Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

domenica 7 aprile 2013

ogni tre notti c'è un sogno che mi consola

Così canta il Faber. E così sogno io. Che se uno indovinasse i miei sogni saprebbe davvero che è così. Non solo quelli nel tempo del sonno. Anche quelli fuori dal sonno.

Solo nella stessa settimana mi ritrovo a sognare ( ascoltare ) da due bocche diverse, e in contesti diversi, di uno stesso atteggiamento, la mafiosità.

Valerio Varesi lo accenna alla presentazione di un libro e, se pur brevemente, lo denuncia. Poi don Ciotti, ampiamente e intensamente, in una conferenza, e per me per bocca di una madre d'anima. Senza paura dice che il male esiste, bisogna nominarlo. Nominarlo, chiamarlo per nome, il male, e senza sconti, senza furto delle parole, senza il loro abuso per mano di seduttori e manipolatori. Già. Ché le parole oggi, spesso, sono rapite della loro sostanza, della loro storia. E tocca a noi difenderle, sennò rischiamo tutti di averla dentro la mafiosità, di addormentarci. E fare anche brutti sogni. Appunto. La cultura sveglia le coscienze. La profezia del nostro tempo è abitare questo tempo, dice don Ciotti, nessuno deve scappare da questo presente, dobbiamo conoscerlo. Se conosciamo, amiamo. Conoscere come atto d'amore, di responsabilità. Conoscere come rispondere, guardarsi dentro.

No, non si sono guardati dentro coloro che hanno continuato a difendere come bravi ragazzi gli stupratori di gruppo di una quindicenne. Oggi m'è toccato un sogno brutto leggendo i giornali, del resto il sogno bello ( don Ciotti, appunto ) è solo di due giorni fa, dovrò aspettare la notte. Eppure anche questo era stato un sogno bello appena qualche mese fa. Una intensa Dacia Maraini che denunciava con l'anima, col corpo, che piangeva nelle parole implorando che si smettessero gli abiti del silenzio, che l'amore non può essere rubato. E la mafiosità questo fa, anche.

Ogni tre notti c'è un sogno che mi consola. Meno male.
un sogno bello

1 commento:

  1. Grazie, Vita, del sogno bello, fatto campo fiorito, e di aver condiviso qui il sogno che don Ciotti ci invita a sognare: la libertà dalla mafiosità. La incontro tutti i giorni, più volte al giorno certi giorni, la MAFIOSITA'. La gente che tace, che fa finta di non vedere, che si sente dispensata dall'intervenire, che giudica senza sapere, che condanna senza testimonianze, che bolla con la lettera scarlatta, che usa le parole per lapidare, che mette il quieto vivere sull'altare dell'omertà...la incontro davvero tutti i giorni la mafiosità e mi fa rabbia, sì, ma devo confessarlo: mi fa anche paura. E se mi bolla? E, peggio tanto peggio, se mi contagia? Non le si può andare di fronte con arroganza, con presunzione, con superbia, con la sicumera di chi pensa: "io no, non ci cadrò mai!". Questo è proprio l'atteggiamento della mafiosità. Bisogna essere determinati ma prudenti, attenti ai più piccoli segnali di contagio, basta distrarsi un attimo, e si diventa accomodanti. Occhi aperti, raga!

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