Dal titolo si potrebbe pensare ad una passione amorosa datata 1820. E un lettore poco curioso e non incline alle storie d’amore pure e semplici sarebbe restato indietro dal leggerlo. Peccato. Colpa della comunicazione divenuta così povera o così avara o così manomessa, come direbbe Carofiglio, da abusare delle parole spogliandole della loro origine, del loro significato. Mai stato più aderente a quel che poi si racconta, un titolo.
Siamo nel pieno della Restaurazione infatti, nel pieno della censura papalina e della repressione dello Stato. E passione è la pittura, è l’amicizia, è la guerra, è la neve, è il brigantaggio, è un orologio, è un duello, una fuga, una schiava, il desiderio, un paesaggio, la virtù, la patria, il destino, le stelle, la morte, la malinconia. L’unica storia d’amore che poteva esserci si è fermata nella fossetta d’un sorriso.
Dunque un romanzo storico appassionato, ironico e leggero, avventuroso e schietto, con personaggi reali e inventati, belli allo stesso modo.
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