Viviamo
in un mondo di storie che cominciano e non finiscono. Ché, sempre,
ad ogni alternativa scartata, l'altra, quella che resta, si è già
biforcata.
Da
un'estate all'altra, il filo lungo dei cormorani. Comunicano tra
loro, appollaiati o in volo. L'isolamento solo durante il tragitto.
Lì pure si ferma il peso
di ricordi.
Ho
provato un senso di vertigine. Un disagio che vuole
mettermi in fuga, questa sofferenza. Come il verso
dell'ultimo uccello di una specie estinta.
Resto
viva.
Anche
i vivi hanno una lingua senza parole.
Suggerimento di lettura:
Se una notte d'inverno
un viaggiatore
di Italo Calvino
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