Sei
arrivata tardi, curandera madrilena. In ritardo di circa vent'anni.
Però l'annuncio mi arriva dolce, quasi fosse solo per me, nonostante
la fila di vacanzieri, bolognesi che riconoscerei ovunque,
stereotipati come pochi, Audi, Spagna e Happy Hour, non si siedono in
terra e non mangiano in strada. Qualcuno lo riconosco davvero,
qualche professionista visitato nelle mie incursioni librarie, e sono
a Madrid. Io, curandera raffinata, non sono arrivata tardi. Ma sono
sfinita da tre giorni di camminate e, senza stereotipi appresi, o
solo alcuni, ma quali? mi siedo contro una colonna e aspetto senza
ansia da prima fila, ché tanto tutti si sale, ché tanto tutti
arriveremo a Bologna nel caso che.
Appena
atterrata avevo notato una schiera di tassisti che assale il turista
avventore. Va bene, facciamola girare l'economia spagnola, sono pure
in difficoltà, che ne sai che non ricambino il favore vista la
nostra situazione? Epperò non doveva, no. Va bene l'assalto a
rubarti a un altro collega, va bene superare la fila non fila come in
uno slalom, ma di ridermi in faccia il quattro a uno Spagna Italia,
no. Non m'importa neppure di calcio da quando il mio Lecce s'è fatto
beccare in combine, vedi a volte la comunicazione? Lo dico sempre io
che le parole sono importanti e che possono essere fiori o pietre.
Pietre. No, grazie. La metro è così comoda, poi mi ha sempre
divertito l'intreccio di colori sulla cartina, e arriva fino in
aeroporto con appena tre euro di supplemento contro i trenta del
tassista del quattro a uno. E che soddisfazione, dopo un pomeriggio
di scorribande metropolitane, rispondere ad una ragazza che sì, sei
sul binario giusto, verso Arganda del Rey. Chi diamine era costui? O
costei? Che si permette di dire italiani maleducati solo perché ho
preso una telefonata mentre le chiedo il supplemento di cui sopra? Lo
sguardo paziente, il mio, le sta dicendo che no, non sono maleducata,
ho persino la suoneria bassissima per non disturbare chi mi affianca.
Lei non capisce, italiani maleducati ripete mentre nel mio orecchio
una frase arriva come un tuono d'estate. Donde estas Nazario? Come
donde estàs? Ve l'ho lasciato, accidenti! L'ho portato personalmente
di persona per non perderlo. Donde estàs? Italiani maleducati! Va
bene, è arrivato il momento, Barbara lo dice sempre che è
liberatorio. Grida Vita, grida forte. Hanno perso mio figlio! La
costei di cui sopra ammutolisce, non se l'aspettava, temo, da una
vita piccola un urlo in biblioteca. No che non ero in biblioteca, si
dice così quando squarcia il silenzio e anche l'attesa sofferente
del nulla che accade della Guardia Civil. Sono in tre, fanno presto a
chiudermi in cerchio. Che pasa aqui? Nazario esta aqui! Ecco.
Appunto. Non grido più, lo giuro, l'hanno trovato. Non passa
nessuno, davvero, ma da dove passo ora per uscire da 'sto cerchio
armato? Le pistole mi fanno pure impressione, dov'è Fausto, il mio
capo? Due sono grandi e cattivissimi, quello in mezzo mi dà
dell'incapace amorevolmente. Non intiende dice verso i cattivi e
cerca la mia approvazione. No, non intiendo. Ma sono capace di
gridare, Barbara ne sarebbe fiera. Non piango lì, è sconveniente
per un giaguaro maestoso. Che pasa aqui? Passa un treno, me lo
lasciate prendere por favor? Sul treno qualcuno ha vomitato, almeno
le lacrime non sporcano, per le donne poi sono un ottimo struccante
per occhi. Penso che ho voglia di stendermi in un prato a respirare.
E se mi danno ancora dell'incapace? Il Prado, va bene. Meglio, o
forse no con Saturno in bella mostra che si mangia un figlio. Donde
estàs Picasso? Non è aqui. È mai possibile che in Spagna le
persone non siano mai dove debbano essere? È al centro de arte Reina
Sofia. Guarda, Pablo, sto arrivando, dì a Guernica di mettersi in
tiro. Tiro lungo ancora un giorno, ancora dieci corse della metro a
dodici euro, mi dispiace signor tassista. Me ne avanzano due di corse
prima di rituffarmi in aeroporto. L'ho scelta la mia preda
sensoriale. Signora glielo regalo, dico porgendole le dieci corse
avanzate due. Non intiendo risponde. Ossignore! Che strano popolo, si
perde e non capisce, stereotipato peggio dei bolognesi. Dos vajas per
te, dico. Regalo? Mi chiede e s'illumina. Sì, regalo, te lo regalo.
Como se dice gracias en italiano? Gracias, rispondo.
Embarco
con destino Bolonia. Fa l'annunciatrice a intervalli ripetuti. Sì,
proprio un destino Bologna, la mia Bologna. Ma era vent'anni fa,
curandera madrilena. Tre giorni prima l'annunciatrice aveva detto
solo: imbarco con destinazione Madrid. C'è una bella differenza.
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Che pasa aqui?
Non intiendo. |