Quando, a diciotto anni, da
credente, da chi crede di credere, sono passato nella schiera di coloro
che credono di non credere, Gesù non è sparito dalla mia vita, ha
continuato ad esistere come uomo davvero speciale, ha continuato a
essere presente in me e a esercitare il suo fascino.
Secondo Andreoli tre sono gli atteggiamenti rispetto a Gesù:
-
quello dei credenti, che hanno esperienza personale diretta di lui e ne
possono parlare (Paolo di Tarso, Manzoni ad es. illuminati di colpo)
- quello dei non credenti, che non hanno tale esperienza e per credere non basta volerlo, bisogna fare esperienza
- gli atei, che negano esista un problema della fede. Per loro i credenti sono degli illusi.
Vittorino
ha rispetto per chi crede e, non avendo oggi l'esperienza di Gesù, ne
ha voluto parlare come uomo, e come uomo Gesù per lui rappresenta l'uomo
ideale e si immagina di incontrarlo. Gesù che va da lui, nel suo
studio, tace, si guarda attorno e non risponde all'invito che gli fa di
sedersi e di parlare, come farebbe un qualunque paziente. Il silenzio di
Gesù lo imbarazza prima, poi lo fa sentire inutile come psichiatra.
Anzi si sente interrogato lui dallo sguardo di Gesù e alla fine si
ritrova seduto lui, Vittorino, sulla sedia del paziente e Gesù su quella
del medico.
Nella metà dell'800 molti psichiatri hanno fatto una diagnosi su Gesù, che è risultato un paranoico religioso.
Paranoico è uno che ha di sé una grande idea e vede la realtà come qualcosa da dominare.
Per
Vittorino Gesù non ha nulla di paranoico, non si vanta di aver fatto
miracoli, dice che le cose belle le fa la fede e non lui, dice "tu puoi"
e non "io faccio". Gesù va a Nazareth e tutti lo vedono come il
semplice figlio di un falegname e di Maria, non hanno fede in lui e lui
allora non riesce a far miracoli di fronte alla mancanza di fede. Gesù
si mostra ed è fragile, ha paura, si sente abbandonato, ha sete.
Gesù
per Vittorino è sano di mente, non è normale (nessuno vorrebbe essere
definito normale, in realtà), è strano, ma nel senso di straordinario,
eccezionale.
Gesù rifiuta il
potere perché crede che l'unica forza che può far vivere bene è l'amore,
verso tutti, compresi nemici e peccatori, e poi il perdono, che è molto
più bello della giustizia. Gesù sa perdonare anche senza sapere il
peccato di chi perdona. Non c'è in lui giudizio. Non ama il potere, che
invece oggi è la vera malattia sociale.
Gesù ascolta tutti, soprattutto chi soffre.
Questo
fa anche lo psichiatra che vien toccato dal dolore e dalla follia.
Vittorino è molto colpito dalla sofferenza, anche da quella di coloro
che fanno violenza. Se si vuol capire la violenza, prima bisogna capire
cos'è la paura. La condizione umana è di sofferenza, il male ci travolge
nel quotidiano. L'uomo attaccato nel vuoto a un filo di ragno, dice
Ungaretti.
La sofferenza è un
mistero, però Vittorino sa cos'è la GIOIA. Che non è la felicità, che si
spegne un attimo dopo che l'occasione è passata. La gioia non è legata a
un fatto passeggero e neanche al singolo individuo, ma è qualcosa di
corale e quindi di perdurante.
Vittorino
vorrebbe incontrare Gesù non mentre ha paura, non in un momento di
dolore, ma quando è nella gioia. Perché nel dolore si è deboli. La paura
può rendere amico anche un nemico. Molte esperienze di conversione o di
entrata nella fede sono legate al dolore (pensiamo a Lourdes) e la
chiesa si è servita tante volte del dolore senza tener conto di Gesù.
Infine, secondo Vittorino, gli altri papi forse possono somigliare di più a Dio, il papa di oggi somiglia di certo a Gesù.