Il secondo libro che
leggiamo di Grazia Verasani è quello che le ha dato successo.
Giorgia Cantini è quarantenne, single. È un'investigatrice privata
che fruga, per lavoro, nelle vite degli altri. E finalmente anche
nella sua, quando le arriva una scatola di scarpe piena di lettere
della sorella morta suicida molti anni prima. Il titolo del libro
svela quasi a metà della storia il finale, anche se poi, Grazia,
riesce a instillare il dubbio che ve ne possano essere altri, di
finali.
Giorgia Cantini beve
troppo per i miei gusti, mi chiedo come faccia a fare il lavoro che
fa, a mantenere l'attenzione del pedinamento, come la discrezione
della sobrietà. Ma ha troppo dolore dentro e quasi glielo perdono.
Bologna in questo racconto sembra piccolissima. Tanti incontri, tante
coincidenze. A tratti soffocanti se pure rivelatrici.
Ne parlo con Rosanna,
Maria, Marina, Patrizia, Marella, Sarah, Alessandra, Sara, Lorenzo e
Mattia, Elke.
Marco non c'è, ma fa
arrivare il suo commento che conferma il suo scarsissimo interesse al
libro giallo-poliziesco, anche se riconosce che questo libro, come il
precedente, è scritto molto bene, quindi la storia scorre molto
fluida. Eccellente nel rendere “presente” la figura della
protagonista, che merita un dieci e lode. Del racconto non gli è
rimasto nulla di particolarmente rilevante, se non l’introspezione
veramente ottima della protagonista. Però il bacio sul cazzo floscio
e umido lo ha fatto molto divertire.
Secondo Marella questo
racconto è più bello dell'altro che abbiamo discusso. L'ha trovato
più vivace e con più trama, ed è riuscita a capire perché Giorgia
Cantini diventa come diventa dopo. Bello il rapporto con Gaia e
questa non promessa in linea col personaggio, nonostante il cinismo.
Dipende anche dalle età
il rapporto, dice Marina, che per il resto si trova d'accordo con
Marco, e trova il libro in alcune parti scontato. In altre inutile,
come nell'approfondimento della sfera sessuale del collaboratore.
Sarah si focalizza sul fatto che fosse una famiglia sfortunata,
quella di Giorgia. E in questo dramma lei è stata caricata di
responsabilità, si sente tutta la pesantezza. Elke, più che la
responsabilità, ha sentito il senso di colpa verso la sorella.
Nessun senso di colpa doveva esserci, secondo Sara. Il gesto della
sorella, più che di esasperazione, è stato un gioco.
Maria l'ha sentito tutto
il noir, l'atmosfera. Giorgia Cantini vive di notte e vive come vive.
In alcuni tratti la lettura l'ha affaticata, soprattutto il continuo
arrivare di gente. A me e Marella invece sono stati i tempi e i
luoghi scoordinati ad affaticare, ma Maria difende l'autrice e dice
che era necessario, denota, lo scoordinamento, il carattere della
donna. Per Patrizia Giorgia è bellissima.
Parliamo dell'alcoolismo,
è inevitabile. Rosanna è benevola, bevono per anestesia dal dolore,
dice. E su sua sorella pensa che sia morta solo come per una sfida.
Fermami, fermami! Un gioco che nessuno ferma.
Anche per me Giorgia è bellissima, come dice Patrizia. E che beva non mi disturba. Nonostante io sia astemia. Mi dispiace, ecco, per lei, perché mi dice il suo dolore, la sua fatica, le sue insicurezze, il suo buio. Tutti noi abbiamo modalità di fuga dai problemi, dall'angoscia. Ci sono quelle visibili e quindi esposte al giudizio, e tante altre che si possono tenere nascoste, pericolosamente nascoste. Giorgia si mostra in tutta la sua fragilità e resta forte nella volontà e bisogno di sapere e capire. Mi piace!
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