Bologna,
29 agosto 2012
Caro
Albert,
ti
scrivo perché temo d'essere in debito di coscienza. Lo so che non do
pace al tuo sonno negli ultimi tempi. Dapprima con la formula, anzi
la Formula, che, perdonami, ho dovuto rivedere. Mi chiedo come hai
potuto fare un errore così grossolano. Più ancora mi meraviglio
degli Svedesi, ché dov'era il beneficio per l'umanità? Diciamocelo:
ti è andata bene. Poi c'è quella cosa dell'addizione per
sottrazione. Sono certa che ci saresti arrivato anche tu. O forse ci
sei arrivato e hai dovuto rinunciare per non smentire la formula da
Nobel. In effetti la variabile ( per l'appunto mancante nella teoria
del relativismo ) è la stessa. Oggi però sono pienamente d'accordo
con te. La teoria secondo cui 'Non possiamo pretendere che le cose
cambino se continuiamo a fare le stesse cose' non è attaccabile, da
alcun punto. È così, senza variabili nascoste. È così e basta.
Sai, Albert, cosa mi è venuto da pensare? Che tu con le parole forti
mutevoli sei un genio. Nessun'altra teoria avrebbe spiegato meglio il
termine 'licenziamento'. Nessun altro scienziato sarebbe riuscito a
evitare la sottrazione ( intesa come negatività ) per un termine
così. Pago il mio debito: ti lascio dormire, senza più sfruculiare
le tue formule. Anche perché, secondo il tuo stesso corollario, dopo
averti superato, non mi resta che superare me stessa.
tua
Vita
P.S.
Rettifico. Sono certa che l'avevi trovata la formula dell'addizione
per sottrazione sennò non l'avresti enunciata la teoria sulla crisi.
suggerimento di lettura:
Vaffanbanka
di Marco Fratini
e Lorenzo Marconi
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