Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

sabato 20 aprile 2013

Silvia Longo e Il tempo tagliato a Bologna

Pioggia battente: stato di allerta (per chiavi mancanti).

Siamo arrivati a Silvia con l'itinerario tra gli esordienti. Quando ne era stata proposta la lettura, la storia di una donna che fugge con uno sconosciuto il giorno del concerto in memoria del marito, non lasciava presagire la portata del racconto. E invece sono le prime pagine, subito, a svelarla. Con una scrittura che di esordiente sembra aver poco. 
La scrittura essenziale, appunto. Pudica, piena di sottintesi, forse è un modo, forse è stato esercizio.
Volevo offrire un prodotto maturo e onesto. E l'onestà letteraria si ottiene quando si raccontano storie che ci assomigliano, quando si riesce a scrivere il libro che si vorrebbe leggere. Non il libro che suscita interessi, curiosità, morbosità eccessivi. Da un laboratorio in rete mi è derivata consapevolezza del modo in cui volevo scrivere. 
Eppoi ci sono i dialoghi.
Se si legge teatro s'impara a scrivere i dialoghi. Nella storia ve ne sono molti perché, svolgendosi nell'abitacolo di un'auto, avevo bisogno di azione. Per renderli veri e credibili è capitato che chiedessi a qualcuno come avrebbe risposto ad alcune battute.
L'incontro vero si è svolto nel dialogo, in questa danza di avvicinamento allontanamento che permette ad entrambi (alla protagonista Viola e allo sconosciuto Mauro) di dire la propria verità. A ricercarsi, appunto. Come recita la frase iniziale. 
Ricercare in origine era il nome della forma musicale che oggi chiamiamo fuga.
Tutti potete adottare quella frase. Tutti quando vi sentite chiusi in un circolo vizioso o virtuoso che vi riporta sempre allo stesso punto. Come in un loop, come un disco rotto. 
Come è arrivata questa storia?
Un po' mi sentivo nel circolo vizioso, condizionata da ritmi sempre uguali. Stavo leggendo degli Strani Anelli e dell' Arte della fuga. La prima scena che ho scritto è quella dell'orologio guasto e Federico è stato il primo personaggio del libro. E' stata una storia catartica, che mi ha portata fuori dall'anello che mi lasciava scrivere addosso, senza coraggio di osare la pubblicazione. Ora la mia vita è la stessa, ma sto ricevendo tanto da questo libro.
Viola è notevole come personaggio, capace di placare il lettore. Ma entrambi (Viola e Mauro) sono attenti l'uno all'altro, hanno classe, eleganza, da loro non ti aspetti del male, sebbene la fuga potesse implicarlo.
Ho voluto molto bene a Viola. Ma ho amato tutti i personaggi. Se c'è una cosa che cerco di non usare è il giudizio, cosa fortemente negativa. Non ho una connotazione religiosa, neppure il libro. Ma nel Vangelo si può trovare risposta a quasi tutto. E sul giudizio impariamo che il giudice è dentro di noi.
Viola poteva dire da tempo che non amava più il marito, ed era la cosa più semplice. Per questo è cruciale la scena in cui si accusano a vicenda, Viola e Mauro. Perché lei doveva verbalizzare quella coscienza avuta, di non amare più suo marito, perché ciò che ci dà fastidio negli altri è quello in cui noi non riusciamo. 
Il tempo tagliato in musica è un tempo semplice. E' più facile restare nelle situazioni, questo è il tempo tagliato?
Interesante lettura. Sebbene nella prima intenzione il tempo tagliato di Viola sia un tempo circoscritto. Poi un tempo semplice da poter essere letto da tutti.
Un sogno che volta pagina.
Lo è. Ho osato. Con la pubblicazione è accaduto, il sogno. E adesso cosa mi sogno?  E' normale chiederselo?
Elena. 
Tutti abbiamo un'amica Elena. Dove rielaboriamo sofferenze. Le esperienze vengono utilizzate anche inconsapevolmente nella scrittura. Vittoria, la figlia di Viola, che non riesce a stare in casa dopo la morte del padre, sono io dopo un lutto. 
Il nome Viola, strumento preferito da Bach.
Non è un caso. Viola è lo strumento di raccordo. E' anche un fiore molto pudico. Ma è pure un infestante molto tenace. I nomi sono scelti, sì. Vittoria è una vincente. Federico nobile. Mauro mi piaceva. Elena il nome di una mamma che ha perso un figlio.
Resta il mistero della storia.
All'inizio volevo una trilogia. Col tempo ho giocato. Da dove sia partita l'idea di tempo, non so. E' certamente una via di mezzo tra l'accumulo e lo studio. Accumulo di vite, mia e degli altri. E' anche vero che poi i personaggi si staccano e continuano di vita propria.
Federico muore, si stacca definitivamente.
Federico è in una sfera molto alta però. E' morto facendo musica e lì è restato.
Bach, una passione.
Un altrove bello, Bach. Ma è tutta la musica che mi piace e Vittoria è la sintesi della musica.
Il disagio sociale.
Forse lo incarna la madre di Mauro, ma non scrivo delle storie del mio lavoro per pudore. Se un giorno troverò la misura, magari lo farò. Sto scrivendo una cosa nuova. C'è la crisi fuori che ha bisogno di essere raccontata.
Mauro è più giovane.
Sì, ma non so perché. E solo di poco, perché le coppie sbilanciate non vanno bene. Tutto dev'essere equilibrato, controllato. Come all'inizio. Viola non sa dove andare a parare, ma non può perdere il controllo e l'equilibrio. E si concede un po' di piacere. Solo un poco.
E' stupendo quel momento.
Sì...
E se Federico non fosse morto?
Avevo già instillato la consapevolezza. 
Un pezzo de Il tempo tagliato, il preferito.
Pagina 93, il silenzio non è un recipiente vuoto da stipare. Bisogna trovare il proprio ritmo. Il non detto, se riesci a farlo funzionare, è meglio del detto.

