Le domeniche sono complici di ricordi. Dev'essere il tempo lento. Poi un documento non trovato che cerco tra i libri. Tanto poi mi conosco. Scivolo su uno che non ha più la costa, è naturale che il documento che cerco non sia lì, troppo vecchio e pure imboscato dietro agli altri.
Era giugno del millenovecentottantasei e avevo undici anni. Con mia madre insistei per tornare a scuola, dovevo restituire il libro della biblioteca anche se non l'avevo neppure letto e non m'importava neanche, la scuola era finita. Non si poteva rientrare a scuola, i giorni del lutto non erano ancora finiti, ebbi in risposta. Avrei tenuto il libro con me e l'avrei restituito a settembre. Credo di ricordare perfettamente la mattina che ho aperto il libro per leggerlo, poi richiuderlo solo quando l'ebbi finito. Faceva veramente caldo. M'interessava quello che leggevo, sopratutto avevo scoperto che tra le pagine dei libri si nascondono vite adatte a noi.
Senza famiglia di Hector Malot, il titolo del mio primo libro. Prima, per dovere scolastico, avevo solo letto brani dai sussidiari.
Dovrei rileggerlo il mio primo libro, ricordo solo il dramma di Remigio, la sua tenacia. E il lieto fine, meno male. Non come tanti libri di adesso che sembrano evitarlo il lieto fine, come fosse banale. Che poi va a finire che anche nella vita ci si convinca che sia banale...
A settembre non restituì il libro, nessuno me lo chiese e io non lo ricordai. Perdonatemi. Ma mi piace, ora, che all'interno riporti il timbro della Biblioteca Scuola Media Statale Dante Alighieri - Villa Castelli.
Edizioni Capitol Bologna, leggo sulla copertina logora. Quel Bologna dev'essere stato presagio già allora.
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