Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 17 ottobre 2011

Settanta acrilico trenta lana di Viola di Grado

L'incontro di stasera avremmo dovuto averlo una settimana fa. Mercede, per poter esserci, mi aveva chiesto di spostarlo a oggi. E' il diciassette ottobre. Sono un po' restia ma chiedo a Letizia e lei dice uno sguardo che approva, poi con la voce aggiunge 'così ti festeggiamo'. Quando scendo dall'auto in via Calori squilla il telefono. E' mio fratello Nicola. Lo accolgo con '...cos'è il mio compleanno che mi hai chiamata?'. Mi viene da piangere, mi ricompongo un po'. Penso che forse ho sbagliato a portare 'ste due bottiglie, sarebbe bene discutere del libro velocemente e alle nove essere a casa con Rebecca e Nazario. Quando arrivo su ci sono già Maria, Francesca una nuova arrivata, Patrizia al suo secondo incontro, Rosanna, Sarah, Elke, Chiara, Katia, Nara, Gabriella, Lorena, Barbara, Alberto. Mauro che due minuti fa era in autostrada è già qui pure lui e regge un sospettoso involucro azzurro che va a poggiare accanto a mille altri sacchetti sul ripiano accanto alla finestra. Poi arrivano anche Letizia, Lorenzo e Luisa. Con delle piante e altri sacchetti. Chiara fa notare che non è mica un fioraio quel posto, ci si va per le letture. Giuseppe m'aveva detto che veniva ma forse non ce l'ha fatta e non ho il suo numero di telefono, accidenti! Mirca messaggia che non può, Mercede pure, per il bimbo che ha la febbre, Giusy ha la bronchite, Luigi è al paesello. Ma quanti siamo stasera? Tanti lo stesso! Che la festa cominci.
Temo Gabriella e invece stavolta si è divertita a leggere anche se non ha ancora finito. Ha adorato Camelia in tutta la sua cupezza e tenerezza, l'ha commossa la sua fanciullezza. Il suo carattere non patologico, aggressivo ma tollerabile. Lorena condivide ma non la identifica con una generazione. Camelia è uno spirito a sé, unico ed emarginato, che lascia presagire il finale tragico in maniera coerente. Lorenzo invece lo trova gratuito il finale, almeno la madre salva l'avrebbe voluta. Sarah trova la storia troppo costruita. Luisa invece ha pianto a pagina centootto perché è intollerabile che si possa morire ogni giorno vivendo. Di nuovo Gabriella a difendere Camelia, a difendere la vitalità che nonostante tutto sprigiona. No, no, Luisa pensa che lei sia proprio negativa e quando Elke chiede perché prendesse i vestiti dal bidone risponde che la depressione ti fa distruggere le cose belle accentuando le cose brutte. Prendeva dal cassonetto vestiti già brutti deturpandoli ancora. Sarah qui ravvede un qualche autocompiacimento nella bruttezza, alla depressione c'è chi reagisce in maniera diversa. Maria, pure lei, difende Camelia. Non è la morte del padre quanto la reazione della madre a quella morte ciò che disturba la vita della ragazza che pure non rinuncia subito a vivere, si prende cura della madre. Poi entra nella rabbia, rabbia verso il mondo che sfacciatamente va avanti lo stesso. Ma la rabbia è una reazione vitale, non un abbrutimento. Camelia o era pazza o era coraggiosa andando incontro al mondo vestita a quel modo. Forse era solo il suo modo per salvarsi, anche se lei ( Maria ) non si sarebbe intrippata più di tanto con il cinese e le sue chiavi. Ecco Lorenzo, a proposito di vestiti e vestirsi, chiede il perché del titolo. Katia dice che è una metafora. Sì, anche Letizia pensa lo sia. Una metafora sulla vita, molta cattiveria, poca bontà. Fibre sintetiche più che naturali. Fibre sintetiche come l'invidia. Quella che secondo Luisa Camelia ha per la rinascita della madre. Quella ancora che secondo Maria non fa capire alla madre il sacrificio della figlia che aveva persino smesso di parlare come lei e per lei. Acrilico il fatto che la rinascita della madre coincida con l'esclusione della figlia. Rosanna prova a dirci qualcosa di questo filo rosso che lega le due donne, dei buchi, del tentativo ossessivo di Camelia di chiudere quelli esistenti