Grazie, mi sento molto compresa, accettata. 




Clima soleggiato, temperature in rialzo. Nuvole ad alta quota, in transito. Nel corso della giornata, il vento le spazzerà via.


martedì 16 aprile 2013

Io vi maledico, Concita de Gregorio con Valerio Varesi.

Così recita il titolo dell'ultimo libro di Concita de Gregorio. Voleva scrivere del lavoro, ma all'Ambasciatori di Bologna non parla solo di quello, del lavoro. Che pure è il punto di rottura. Con lei dialoga Valerio Varesi, il mio amico Valerio. E toccano naturalmente la politica, dove lei indugia appasionatamente. 
Io vi maledico. 
Già. 
Viene proprio da dire così, io vi maledico. Nel senso che si può solo dire male. Di chi ci governa, della speculazione finanziaria, della crisi del lavoro, della crisi di una generazione di meno che quarantenni.  
Eppoi.
Io vi maledico se non sarà un presidente della Repubblica donna.
Vi maledico se non farete la rivoluzione, e non la farete. Ché tanto gli italiani sono pigri pure per la rivoluzione.
Vi maledico quando nella stessa casa vi parlate via chat su facebook, e basterebbe alzare la voce da una stanza all'altra.
Vi maledico se la Banca Centrale Europea elargisce denaro alle banche nazionali perché diano credito alle imprese che poi devono dare lavoro alla generazione di cui sopra, ma non lo danno perché pure il credito non è arrivato. 
Vi maledico quando non tenete conto della saggezza dei vecchi. 
Vi maledico quando lasciate disperare i giovani. 
Vi maledico se non tornate all'agricoltura.
Vi maledico se un buon pediatra non sarà capace di essere un buon medico.
Vi maledico, padroni mediocri, se vi circondate di gente mediocre.
Vi maledico se sceglierete il suicidio per il vostro debito.
E vi maledico se vi sentirete in colpa d'essere nati, d'essere qui.
Mi manca l'aria.
Con Valerio attraverso il centro, meno male, c'è vento. E riprendo a respirare. Accenniamo alla politica, ancora. Al lavoro, sempre. Poi a questa bella Bologna, che non è la nostra città, ma che pure sentiamo. Alla scrittura, ai libri, a Il rivoluzionario e a Borgo Panigale. 
Ti ho vista volentieri, saluta Valerio. 
Già. Io ti benedico.

giovedì 11 aprile 2013

incontro d'autore, Silvia Longo



Sabato 20 aprile 2013 alle ore 16.00 

in via Lame 116 a Bologna

gli Itinerari di Lettura incontrano
 
Silvia Longo

autrice de 

Il Tempo Tagliato

lunedì 8 aprile 2013

Il tempo tagliato, Silvia Longo


E' stata Maria a suggerire Il tempo tagliato. Devo ammettere che la lettura della trama me l'aveva prospettato come un romanzo d'amore tout court, anche la copertina rigida un po' mi allontanava.

