Ne L'amore non si dice
l'innamorato scriveva lettere appassionate alla desiderata millantando
romanticismo in tutto ciò che gli capitasse a tiro. Solo per avere una
ragione per scriverle e parlarle del suo amore senza poterle parlare
d'amore. Un bel libro, divertente. Tra i romanticismi, oltre ai kiwi,
alle patate, alle banane, anche un tramonto in tangenziale. E questo, a
onor del vero, può essere credibile. Come un incrocio di scie in
tangenziale. Le mie. In sottofondo un classico del romanticismo
disperato Questo piccolo grande amore, ché la radio non la snobbo ancora come la televisione, e anzi canto sulle canzoni che trovo e riconosco.
Un pensiero anaforico del piccolo grande amore, poi le scie.
Un amore piccolo fisicamente.
Un amore piccolo anagraficamente.
Un amore piccolo insignificante.
Mi fermo qui. Le scie, vedo, sono solo tre.
Che avrà voluto dire la nostra "conduttrice"? Solo lei lo sa. E d'altra parte non dà l'idea di voler essere compresa, ma solo intuita, ipotizzata, fantasticata. Lascia liberi.
RispondiEliminaVitali l'abbiam goduto per la sua capacità di parlare di tutto, delle cose più banali e incon cludenti o comunque di cose concrete, pratiche, materiali...e concludere ogni volta, ad ogni lettera con il cuore nudo, che dice e chiede amore, ma in sordina, per non disturbare l'amata che del suo amore forse è nauseata. Lui non la forza. Ma non sparisce. Non vi svelo il finale. Forse per lui nessun amore può essere insignificante.
Chissà perché la delicatezza delle parole di Vita non son riuscite ad allontanare dalla mia mente e dal mio cuore i terribili accostamenti amore/uso, amore/sopruso, amore /abuso. Mi fermo qui, tre scie.