Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

giovedì 13 dicembre 2012

L'eredità dei corpi, Marco Porru


L'eredità dei corpi sarebbe stata interessante discuterla con l'autore. Quasi stava per succedere, se non avesse preso un aereo per Roma anziché per Bologna.

Sono due adolescenti i personaggi di cui discutiamo stasera io, Maria, Lucia, Elisabetta, Marco, B.Lavinia, Sarah, Elke, Luigi, Luisa e Lorenzo.
Uno, Raniero, con una malattia che gli deturpa il corpo; l'altro, Gabriele, con un peso che non riesce a ricordare e la vita che gli fa schifo. Poi c'è Rosaria, zia di Raniero, ma che gli fa da madre visto che quella vera è in una casa di cura.
La scrittura di questa storia è un po' acerba, è vero che l'autore è giovane e che si tratta di un esordio, ma i fatti narrati offrono esistenze senza risparmio, fatte di fragilità, violenze, sofferenze e solitudini. Manca però la rabbia, è intollerabile questa assenza. Non averne trovata neppure nella scena della spiaggia. Mi sono arrabbiata molto, io. Anche Marco. Ci si aspettava che Gabriele esplodesse nella violenza per difendere l'amico. Ma, come dice Maria, lui alla fine minimizzava tutto, mentre è Raniero il personaggio più complesso. Oppure può non aver avuto una visione di violenza, ma semplicemente una scena tra adulti che l'aveva disgustato, o ingelosito, dipende. Perché in realtà Gabriele è stracolmo di rabbia, nota Sarah, solo che non riesce ad agirla perché non ricorda il terribile segreto che lo tiene insonne. Così si concentra sull'amico, non riuscendo a farlo su se stesso.
Lorenzo ci chiede ragione del titolo. Secondo Maria perché il corpo malato condiziona la vita di Raniero, il corpo voglioso di Rosaria focalizza la vita solo nella sessualità, quello seduttivo di Gabriele dovrebbe solo schiudersi alla felicità. Secondo Sarah perché nasci con una eredità che però puoi riscattare, non necessariamente dei corpi. Raniero prende coscienza del proprio corpo, si libera dell'eredità, e se ne va.
Interessante invece capire perché Rosaria è così. Se è stata abusata oppure solo disprezzata. Siamo tutti concordi nel ritenere che Rosaria sia il personaggio meglio caratterizzato. Anche che sia stata una buona madre per Raniero, ma non avrebbe dovuto mentirgli su suo padre e sullo zio.
Elke ha avuto ansia per tutta la lettura del libro, soprattutto perché le è parso che il papà di Gabriele faceva sforzi solo perché li doveva fare. Il figlio non l'aveva mai accettato. Il mondo degli adulti ha difficoltà a rapportarsi con l'età adolescenziale, mentre dovrebbe far memoria di esserci passato, conclude Marco.
Simona è una creatura magica del libro, meno male!
Il finale è aperto. Forse perché, come dice Maria, si racconta di adolescenti che hanno tutta la vita davanti. Per quasi tutti è un finale ottimista. Luigi si è incuriosito.

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