E' stata Maria a
suggerire Il tempo tagliato. Devo ammettere che la lettura
della trama me l'aveva prospettato come un romanzo d'amore tout
court, anche la copertina rigida un po' mi allontanava.
La storia è quella di
Viola, una donna devota del marito quando questi era in vita. In
occasione di un concerto in sua memoria fugge via con un uomo appena
conosciuto.
Si potrebbe dire che il
libro è una storia sul tempo. Tutto il tempo imprigionato, tenuto
in catene, usato a piacimento e fatto soffrire. Tutto il dannato
tempo tagliato, offeso, provato a domare e covato, che fluisce via
libero, imbocca il corridoio, lo percorre sino in fondo e se ne esce
dalla porta di ingresso. Quel tempo dove è tardi per tornare
indietro. Ma davvero è sempre tardi per tornare indietro? E perché
tornare indietro? Non basterebbe fermarsi, tagliare il tempo,
appunto, e ricominciare? Ho scoperto che il tempo tagliato è un
tempo musicale. Scoperta assolutamente coerente con l'intreccio della
storia, con il nome della protagonista (Viola, che è pure uno
strumento musicale), con le colonne sonore che al lettore pare
proprio di udire. Il tempo tagliato è un tempo semplice in musica.
Da qui si dipana la discussione con Maria, Alessandra, Paola,
Rosanna, Patrizia B., B.Lavinia, Lorenzo, Sarah, Elke.
Sì. Secondo Paola
succede che sia necessaria una interruzione brusca per poi permettere
al tempo di ricominciare. Succede di doversi fermare e aspettare
indicazioni. L'ha toccata Viola quando resta col corpo morto del
marito. Al contrario di Maria, non ritiene che il finale sia aperto.
Maria è restata
affascinata dalla scrittura fluida che caratterizza molto il
personaggio, come dall'uso di certi verbi al posto di altri
(lavarmela di dosso anziché levarmela o frequentarsi anziché
masturbarsi), ma che vanno a segno più efficacemente. Una sorta di
la sventurata rispose manzoniana.
E non c'è bisogno di dire altro, assecondando il pudore.
Patrizia
si è innamorata del libro nella parte in cui descrive il lutto. Il
tempo del lutto misura la distanza fra te e te. E fra te e il resto
del mondo. Quantifica la durata della rotazione completa attorno al
dolore. Il ritmo che conta è solo il tuo. Quello degli altri è una
digressione che serve a confonderti l'ordine dei pensieri.
Anche
Elke è restata turbata. Si è rivista nella scena della figlia che
preferisce andare via il giorno di Natale per non restare assieme
alla madre nel dolore. Le è piaciuto molto quando Viola si racconta,
l'hanno disturbata i dialoghi con lo sconosciuto.
A
Lorenzo ha interessato il fenomeno dello strano anello (ritrovarsi
sempre al punto di partenza, dopo aver salito o sceso i gradini di un
sistema), poi ha trovato la descrizione della danza macabra
bellissima.
Ad
Alessandra è venuto il nervoso, Viola doveva reagire.
Rosanna
riparte da Federico, il marito morto. Dice che ha incantato Viola e
quando ci si incanta il tempo si ferma. Poi, in coppie così
simbiotiche, succede che, scoperte le fragilità (l'orologio che non
funziona e lei che non c'è ad assisterlo), si muoia. Mentre
dell'incontro con Mauro, lo sconosciuto, pensa che sia lui quello che
mette la musica giusta nella vita di Viola. Che l'incontro con
il dolore dell'altro ti può spaccare, ma, se è vero incontro, aiuta
a ritrovarsi.
Già,
dice Sarah. Ognuno prosegue per la propria strada più consapevole di
prima.
Sono
stati bravissimi, Viola e Mauro, ad avvicinarsi, respingersi,
avvicinarsi di nuovo, attaccarsi, trovarsi e andare per la propria
strada.
Bellissima
la complicità tra tempo meteorologico e tempo musicale.
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