Così canta il Faber. E
così sogno io. Che se uno indovinasse i miei sogni saprebbe davvero
che è così. Non solo quelli nel tempo del sonno. Anche quelli fuori
dal sonno.
Solo nella stessa
settimana mi ritrovo a sognare ( ascoltare ) da due bocche
diverse, e in contesti diversi, di uno stesso atteggiamento, la
mafiosità.
Valerio Varesi lo accenna
alla presentazione di un libro e, se pur brevemente, lo denuncia. Poi
don Ciotti, ampiamente e intensamente, in una conferenza, e per me
per bocca di una madre d'anima. Senza paura dice che il male esiste,
bisogna nominarlo. Nominarlo, chiamarlo per nome, il male, e senza
sconti, senza furto delle parole, senza il loro abuso per mano di
seduttori e manipolatori. Già. Ché le parole oggi, spesso, sono
rapite della loro sostanza, della loro storia. E tocca a noi
difenderle, sennò rischiamo tutti di averla dentro la mafiosità, di
addormentarci. E fare anche brutti sogni. Appunto. La cultura sveglia
le coscienze. La profezia del nostro tempo è abitare questo tempo,
dice don Ciotti, nessuno deve scappare da questo presente, dobbiamo
conoscerlo. Se conosciamo, amiamo. Conoscere come atto d'amore, di
responsabilità. Conoscere come rispondere, guardarsi dentro.
No, non si sono guardati
dentro coloro che hanno continuato a difendere come bravi ragazzi
gli stupratori di gruppo di una quindicenne. Oggi m'è toccato un
sogno brutto leggendo i giornali, del resto il sogno bello ( don
Ciotti, appunto ) è solo di due giorni fa, dovrò aspettare la
notte. Eppure anche questo era stato un sogno bello appena qualche
mese fa. Una intensa Dacia Maraini che denunciava con l'anima, col
corpo, che piangeva nelle parole implorando che si smettessero gli
abiti del silenzio, che l'amore non può essere rubato. E la
mafiosità questo fa, anche.
Ogni tre notti c'è un
sogno che mi consola. Meno male.
un sogno bello |
Grazie, Vita, del sogno bello, fatto campo fiorito, e di aver condiviso qui il sogno che don Ciotti ci invita a sognare: la libertà dalla mafiosità. La incontro tutti i giorni, più volte al giorno certi giorni, la MAFIOSITA'. La gente che tace, che fa finta di non vedere, che si sente dispensata dall'intervenire, che giudica senza sapere, che condanna senza testimonianze, che bolla con la lettera scarlatta, che usa le parole per lapidare, che mette il quieto vivere sull'altare dell'omertà...la incontro davvero tutti i giorni la mafiosità e mi fa rabbia, sì, ma devo confessarlo: mi fa anche paura. E se mi bolla? E, peggio tanto peggio, se mi contagia? Non le si può andare di fronte con arroganza, con presunzione, con superbia, con la sicumera di chi pensa: "io no, non ci cadrò mai!". Questo è proprio l'atteggiamento della mafiosità. Bisogna essere determinati ma prudenti, attenti ai più piccoli segnali di contagio, basta distrarsi un attimo, e si diventa accomodanti. Occhi aperti, raga!
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