Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

martedì 16 aprile 2013

Io vi maledico, Concita de Gregorio con Valerio Varesi.

Così recita il titolo dell'ultimo libro di Concita de Gregorio. Voleva scrivere del lavoro, ma all'Ambasciatori di Bologna non parla solo di quello, del lavoro. Che pure è il punto di rottura. Con lei dialoga Valerio Varesi, il mio amico Valerio. E toccano naturalmente la politica, dove lei indugia appasionatamente. 
Io vi maledico. 
Già. 
Viene proprio da dire così, io vi maledico. Nel senso che si può solo dire male. Di chi ci governa, della speculazione finanziaria, della crisi del lavoro, della crisi di una generazione di meno che quarantenni.  
Eppoi.
Io vi maledico se non sarà un presidente della Repubblica donna.
Vi maledico se non farete la rivoluzione, e non la farete. Ché tanto gli italiani sono pigri pure per la rivoluzione.
Vi maledico quando nella stessa casa vi parlate via chat su facebook, e basterebbe alzare la voce da una stanza all'altra.
Vi maledico se la Banca Centrale Europea elargisce denaro alle banche nazionali perché diano credito alle imprese che poi devono dare lavoro alla generazione di cui sopra, ma non lo danno perché pure il credito non è arrivato. 
Vi maledico quando non tenete conto della saggezza dei vecchi. 
Vi maledico quando lasciate disperare i giovani. 
Vi maledico se non tornate all'agricoltura.
Vi maledico se un buon pediatra non sarà capace di essere un buon medico.
Vi maledico, padroni mediocri, se vi circondate di gente mediocre.
Vi maledico se sceglierete il suicidio per il vostro debito.
E vi maledico se vi sentirete in colpa d'essere nati, d'essere qui.
Mi manca l'aria.
Con Valerio attraverso il centro, meno male, c'è vento. E riprendo a respirare. Accenniamo alla politica, ancora. Al lavoro, sempre. Poi a questa bella Bologna, che non è la nostra città, ma che pure sentiamo. Alla scrittura, ai libri, a Il rivoluzionario e a Borgo Panigale. 
Ti ho vista volentieri, saluta Valerio. 
Già. Io ti benedico.

2 commenti:

  1. Naturalmente Concita de Gregorio non ha maledetto nessuno. Esplicitamente. Sono io che, nel raccontare l'incontro, mi sono appoggiata più volte al titolo, e neppure io ho maledetto. Ma benedetto sì.

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  2. Concita ha detto il male, nel senso che ha denunciato. Non ha mandato maledizioni, come invece il verbo permette nel suo senso più ampio e forse più autentico.
    Io, Maria, invece maledico proprio, anche se non ho arti adatte a che la maledizione sia efficace. Maledico con tutto il cuore chi è responsabile in prima persona del dolore degli italiani e degli stranieri che, assieme a noi, abitano questo paese. Di certo " X " ci guarda, ci ascolta e ride, come quei miserabili che hanno osato farlo del terremoto dell'Aquila. Si può soffocare per il troppo ridere? Ecco fatto, questa è la mia maledizione. Definitiva. E non mi si dica che son troppo cattiva: morire di risate porta solo bene.

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