Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

domenica 16 settembre 2012

Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto di Paolo Coelho

 I sogni richiedono fatica. Così finisce questo libro. Allora l'ho chiuso e ho detto: Lo so.
Qualche anno fa avevo già provato a leggerlo, ma non ci ero riuscita. Mi era sembrato spudoratamente dottrinale. Può succedere di sbagliare quando ci si arrende troppo presto, come in tutte le cose. Oggi la storia di Pilar mi commuove e dà forza anche se sono i pazzi che hanno inventato l'amore. 
Eppoi non è un libro da leggere in qualsiasi momento, perché se vi sentite montagna potreste restare offesi d'essere stati condannati allo stesso eterno paesaggio; se vi sentite acqua di fiume potreste lusingarvi di cambiarlo troppo spesso, il paesaggio. 
Pilar piange sulla sponda del Piedra. Narra la leggenda che tutto ciò che cade in quel fiume si trasforma nelle pietre del suo letto. Forse anche il cuore diverrebbe pietra, se lo si riuscisse a strappare dal petto quando si soffre troppo.

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