Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 14 aprile 2014

Quo vadis, baby? Grazia Verasani

Il secondo libro che leggiamo di Grazia Verasani è quello che le ha dato successo. Giorgia Cantini è quarantenne, single. È un'investigatrice privata che fruga, per lavoro, nelle vite degli altri. E finalmente anche nella sua, quando le arriva una scatola di scarpe piena di lettere della sorella morta suicida molti anni prima. Il titolo del libro svela quasi a metà della storia il finale, anche se poi, Grazia, riesce a instillare il dubbio che ve ne possano essere altri, di finali.
Giorgia Cantini beve troppo per i miei gusti, mi chiedo come faccia a fare il lavoro che fa, a mantenere l'attenzione del pedinamento, come la discrezione della sobrietà. Ma ha troppo dolore dentro e quasi glielo perdono. Bologna in questo racconto sembra piccolissima. Tanti incontri, tante coincidenze. A tratti soffocanti se pure rivelatrici.
Ne parlo con Rosanna, Maria, Marina, Patrizia, Marella, Sarah, Alessandra, Sara, Lorenzo e Mattia, Elke.
Marco non c'è, ma fa arrivare il suo commento che conferma il suo scarsissimo interesse al libro giallo-poliziesco, anche se riconosce che questo libro, come il precedente, è scritto molto bene, quindi la storia scorre molto fluida. Eccellente nel rendere “presente” la figura della protagonista, che merita un dieci e lode. Del racconto non gli è rimasto nulla di particolarmente rilevante, se non l’introspezione veramente ottima della protagonista. Però il bacio sul cazzo floscio e umido lo ha fatto molto divertire.
Secondo Marella questo racconto è più bello dell'altro che abbiamo discusso. L'ha trovato più vivace e con più trama, ed è riuscita a capire perché Giorgia Cantini diventa come diventa dopo. Bello il rapporto con Gaia e questa non promessa in linea col personaggio, nonostante il cinismo.
Dipende anche dalle età il rapporto, dice Marina, che per il resto si trova d'accordo con Marco, e trova il libro in alcune parti scontato. In altre inutile, come nell'approfondimento della sfera sessuale del collaboratore. Sarah si focalizza sul fatto che fosse una famiglia sfortunata, quella di Giorgia. E in questo dramma lei è stata caricata di responsabilità, si sente tutta la pesantezza. Elke, più che la responsabilità, ha sentito il senso di colpa verso la sorella. Nessun senso di colpa doveva esserci, secondo Sara. Il gesto della sorella, più che di esasperazione, è stato un gioco.
Maria l'ha sentito tutto il noir, l'atmosfera. Giorgia Cantini vive di notte e vive come vive. In alcuni tratti la lettura l'ha affaticata, soprattutto il continuo arrivare di gente. A me e Marella invece sono stati i tempi e i luoghi scoordinati ad affaticare, ma Maria difende l'autrice e dice che era necessario, denota, lo scoordinamento, il carattere della donna. Per Patrizia Giorgia è bellissima.
Parliamo dell'alcoolismo, è inevitabile. Rosanna è benevola, bevono per anestesia dal dolore, dice. E su sua sorella pensa che sia morta solo come per una sfida. Fermami, fermami! Un gioco che nessuno ferma.

1 commento:

  1. Anche per me Giorgia è bellissima, come dice Patrizia. E che beva non mi disturba. Nonostante io sia astemia. Mi dispiace, ecco, per lei, perché mi dice il suo dolore, la sua fatica, le sue insicurezze, il suo buio. Tutti noi abbiamo modalità di fuga dai problemi, dall'angoscia. Ci sono quelle visibili e quindi esposte al giudizio, e tante altre che si possono tenere nascoste, pericolosamente nascoste. Giorgia si mostra in tutta la sua fragilità e resta forte nella volontà e bisogno di sapere e capire. Mi piace!

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