o crearne di nuovi. Di come la bellezza della madre sia mortificante per la figlia, di come poi non vi sia bontà nella bellezza. Elke interviene e prende appunti perché si è scoperta distratta sulla storia dei buchi o comunque non le aveva dato importanza. Dice che in questo gruppo alla fine tutti i libri smebrano interessanti e belli. Comunque buchi o non buchi Maria non trova che la scrittura sia costruita come è stato insinuato. Chiara pensa che forse la storia è potuta esserlo. Gabriella pure lei pensa ad una scrittura spontanea, che denota l'età dell'autrice. I giovani scrivono come pensano, come sentono. Chissà se dopo oggi sono ancora abbastanza giovane, mi sono distratta a pensare. Anche Lorenzo apprezza il tipo di scrittura non inquinata dalle regole e mai volgare persino nel descrivere un rapporto orale. Sono maliziosa a ravvisare un certo interesse di Alberto che non ha letto il libro sull'affermazione di Lorenzo? Sorride. Mauro crede però che il linguaggio innovativo sia un limite perché distrae dalla storia. E dalla tragedia, aggiunge Lorena. Patrizia porta un'eperienza diretta, di una sua giovane familiare che tagliava le cose per essere visibile e distinta. Dice che Camelia non può raggiungere la bellezza, la raggiunge solo imparando il cinese che poi cerca di tatuarsi sul corpo in ideogrammi. Si deturpa il corpo perché può avere solo ciò che è brutto e la madre le appartiene solo se è brutta, solo se torna a morire. Accidenti! questo sì che è un pugno nello stomaco, penso. E ora da dov'è che è spuntato il principe azzurro? chiede Elke mentre Nara si domanda se la mamma avesse visto la figlia col cinese. Mauro trova l'ingresso del principe inverosimile. A proprosito di ingresso, è arrivato Giuseppe! Incrocio il suo sorriso imbarazzato della prima volta. Penso che sto per piangere a vedere tutta questa gente stasera. Conosce Elke, ma ve', direbbe una bolognese! Finiamo la discussione. Ancora Patrizia a proposito di principi inverosimili dice che è proprio la serie di eventi a denunciare l'età e l'autenticità dell'autrice. Maria però trova che l'autrice resta efficace anche quando esagera perché dà l'idea dello stato d'animo della ragazza. Francesca pure lei, così giovane, pensa che l'efficacia ci sia tutta sebbene per lei i pugni allo stomaco siano stati uno dietro l'altro. Letizia implora che si cambi argomento per una prossima lettura. Anch'io. Al di là della potenza e dell'efficacia della scrittura, oltre anche la storia che può essere una storia, forse esagerata, forse che meritava un finale di riscatto, mi ha infastidito la cupezza necrofila che ha spadroneggiato in tutto il racconto, intollerabile per una Vita. Per fortuna s'incontra il cinese leggendo. Una lingua di chiavi che stavano quasi per spalancarle ( a Camelia ) le porte della vita, quella vera.
Mi alzo per andare a salutare Giuseppe e hanno già apparecchiato un sacco di roba sul tavolo dov'ero seduta poco fa. E' spuntata anche una torta al cioccolato con AUGURI VITA che non ha temuto un lungo viaggio Codogno - Bologna. Poi pizzette, dolci, la torta di zucchine di Rosanna, prosecchi, ne stappo uno e, accidenti alla mia astemia che mi rende anche imbranata! s'è versato fuori, lo fermo con la mano e tocco Barbara e Mauro, vicini a me, ché il vino versato porta fortuna. Sto per piangere. Alberto alza un brindisi, tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri cara maestra, grida più forte Chiara, tanti auguri a te. Beviamo. Aspettate. Ho dieci fratelli, dico, ma questo è il compleanno più affollato degli ultimi diciassette anni. Non fai in tempo a distrarti un attimo che ti organizzano una festa nel giorno in cui ne hai più bisogno. Ha avuto ragione Mariapia incontrandoci, la lettura ci rende belli. Siete bellissimi, tutti. Chiara, quest'anno ti promuovo itinerante.
l'unica foto dei miei 37 anni con fiori rossi degli Itineranti
Vita Marinelli

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