Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

domenica 6 novembre 2011

La Traccia dell'Angelo di Stefano Benni


Morfeo è grande quando soffre d'insonnia e s'intossica di farmaci. Ma prima, come tutti, è stato un bambino che in una notte di Natale perde i sensi dopo che una vecchia persiana ha deciso di finire la sua vita sulla sua testa. Il racconto si dipana atipico e surreale lontano dal Bar Sport, solo nel mezzo tante caricature a ricordo di quel Benni strampalato. Sembra una storia di denuncia sociale, del disagio di vivere sempre più diffuso, del dolore inascoltato o trattato con sufficienza medica e chimica. Sembra una confessione. Di quel bisogno di vivere con la certezza che la vera gioia è degli scampati. Sembra un'aberrazione della vita quella morte che si insinua inattesa. Un'incapacità tutta umana, gli animali infatti vivono senza morte. Sembra un lungo coma o un lungo sogno mentre la vita, più forte, procede attraversata da angeli. Ma un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo.



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