Un libro di figure e di
luoghi, La valle delle donne lupo. Di certe figure marginali come la
montagna, ad esempio, che più che un luogo geografico è
un'esperienza. Assolutamente marginale al resto del mondo.
Le donne lupo sono
balenghe delle valli piemontesi, tutte falciate dalla stessa
sentenza di emarginazione, servite alla comunità per mettere in
scena sempre lo stesso canovaccio. Fenisia,
presèmpio, vive in
una casa con affaccio su una distesa di tombe. Ché non c'è niente
di strano o di che vergognarsi, gli uomini della sua famiglia al
cimitero ci lavoravano. Quello del sotteramorti
è un mestiere onesto, per non dire indispensabile.
Ad
una ricercatrice racconta la sua storia, Fenisia.
A noi pure, quasi in piemontese. Ad ascoltarla ci sono Maria, Lucia,
Patrizia B., Lorenzo, Marco, Sarah, Giuseppe, Elke, Luisa, Rosanna,
Paola ed io.
Paola non aveva letto mai
un romanzo con dialetto del nord. Le ha fatto effetto Camilleri
spostato geograficamente. L'ha trovato comprensibile e con una
coloritura particolare, avendo utilizzato poi cose riconoscibili (le
figure) e una scenografia gotica (i luoghi). Il paese piccolo è
dappertutto, se non ci sono comunicazioni. E dal paese piccolo o
scappi, o diventi lupa, aggiungo io. Anche se si può andare via dal
paese piccolo e restare uguali nell'anima, sopraggiunge Maria.
A Maria ha colpito la
costruzione sintattica dialettale del racconto. L'ha colpita la
semplicità con cui Fenisia racconta dell'incontro sessuale, senza
mezzi termini, senza eufemismi. Sarah fa notare che le persone
anziane spesso fanno così, di raccontare come se dicessero di una
ricetta da cucina. Già, sembra naturale, la asseconda Maria.
Naturale come l'accoppiamento di una lupa, penso.
Anche a Giuseppe è
piaciuto leggere questo libro, con parole che intuiva anche se non
capiva. Non l'ha trovato distante, il racconto, da dove è vissuto
lui nella bassa veronese. E Grisa, sostiene, non era matta.
Già. Non lo era, lo
pensiamo tutti. E siamo stati arrabbiati con Fenisia che non andava a
trovarla.
Patrizia B. si è sentita
nella casa della Fenisia. Avrebbe voluto sentire le voci di tutte le
donne raccontate, le loro sofferenze. L'ha disgustata il curato che
esigeva regali.
Rosanna pensa vi sia
troppa roba nel racconto. Non reputa verosimile né comprende la
colpa di tanta disgrazia. Poi, perché staccarsi da un branco per
scegliere un altro branco? Perché tutti sognano di smettere di
lottare, di diventare più uguali, risponde Sarah.
Lucia ha trovato invece
difficoltà col dialetto. Lorenzo pure. E Luisa lo leggerà. Elke lo
ha letto, ma il dialetto l'ha ostacolata. Marco non ne è stato
preso. Sebbene sia sua una buona soluzione al messaggio del libro.
Che l'uomo sbrana più di un branco di lupi. Che la società è
peggiore del branco.
C'è un uso attrattivo
delle parole in questo libro. Presèmpio il Falciatore, la
morte. Non s'era mai sentito di una morte maschile. Neppure che la
vita le lacrime le dilapida.
Nessun commento:
Posta un commento