofie, religioni, tutto bello, tutto facile, tutto noioso. Io, dopo le prime centotrenta pagine, mi sono avvalsa della facoltà di raggiungere rapidamente la fine. Patrizia B. avrebbe preferito una storia. E' delusa, i personaggi sono inimmaginabili, trafugati forse  a una qualche religione orientale. Poteva essere apprezzabile, il libro, per le infinite domande che ci si può porre, solo che poi l'autore pare dire di arrangiarsi senza una narrazione per recuperare. Anche Maria è restata delusa. Lei pure aveva un'aspettativa molto alta ma la storia, presuntuosamente zen, le è risultata il racconto di una setta bieca. Patrizia R., ancora più feroce, sostiene che il dilettantismo e la presunzione sono stati lasciati passare in ragione della notorietà e cose già sentite sono apparse alle folle come intense. Gramellini ha un dono, la trasparenza, solo che in questo libro, misto di tante intenzioni, non ha portato in alcun dove. Brava! Una sorta di spirtualità equivoca, la incoraggia Maria. Avrebbe semplicemente potuto fare un testo umile, non scimmiottare Dante, per tornare a Caronte di cui sopra. Patrizia R. cerca di giustificarlo dicendo che uno famoso non avrebbe potuto rischiare di scrivere una robina autobiografica. Peccato che in un libro che parla d'amore non vi sia scritto nulla d'amore e pretende di trovarlo, l'amore, in una persona che non conosce. A questo punto Maria sente che più se ne parla più prova irritazione. Patrizia R. invece inizia a provare tenerezza. Meno male che il momento buono arriva sempre, diceva una famosa pubblicità di merendine. Gianrico. Maria ci parla della serata in San Domenico dove con altri due filosofi ha dialogato su Ira e Accidia ( temo che tra un po' si materializzerà lo spirito dantesco ) mentre lui avrebbe voluto fortemente discutere di Lussuria. Ma tra Carofiglio e Gramellini su un'isola chi scegliereste? chiede Luisa. Io non ho dubbi. Nessun dubbio anche sulla citazione che Luisa mi lancia in sfida, forse per vedere se merito l'isola con Gianrico? Stando alla risposta l'avrei meritata. Torniamo a L'ultima riga delle favole. Se è stato uno scherzo giuro che non leggerò più una favola. Epperò ha ragione Patrizia R. Cosa sarebbe dei nostri boschi se cantasse solo l'uccellino che canta meglio? 

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