Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

giovedì 11 settembre 2014

Incontro con Donatella Di Pietrantonio, Bella mia

Ci troviamo vicino al Nettuno, io e Donatella. Mi emoziona e mi commuove rivederla dopo tanto tempo dove mai è mancato il suo calore, anche in una breve mail. Lei è così. La sua presenza stasera apre la settima edizione di Itinerari di Lettura. Sarà un'edizione speciale, lo sento. 
La sala è davvero piena stasera. Mi ha portato un dono. Senza saperlo, una delle cose che, assieme a stelle, mucche, libri e margherite, mi contraddistinguono: le campane. Grazie, Donatella.
Per l'incontro-intervista cliccate QUI


martedì 9 settembre 2014

Mare d'argilla, Maria Beatrice Masella

L'ho letta in pochissimo tempo questa litania familiare antica, prestatami da Maria. Mi sono chiesta qual è l'effetto di questo libro su un lettore non meridionale. Quali altri luoghi comuni alimenterebbe su una terra spesso denigrata senza storia. E mentre me lo sono chiesto mi sono arrabbiata della mia stessa domanda. Di mari d'argilla si legge anche in terre diverse dal Sud. Ci è già capitato. A voi la recensione che trovate anche su itineraridilettura.com


L'unica radice che ho mi fa male. Recita così una poesia di Alda Merini prima che ci si inoltri nel Mare d'argilla della lettura.
Vittoria, Clara, Marianna, Isabella, Titina e Clelia sono sorelle. Eleonora la loro madre. Giacinta e Viola le nipoti. La famiglia è quella del farmacista del paese, don Filippo. Oltre a questi, si incontrano tanti altri uomini nella storia. I mariti che via via sposeranno le sorelle o le ameranno, il medico condotto, il parroco, un fratello morto prematuramente e bambini nati maschi, futuri uomini. Tante vite dentro atmosfere crepuscolari lontane, siamo infatti all'inizio del novecento. Un passaggio tra generazioni che fa fatica a compiersi, in ragione forse di quella radice che fa male.
Un libro forte e pieno di dolore. Ci si arrabbia di tanto accanimento. Poi, anche di questo mare d'argilla che lo senti che ti soffoca durante la lettura e non si vuole altro che arrivare alla fine a vedere di respirare. Traduzione efficace di questa sensazione è la scoperta per una delle sorelle, e il ricordo per il lettore, di una Anita Garibaldi forse sepolta viva, a ingoiare terra. Appunto.


giovedì 4 settembre 2014

incontro con Donatella Di Pietrantonio

 
Giovedì 11 settembre 2014
ore 19.30
presso la sede Acli di via Lame 116 a Bologna

Itinerari di Lettura
incontra 

Donatella Di Pietrantonio
per discutere il suo nuovo romanzo
Bella Mia

Raccontare il terremoto d’Abruzzo del 2009 sull’amore di due sorelle. Gemelle. Quella da sempre predestinata alla fortuna muore. L’altra le sopravvive. Alla sopravvissuta il terremoto porta un figlio che non riesce ad amare tutto. Il figlio della sorella morta.

martedì 2 settembre 2014

La malattia chiamata uomo, Ferdinando Camon

Ho letto un libro datato. Si colloca negli anni '70, quando io nascevo. Ma la storia di un'analisi probabilmente si ripete uguale ancora oggi.
Mi ha colpito molto il titolo. E' terribile doversi pensare come malattia. Mi spaventa un malessere così totale. 
Ecco una breve recensione.

La malattia chiamata uomo, questo il titolo di una storia di analisi. Una storia lunga sette anni fra due uomini, paziente e medico, fatta di silenzi e rituali, e di parole che non si possono dire in nessun altro luogo. Una storia di intimità. Di traduzione.
La storia parte da prima, però. Da altri tentativi di intesa, riusciti male, svolti dall'io narrante con altri analisti. Si legge una critica a certo modo di fare analisi. Alle analisi collettive, ad esempio. O a quelle incapaci di non includere nelle sedute troppi rumori della quotidianità. Uno sciacquone del water, un figlio che corre, una moglie che parla al telefono appena un muro di là.
Poi, finalmente, dopo due anni di attesa, il medico giusto.
Non ha pudore l'autore a raccontare di un uomo che torna a casa come dissanguato, svuotato, dopo ogni seduta. Un uomo che si cerca tutti i mali nelle miserie del corpo e gioisce se ne trova. E il sesso, sempre troppo ingombrante.
L'uomo è una nevrosi provvisoria nella nevrosi cronica della storia, scrive Camon. La sua malattia è l'incapacità di dire tutto. La lingua è il virus di questa malattia. Più l'uomo diventa uomo e si differenzia dall'animale, più si ammala.
Nella storia, ma pare anche in generale nella realtà, l'analisi finisce quando il paziente riconduce il suo analista a uomo. Quando lo ridimensiona. Non è più un mago. Non è più un traduttore.
Quando, dopo sette anni, quattro volte a settimana, del suo medico può dire: io non lo conosco.