Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

giovedì 10 luglio 2014

Piangi pure, Lidia Ravera

Iris ha settantanove anni. Si potrebbe dire che abbia speculato sulla sua data di morte, mettendo un'ipoteca sulla vita. Ha venduto, infatti, la nuda proprietà del suo appartamento. Ma forse l'ipoteca vera è che alla sua età si innamora.
A me sta simpatica Iris così com'è. Non riesco a giudicarla. Il passato è suo, ed è lei che sa quanto può aver sofferto ad andarsene lasciando sua figlia. E ancora solo lei sa quanto possa essere stato difficile tornare sotto ricatto e convivere con un uomo, il marito, che di lei pensa solo sia una puttana borghese. A me piace lei, adesso. Mi piace proprio questo suo coraggio di vivere fino in fondo. Non solo, o di più, mi ha commosso il coraggio di andare a portarlo a morire, il suo amore. Di baciarlo senza vergognarsi dell'età.
Ne parlo con Maria, Marella e Patrizia, Marina, Elke, Marco, Lavinia, Sarah, Rosanna ed Alessandra.
Secondo Marina Iris è una personcina così. A lei nulla porterebbe a scegliere un uomo ad un figlio, l'amore è un'altra cosa. È una donna che non ha contatto con la realtà. Lo ritrova solo quando si guarda allo specchio. Mi rivedo molto in questo, dice Maria, alla quale Iris è piaciuta molto. Trova che sia una persona libera. Ha cercato l'amore, andando contro gli schematismi del partito (comunista) negli anni in cui una donna adultera veniva arrestata. Ha dovuto lasciare la figlia perché il suo uomo, Michele, non la voleva tra i piedi. Ed è certa, Maria, che questa cosa sarebbe stata normale se a comportarsi così fosse stato Irino e non Iris. Purtroppo Iris era succube di Michele.
Sarah invece pensa che, se davvero fosse stata libera, non sarebbe tornata indietro. Non lo so, penso io. Troppo facile da fuori.
Anche Marco non ha una buona opinione di Iris. La trova estremamente egoista fino a quando non si ritrova vecchia. Fino a quando l'incontro col dottore di cui si innamora, non le fa rivisitare la sua vita in una nuova prospettiva. Ma resta egoista pure da vecchia, perché vende la nuda proprietà. Poi, perché si ricorda a settantanove anni di voler vivere?
A me dispiace quest'ultimo pensiero. Maria pure s'arrabbia. La difende. Dice che era una donna morta. Che non è vero che è stata egoista, semplicemente si è ascoltata. Portando il peso del dolore degli altri nel dire la verità. Poi, con la nipote non ha mai rotto. Ed è stata la figlia, con le sue religioni e i suoi moralismi stridenti, visto che aveva voluto un figlio a tutti i costi da chiunque purché l'avesse, a non volerla più.
Sì, fino a trentasette anni ha vissuto solo doveri, riconosce Marella. Poi è diventata bugiarda e cinica.
Lavinia pure pensa sia stata egoista Iris, ma di un egoismo sano. A lei questa donna è piaciuta in ogni sua età. Quello che ha voluto fare l'ha fatto. Ha detestato la figlia invece e ritiene che se lo sia meritato d'essere abbandonata al babbo (Lavinia da buona toscana dice proprio babbo). Per rispondere a Marina dice che quando uno è innamorato non è razionale. I sentimenti sono così, sono trasporto. E ti trasportano, appunto, dove vogliono. Iris per Lavinia è un esempio di speranza. È una donna da salvare, soprattutto quella che ci si rivela a settantanove anni.
Elke è stranita. Dice che detta così, mai al mondo. Ma poi magari diventa matta pure lei e le succede di innamorarsi, di prendere e andare.
Rosanna è perplessa sul rapporto madre figlia. È un rapporto anaffettivo, nessuna delle due poteva pretendere qualcosa dall'altra. Dal punto di vista femminile è un fallimento assoluto il loro legame. Per rispondere a Sarah dice che sì, Iris è tornata, ma è restata lì punita. Mentre del rapporto con Carlo, il dottore, suo ultimo amore, pensa che funzioni perché non hanno nulla da perdere, davvero. Carlo sta morendo. Gli ci vuole un testimone, l'ha scelto: Iris. Un'affinità elettiva mentale la loro. Iris è restata devota a quella scelta.
Solo a Patrizia è stata simpatica la figlia di Iris. Meno male, povero personaggio.

1 commento:

  1. Mi è piaciuto molto ritrovare quell'incontro su Piangi pure in questa pagina. Mi ha restituito il clima di quella sera e mi ha riportato all'indignazione molto istintiva e immediatamente poi mantenuta e razionalizzata per quello che avevano detto Marina e Marco. Credo profondamente che ad ogni età possa succedere il miracolo dell'amore, dall'asilo alla tomba, dando per scontato quello del neonato per la sua mamma e quasi sempre quello della mamma per la sua creatura. Miracolo ogni volta diverso proprio perché diversa è l'età, diverso il vissuto, diverse le aspettative e le possibilità reali. Diversa anche la capacità di comprendere quello che sta succedendo e che fa battere il cuore. Un'altra cosa capisco profondamente e credo possibile e perfino giusta, anche se estremamente dolorosa: scegliere l'amore anche quando significa lasciare un figlio. Lasciarlo come presenza continuativa nella sua vita di tutti i giorni, non come sentimento e come presenza regolamentata. Il figlio resta figlio per sempre e la madre resta la sua, di madre. L'amore, invece, scompare se non lo si afferra senza esitazione, una volta riconosciuto, e la vita senza quell'amore e quel coraggio può ingrigire anche se l'età è ancora giovane e la stagione volge al bello. Restare solo per il figlio apre le porte a sentimenti laceranti, legati al senso di prigionia, di costrizione,di obbligo in quanto madre. Come se una madre non avesse diritto, in quanto madre, ad essere felice al di là della sua maternità. Se l'anima si ammala, quella madre non sarà più niente. E neanche come donna. Mi spaventa ogni presa di posizione che sia bianca o nera, senza alcuna attenzione per i chiaroscuri, senza la delicatezza che ha chi si avvicina a un dolore così profondo per accoglierlo e provare a capirlo e a lenirlo, e invece con la pesantezza di chi imbraccia sempre la scure. Chiedo scusa dei toni para-drammatici, ma adoro Iris in tutti i suoi errori riconosciuti senza mai mitigarli e nel coraggio che ha avuto nel portarne il peso e nel cercare di riparare quando le è parso possibile, e nell'accogliere, con l'innocenza e l'inesperienza di una volta l'ultimo stupendo amore della sua vita. Impagabile.

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