La storia è quella di Viola, una donna devota del marito quando questi era in vita. In occasione di un concerto in sua memoria fugge via con un uomo appena conosciuto.

Si potrebbe dire che il libro è una storia sul tempo. Tutto il tempo imprigionato, tenuto in catene, usato a piacimento e fatto soffrire. Tutto il dannato tempo tagliato, offeso, provato a domare e covato, che fluisce via libero, imbocca il corridoio, lo percorre sino in fondo e se ne esce dalla porta di ingresso. Quel tempo dove è tardi per tornare indietro. Ma davvero è sempre tardi per tornare indietro? E perché tornare indietro? Non basterebbe fermarsi, tagliare il tempo, appunto, e ricominciare? Ho scoperto che il tempo tagliato è un tempo musicale. Scoperta assolutamente coerente con l'intreccio della storia, con il nome della protagonista (Viola, che è pure uno strumento musicale), con le colonne sonore che al lettore pare proprio di udire. Il tempo tagliato è un tempo semplice in musica. Da qui si dipana la discussione con Maria, Alessandra, Paola, Rosanna, Patrizia B., B.Lavinia, Lorenzo, Sarah, Elke.

Sì. Secondo Paola succede che sia necessaria una interruzione brusca per poi permettere al tempo di ricominciare. Succede di doversi fermare e aspettare indicazioni. L'ha toccata Viola quando resta col corpo morto del marito. Al contrario di Maria, non ritiene che il finale sia aperto.

Maria è restata affascinata dalla scrittura fluida che caratterizza molto il personaggio, come dall'uso di certi verbi al posto di altri (lavarmela di dosso anziché levarmela o frequentarsi anziché masturbarsi), ma che vanno a segno più efficacemente. Una sorta di la sventurata rispose manzoniana. E non c'è bisogno di dire altro, assecondando il pudore.

Patrizia si è innamorata del libro nella parte in cui descrive il lutto. Il tempo del lutto misura la distanza fra te e te. E fra te e il resto del mondo. Quantifica la durata della rotazione completa attorno al dolore. Il ritmo che conta è solo il tuo. Quello degli altri è una digressione che serve a confonderti l'ordine dei pensieri.

Anche Elke è restata turbata. Si è rivista nella scena della figlia che preferisce andare via il giorno di Natale per non restare assieme alla madre nel dolore. Le è piaciuto molto quando Viola si racconta, l'hanno disturbata i dialoghi con lo sconosciuto.

A Lorenzo ha interessato il fenomeno dello strano anello (ritrovarsi sempre al punto di partenza, dopo aver salito o sceso i gradini di un sistema), poi ha trovato la descrizione della danza macabra bellissima.

Ad Alessandra è venuto il nervoso, Viola doveva reagire.

Rosanna riparte da Federico, il marito morto. Dice che ha incantato Viola e quando ci si incanta il tempo si ferma. Poi, in coppie così simbiotiche, succede che, scoperte le fragilità (l'orologio che non funziona e lei che non c'è ad assisterlo), si muoia. Mentre dell'incontro con Mauro, lo sconosciuto, pensa che sia lui quello che mette la musica giusta nella vita di Viola. Che l'incontro con il dolore dell'altro ti può spaccare, ma, se è vero incontro, aiuta a ritrovarsi.

Già, dice Sarah. Ognuno prosegue per la propria strada più consapevole di prima.

Sono stati bravissimi, Viola e Mauro, ad avvicinarsi, respingersi, avvicinarsi di nuovo, attaccarsi, trovarsi e andare per la propria strada.

Bellissima la complicità tra tempo meteorologico e tempo musicale.

domenica 7 aprile 2013

ogni tre notti c'è un sogno che mi consola

Così canta il Faber. E così sogno io. Che se uno indovinasse i miei sogni saprebbe davvero che è così. Non solo quelli nel tempo del sonno. Anche quelli fuori dal sonno.

Solo nella stessa settimana mi ritrovo a sognare ( ascoltare ) da due bocche diverse, e in contesti diversi, di uno stesso atteggiamento, la mafiosità.

