Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

martedì 9 settembre 2014

Mare d'argilla, Maria Beatrice Masella

L'ho letta in pochissimo tempo questa litania familiare antica, prestatami da Maria. Mi sono chiesta qual è l'effetto di questo libro su un lettore non meridionale. Quali altri luoghi comuni alimenterebbe su una terra spesso denigrata senza storia. E mentre me lo sono chiesto mi sono arrabbiata della mia stessa domanda. Di mari d'argilla si legge anche in terre diverse dal Sud. Ci è già capitato. A voi la recensione che trovate anche su itineraridilettura.com


L'unica radice che ho mi fa male. Recita così una poesia di Alda Merini prima che ci si inoltri nel Mare d'argilla della lettura.
Vittoria, Clara, Marianna, Isabella, Titina e Clelia sono sorelle. Eleonora la loro madre. Giacinta e Viola le nipoti. La famiglia è quella del farmacista del paese, don Filippo. Oltre a questi, si incontrano tanti altri uomini nella storia. I mariti che via via sposeranno le sorelle o le ameranno, il medico condotto, il parroco, un fratello morto prematuramente e bambini nati maschi, futuri uomini. Tante vite dentro atmosfere crepuscolari lontane, siamo infatti all'inizio del novecento. Un passaggio tra generazioni che fa fatica a compiersi, in ragione forse di quella radice che fa male.
Un libro forte e pieno di dolore. Ci si arrabbia di tanto accanimento. Poi, anche di questo mare d'argilla che lo senti che ti soffoca durante la lettura e non si vuole altro che arrivare alla fine a vedere di respirare. Traduzione efficace di questa sensazione è la scoperta per una delle sorelle, e il ricordo per il lettore, di una Anita Garibaldi forse sepolta viva, a ingoiare terra. Appunto.


1 commento:

  1. Volevo rileggerlo con calma, questo Mare d'argilla. L'avevo divorato, perché scritto da una donna che conosco e con cui ho lavorato per la Guida sentimentale di Bologna. E non ricordo una oppressione così forte da voler correre alla conclusione per respirare. Mi pare di ricordare che sono stata dietro ogni protagonista donna, con tenerezza e sorellanza, soffrendo con tutte loro, incoraggiandole, sgridandole, abbracciandole, accettando decisioni per me impensabili, mantenendo un atteggiamento di fiducia fino in fondo. Il verso di apertura che Beatrice ha scelto indica la strada, l'unica, da seguire, secondo me, nell'incontro con queste donne così intensamente tragiche e potenti. Ma devo proprio rileggerlo.

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