Valerio Varesi lo accenna alla presentazione di un libro e, se pur brevemente, lo denuncia. Poi don Ciotti, ampiamente e intensamente, in una conferenza, e per me per bocca di una madre d'anima. Senza paura dice che il male esiste, bisogna nominarlo. Nominarlo, chiamarlo per nome, il male, e senza sconti, senza furto delle parole, senza il loro abuso per mano di seduttori e manipolatori. Già. Ché le parole oggi, spesso, sono rapite della loro sostanza, della loro storia. E tocca a noi difenderle, sennò rischiamo tutti di averla dentro la mafiosità, di addormentarci. E fare anche brutti sogni. Appunto. La cultura sveglia le coscienze. La profezia del nostro tempo è abitare questo tempo, dice don Ciotti, nessuno deve scappare da questo presente, dobbiamo conoscerlo. Se conosciamo, amiamo. Conoscere come atto d'amore, di responsabilità. Conoscere come rispondere, guardarsi dentro.

No, non si sono guardati dentro coloro che hanno continuato a difendere come bravi ragazzi gli stupratori di gruppo di una quindicenne. Oggi m'è toccato un sogno brutto leggendo i giornali, del resto il sogno bello ( don Ciotti, appunto ) è solo di due giorni fa, dovrò aspettare la notte. Eppure anche questo era stato un sogno bello appena qualche mese fa. Una intensa Dacia Maraini che denunciava con l'anima, col corpo, che piangeva nelle parole implorando che si smettessero gli abiti del silenzio, che l'amore non può essere rubato. E la mafiosità questo fa, anche.

Ogni tre notti c'è un sogno che mi consola. Meno male.
un sogno bello

giovedì 4 aprile 2013

Incontri al Manzoni con scrittori e filosofi

Vi segnalo, se pure già partita, una iniziativa gratuita, aperta al pubblico fino a esaurimento posti e senza prenotazione.

Il Teatro Auditorium Manzoni di Bologna dedica quattro venerdì pomeriggio alla seconda edizione degli “Incontri al Manzoni con scrittori e filosofi”.
Nel Foyer del Teatro saranno organizzati incontri con scrittori e filosofi su tematiche di attualità. Nell’organizzazione degli eventi saranno coinvolti i numerosi circoli di lettori presenti nella città di Bologna che, come evidenziato in un articolo di Repubblica (c'erano anche gli Itinerari di Lettura in quell'articolo del caro Valerio Varesi), è la città che vanta il maggior numero di circoli in Italia. Gli incontri saranno preceduti da un breve momento musicale a cura dei più promettenti allievi e insegnanti del corso estivo “Musica e natura a Castelluccio”.


Venerdì 22 marzo 2013 – ore 17.00

GIULIO LAURENTI Suerte: giocarsi ai dadi

In collaborazione con Casa Editrice Einaudi
Musiche di Johann Sebastian Bach
Pianoforte Nicolas Giacomelli
Giulio Laurenti, autore di Suerte edito da Einaudi Stile Libero, leggerà alcuni brani del suo romanzo ispirato alla vita di Ilan Fernandez, ex narcotrafficante divenuto stilista di moda giovanile.

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Venerdì 5 aprile 2013 – ore 17.00

MARCO GUZZI e GIANCARLO SISSA La rivoluzione delle donne

In collaborazione con Edizioni Paoline
Musiche di Johann Sebastian Bach
Clavicembalo Silvia Rambaldi
Le trasformazioni del femminile attraverso la storia, le ipotesi del sacro, la poesia come segno di una mutazione antropologica ancora più vasta e come prezioso elemento di riflessione umana.

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Venerdì 19 aprile 2013 – ore 17.00

MATTEO MARCHESINI Tra la poesia e la satira

In collaborazione con Edizioni Pendragon e Libri Scheiwiller
Musiche di Johann Sebastian Bach
Violoncelli Enrico Mignani e Tiziano Guerzoni
L’autore leggerà, tra commenti e dialogo con il pubblico, brani tratti da due libri: le satire di Bologna in corsivo. Una città fatta a pezzi (Pendragon) e le poesie di Marcia nuziale (Scheiwiller).

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Venerdì 24 maggio 2013 – ore 17.00

MICHELA MURGIA A me “vittima” non lo dici: la violenza sulle donne

In collaborazione con Casa Editrice Einaudi
Musiche di Johann Sebastian Bach
Violini Ilaria Taioli, Marianna Rava e Noemi Guerzoni
Michela Murgia invita la società moderna a rompere quella comunicazione che vorrebbe le donne vittime piangenti su se stesse. Le donne sono libere ed è il loro coraggio che interrompe la sequenza di violenza, è la loro determinazione, la loro forza e la loro presa di consapevolezza.